Quarantacinque eccellenze EVO in 37 aziende: tanti sono i prodotti prescelti nella Selezione degli Oli extravergine d'oliva DOP e IGP della Toscana, presentata l'8 aprile a Firenze nel cinema 'La Compagnia'. È il meglio della produzione olearia regionale, ripartito così: una azienda della provincia di Pistoia, una da Massa, due da quelle di Arezzo, Livorno e Lucca; ma la parte del leone la fanno Grosseto (nove riconoscimenti), Siena (dodici) e Firenze (sedici).
La gamma di menzioni e premi va - per le imprese che avevano almeno 3 oli ammessi allo screening - dal migliore “Olio Monocultivar” (aziende Biserno, La Gramigna e Mori) all' “Olio Biologico” (aziende Buonamici e ancora La Gramigna e Mori), dalla “Selezione Biofenoli” (La Gramigna, Scovaventi, Losi) al “Packaging” (Buonamici, Kali e Scovaventi), oltre naturalmente ai titoli principali: “Migliore olio IGP toscano" (Società agricola Campioni), "Migliore DOP Seggiano" (Poderi Borselli) e "Migliore DOP Chianti classico" (Frantoio Pruneti e azienda Losi). I riconoscimenti sono stati consegnati da Stefania Saccardi, vicepresidente della giunta regionale e assessora all'agroalimentare, insieme ai presidenti dei diversi Consorzi dell'olio toscano.
L’appuntamento Selezione mette sotto i riflettori ormai da sette anni i migliori prodotti della regione, e punta a diffondere la cultura dell’olio extravergine di oliva di qualità certificata, affermandone il valore sul mercato ma anche spingendo le imprese olivicole a migliorarne costantemente il livello, innovando il ciclo della produzione. Promossa dalla Regione con la Camera di Commercio di Firenze, PromoFirenze e la Fondazione Sistema Toscana, la Selezione è un affaccio sul futuro del settore, che è rinomato e rilevante per l'economia regionale ma insidiato - come la filiera vitivinicola - dalla crisi climatica, che danneggia i raccolti e costringe a continui stop and go nelle forme e nei tempi dell'attività.
Con 91 mila ettari coltivati ad olivo (di cui 16 mila bio), oltre 15 milioni di piante e 80 varietà di olivo autoctone (le più diffuse: Frantoio, Moraiolo, Leccino, Maurino e Pendolino) la Toscana dispone di un giacimento di biodiversità agraria invidiabile, corollario del brand generale, che è agroalimentare ma (anche) naturale e paesaggistico. Ci lavorano quasi 36mila aziende, circa 400 frantoi e molte imprese di confezionamento, e è in crescita il distretto vivaistico, specializzato nella produzione di piantine nella zona di Pescia (Pistoia).
Il principale punto di forza del settore olivicolo e oleario regionale - è stato ricordato a Firenze dagli organizzatori - è rappresentato dall'ottimo e riconosciuto standard delle produzioni. DOP e IGP toscani in ambito EVO rappresentano una quota rilevante del totale nazionale. Cinque le registrazioni dell’Unione Europea: Toscano IGP, Chianti Classico DOP, Terre di Siena DOP, Lucca DOP, Seggiano DOP. La produzione di olio di oliva viaggia intorno ai 150.000 quintali l'anno (circa il 5% della produzione nazionale) e produce un valore di quasi 130 milioni di euro, vale a dire il 5% del totale della produzione agricola regionale. A completare la filiera, la rete dei frantoi e centinaia di assaggiatori autorizzati dalla Regione e iscritti nel network di tecnici ed esperti.
Le difficoltà però, come già si ricordava per l'allarme clima, non mancano. Oltre a quelle strutturali, gli operatori lamentano una sproporzione fra la qualità dell'offerta e i prezzi che è stato possibile finora strappare sul mercato (Confcommercio); una certa qual resistenza della ristorazione toscana a puntare in maniera convinta sull'olio locale; varie difficoltà, infine, nel far decollare anche in questo segmento l'appeal toscano, proprio mentre all'estero il brand regionale viene magnificato (e viene usato) come testimonial di qualità...
La Selezione, dopo i saluti istituzionali di Stefania Saccardi, Massimo Manetti (presidente di PromoFirenze), Giuseppe Salvini (segretario generale della Camera di Commercio di Firenze) e di Francesco Palumbo (direttore di Fondazione Sistema Toscana), ha ospitato una tavola rotonda con gli interventi di Alessandro Parenti, professore all'Università di Firenze - D-AGRI (ha raccontato evoluzione e difficoltà dei frantoi, uno dei fattori che incidono più pesantemente sulla qualità del prodotto finale); Gaia Meoni, ricercatrice dell'Università di Firenze – CERM (ha illustrato la tecnica della risonanza magnetica nucleare - NMR - applicata all’olio: uno strumento moderno per determinare le caratteristiche chimiche del prodotto, e in grado di produrre una sorta di “impronta digitale” del singolo olio); infine Chiara Cherubini, tecnico Analytical, che ha chiarito la necessità di un approccio esperto e competente in tutto il comparto.
La Regione Toscana interviene sugli oli incentivando metodi innovativi di coltivazione e di gestione delle acque, impianti sperimentali e l'agricoltura di precisione grazie ad un Bando PNRR da 22 milioni di euro. Sempre col PNRR, dei 400 frantoi presenti sul territorio toscano uno su quattro ha partecipato al bando per il rinnovamento degli impianti. Sono arrivate richieste per 20 milioni di euro: al momento la Toscana ne ha a disposizione 8,3 ma non si esclude una riassegnazione di risorse con lo scorrimento della graduatoria. Gli interventi previsti dal finanziamento riguardano l’ammodernamento delle strutture con tecnologie più sostenibili, un’economia circolare a basso impatto ambientale e il riutilizzo degli scarti. Il vivaismo olivicolo viene sostenuto, e così la ricerca di materiali genetici sempre più idonei.
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