Il Progetto Ulisse non ha nulla a che fare con Omero. Il nome si riferisce a una campagna di sensibilizzazione ambientale. Carlo Fasciano e Gabriele Melchiorre, 43 e 38 anni, entrambi di Rivarolo Canavese (TO), hanno navigato il fiume Vjosa (in Albania) per circa 200 km dal 9 al 19 maggio scorso, con una zattera autocostruita con materiali riciclati e di recupero: fusti di birra vuota, scampoli di stoffa e ferro e legno recuperati.
Sette sono state le tappe, da Konitsa, sul confine fra Grecia e Albania fino alla foce sul Mare Adriatico, condividendo l'esplorazione con la cittadinanza locale tramite iniziative di citizen science (il coinvolgimento dei cittadini nel processo scientifico o scienza partecipata)
Lo scopo del viaggio - coordinato dalla South Face Paradise - era l’analisi sul campo dello stato di salute dell’ecosistema fluviale, la qualità delle acque e la temperatura lungo il fiume. Grazie al supporto degli sponsor e dei donatori, il team ha potuto acquistare gli strumenti e le sonde necessari per raccogliere i dati. Sono tornati in Italia in mare da Valona a Brindisi trasformando la zattera in una vela e due moduli supplementari ai lati, per affrontare la navigazione.
Il Vjosa ha assunto da qualche anno una grande visibilità internazionale grazie al documentario 'Save the Blue Heart of Europe' prodotto da Patagonia. L’azienda americana di attrezzature outdoor ha speso quasi un milione di dollari per la campagna di sensibilizzazione ambientale e ha svolto un ruolo importante nel convincere il governo albanese che un parco nazionale avrebbe contribuito a sviluppare l’industria turistica.
La mobilitazione per salvare il fiume è partita molto più in sordina, quasi dieci anni fa. L’attenzione su questo enorme corso d’acqua deriva dall’essere uno degli ultimi incontaminati d’Europa. Attraversa ecosistemi con una notevole biodiversità, costituita da un enorme mosaico di diversi tipi di habitat.
Le sorgenti si trovano nella catena montuosa del Pindo in Grecia, già Parco Nazionale Pindo, dove viene chiamato Aoös. Il fiume scorre in Albania, senza argini, per centinaia di chilometri, snodandosi tra i Balcani e sfociando nel canale di Otranto, a meno di 30 chilometri da Valona (in albanese Vjosë).
Un articolo di Stefan Lovgren pubblicato lo scorso anno su National Geographic (maggio 2023) racconta quanto il fiume sia stato minacciato per decenni dalla costruzione di centrali idroelettriche e da operazioni di estrazione di ghiaia. Nonostante l’acqua dolce sostenga gran parte della vita, i fiumi, i laghi e le zone umide sono in media più degradati degli ecosistemi marini e terrestri, proprio a causa delle dighe che alterano i flussi fluviali e interrompono le migrazioni dei pesci.
Fortunatamente il fiume non ha mai conosciuto gli interventi progettati (oltre 40 dighe sul decorso principale e lungo gli affluenti).
Besjana Guri, dell’associazione 'Eco Albania', è stata tra le prime a schierarsi nella campagna di protesta. Alcuni lavori di costruzione iniziarono a Poçem e a Kalivaç nel 2017. Tre anni dopo, nel 2020, alcuni ricercatori albanesi lanciarono una petizione sottoscritta da scienziati di tutto il mondo. Dal sondaggio effettuato risultò che il 94% degli albanesi si dichiarava favorevole a proteggere il Vjosa. Ma lo stop definitivo ai lavori arrivò solo nel 2021, quando il tema fu affrontato nella campagna elettorale di Edi Rama, poi vincitore, che aveva promesso l’istituzione del parco nazionale.
Da allora, però, nulla era stato fatto e in compenso trapelavano notizie poco rassicuranti, come quella dell’avvio, da parte della Shell, di una campagna esplorativa nella zona alla ricerca di idrocarburi.
La prima fase di costituzione del primo Parco Nazionale fluviale selvaggio d’Europa è stata realizzata il 15 marzo 2023, grazie a un Memorandum d’intesa tra il Primo Ministro Edi Rama, il Ministro del Turismo e dell’Ambiente Mirela Kumbaro e il CEO di Patagonia Ryan Gellert, insieme alla IUCN (International Union for Conservation of Nature) e alle ONG albanesi e internazionali. La tutela del fiume è diventata legge.
Oltre al bacino principale che ospita più di 1.000 specie di animali, il nuovo parco include tre grandi affluenti e copre più di 300 chilometri di corsi d’acqua, nonché il terreno immediatamente adiacente.
Con lo status di Parco Nazionale di categoria II della IUCN, il Vjosa godrà di protezione secondo i più alti standard internazionali e sarà garantita la sua integrità ecologica. Si prevede che sarà pienamente operativo entro quest’anno.
Il fiume Vjosa è enorme. Occupa più di un terzo del territorio albanese; un corridoio lungo e stretto di 20.000 ettari che comprende anche tre dei suoi affluenti. Nei prossimi anni, all’area del Parco si aggiungeranno altre zone che sono parte integrante dell’ecosistema del fiume e alcuni terreni privati, previa consultazione delle parti interessate. Grazie al suo status di Parco Nazionale, il fiume è diventato un catalizzatore per un movimento volto a proteggere altri corsi d’acqua incontaminati.
Il governo albanese sta, inoltre, avviando un processo congiunto con il governo greco per la creazione del Parco transfrontaliero (Aoös-Vjosa). L’obiettivo è quello di ottenere il massimo livello di protezione per l’intero corso del fiume, dalla sorgente al mare. La speranza è di esportare il modello ai numerosi corsi d’acqua quasi integri dei Balcani e diventare fonte di ispirazione per tutte le comunità che cercano di salvare i loro fiumi.