Un tempo in Brasile andavano solo emigranti a bordo di piroscafi e transatlantici che oggi sembrano piccole navi. Oppure, in tempi più recenti , in Brasile hanno trovato rifugio italiani in debito con la giustizia. Tra poche settimane andranno oltreoceano migliaia di croceristi, spinti dal desiderio di non dimenticare, di ricordare che anche noi, quando si viaggiava quasi solo per mare, siamo stati un popolo di migranti. L’occasione per fare rivivere un passato non troppo lontano è data dalla “Crociera delle radici”, che salperà da Genova il 30 novembre e approderà il 21 dicembre nel porto brasiliano di Santos. Sarà l’ultimo appuntamento di rilievo delle celebrazioni dei 150 anni dall’inizio dell’emigrazione italiana in Brasile, una ricorrenza particolarmente sentita nel paese sudamericano dove si calcola che siano almeno trenta milioni i discendenti degli italiani, sette milioni nella megalopoli di San Paolo. La nave che simbolicamente ripercorrerà le rotte degli emigranti sarà la “Diadema” di Costa Crociere.
I primi ad andare in Brasile furono nel 1874 i passeggeri del piroscafo ‘La Sofia’, che salpò da Genova e approdò a Vitòria nello stato dell’Espirito Santo. Erano 386, veneti e trentini con famiglie al seguito, quasi tutti analfabeti, molto poveri, spinti dal miraggio del benessere, adescati in patria da un tale Pietro Tabacchi che aveva stipulato un accordo con il governo brasiliano per portare immigrati bianchi in un paese dove i neri erano considerati troppo numerosi. Tabacchi aveva promesso ai 386 della Sofia dodici ettari di terreno coltivabile per ciascun nucleo famigliare, con proprietà riscattabile in cinque anni. Come resistere a una simile offerta? Era un autentico sogno per chi faceva la fame in patria. Ma non andò proprio così. I primi italiani in Brasile finirono a lavorare come schiavi nelle piantagioni di caffè dove gli africani cominciavano a reclamare i loro diritti. Spesso andarono a sostituirli ma poi non ci misero molto tempo a scappare dalle condizioni di vita miserevoli in cui erano caduti e a riscattarsi, lavorando sodo, in tutti i settori della nascente economia del Brasile.
I crocieristi di oggi ovviamente sono diversi dagli emigranti di 150 anni fa. Le condizioni di comfort della Costa Diadema non sono paragonabili a quelle, assai spartane, della Sofia e la rotta della “Crociera delle radici” non sarà proprio identica a quella della prima traversata . La “ Diadema” farà tappa a Barcellona, Cadice, Las Palmas, Capo Verde, Maceio, Salvador de Bahia, Ilheus, Rio De Janeiro, Itajai, e concluderà la navigazione nel porto di Santos, non a Vitoria; ma a bordo i passeggeri avranno modo di conoscere la storia particolare e misconosciuta dell’emigrazione italiana in Brasile grazie a conferenze, mostre a tema, concerti ad hoc della cantante Mafalda Minnozzi col chitarrista Paul Ricci, corsi di italiano. “La crociera delle radici – spiega Dario Rustico, direttore di Costa Crociere per le Americhe – è un evento unico, terminerà a Santos il 21 dicembre e di fatto chiuderà gli appuntamenti di rilievo del 150° anniversario dell’inizio dell’emigrazione italiana in Brasile”.
Le celebrazioni sono iniziate nei primi mesi del 2024 e sono state scandite da una miriade di appuntamenti, dal gemellaggio siglato in primavera tra le città di Genova e Santos , dalla seduta solenne del Congresso brasiliano il 6 giugno scorso, dalla cena di gala offerta a Roma dall’ambasciatore brasiliano, dalla mostra “Nonni do Brasil” di Oliviero Pluviano che si è da poco conclusa a Genova al Museo Galata col patrocinio del Mei e in parte sarà riproposta negli spazi liberi della “Diadema”, insieme a materiale documentaristico proveniente dal Museo dell’emigrazione di San Paolo, dal Museo del caffè di Santos e dalla genovese Casa America , fino alla trasferta in Italia di una troupe brasiliana che nelle settimane scorse ha filmato e registrato in Veneto episodi di una miniserie televisiva in 16 puntate dedicata all’epopea dell’emigrazione italiana. Da non dimenticare che già nel 2008 in Brasile è stata istituita la Giornata nazionale degli immigrati italiani. Ogni anno , il 21 febbraio, viene celebrata la ricorrenza. Quest’anno i festeggiamenti sono stati particolarmente solenni e gli eventi numerosi .
Cominciata nel 1874 e proseguita con un flusso impetuoso fino agli anni ’20 del Novecento, l’emigrazione italiana in Brasile ha ripreso slancio nel secondo Dopoguerra fino agli anni ‘70, oggi è molto contenuta nei numeri ma non si è mai interrotta. “La distruzione della flotta passeggeri italiana dopo la Seconda guerra mondiale - spiega ancora Rustico - , la domanda crescente di traffico passeggeri, la crisi economica e il flusso migratorio transoceanico hanno attirato l'attenzione della famiglia Costa nel settore del trasporto passeggeri sulle rotte transatlantiche. Nel 1947 è stata inaugurata la “Linea C”, nome con cui sarà riconosciuta per oltre tre decenni la compagnia Costa nei collegamenti transatlantici con l’America Latina. Con l’arrivo delle “moderne” crociere le navi Costa hanno continuato a proporre crociere in Brasile durante la stagione invernale e crociere transatlantiche tra Brasile e Italia in autunno e primavera. Questa offerta è tuttora presente nella programmazione”.
Gli emigranti del Secondo Dopoguerra erano alfabetizzati rispetto ai connazionali della fine dell’800, tuttavia non erano meno poveri per le conseguenze del Secondo conflitto mondiale. Ma spesso possedevano competenze tecniche e abilità artigiane, “merce” di cui il Brasile aveva un grande bisogno nella seconda metà del Novecento. Non di rado l’intraprendenza ha fatto la fortuna dei “nuovi” emigranti. Emblematico il caso di Geremia Lunardelli, nato in provincia di Treviso nel 1885. Arrivò in Brasile ancora bambino con la mamma vedova e i fratelli. Diventò ricchissimo, fu per anni il re dell’export del caffè. Non era un uomo colto ma aveva un intuito imprenditoriale che superava la modestissima istruzione. Non disprezzava le opere d ’arte e ne comprò molte che poi donò al Masp, il museo di San Paolo, ma riteneva inutile leggere libri. Rifiutò le onorificenze che gli venivano offerte da Mussolini . La sua storia, sconosciuta in Italia, è raccontata nel libro-catalogo della mostra “Nonni do Brasil”.
Altro caso memorabile è quello di Luigi Bauducco. Piemontese, aveva origini meno povere di Lunardelli (il padre a Torino vendeva caffè e fu lui a portare la famiglia in Brasile nel 1948) ma nel nuovo paese Luigi ha saputo costruire un autentico impero dolciario. Attualmente in Sudamerica, non solo in Brasile, Bauducco è sinonimo di apprezzati dolciumi industriali, soprattutto di panettoni natalizi. L’azienda ne produce settanta milioni l’anno.