MILANO, IL TURISMO
E I LUOGHI COMUNI

L’ente del turismo di Oslo ha deciso di promuovere la capitale norvegese con una pubblicità singolare che è stata molto condivisa sui social. La campagna “Visit Oslo” si basa su un video dal titolo “Is it Even a City?” (È davvero una città?) che spiega agli stranieri perché non ha senso visitare un luogo che non ha nulla in comune con le mete turistiche classiche.



Il ragazzo protagonista del video si chiede a voce alta se ha senso visitare una capitale che sembra più un paese attraversabile a piedi in mezz’ora, dove tutti si conoscono, dove capita di incontrare il primo ministro e il Re, dove si fa il bagno in pieno centro, dove non ci sono code ai musei e dove si va al ristorante senza prenotare. Una dopo l’altra si ascoltano tutte le ragioni del protagonista del video, corredate da splendide inquadrature che ovviamente rendono Oslo una meta desiderabile, molto lontana dalle logiche imperanti del turismo mordi e fuggi che finiscono col rendere le città invivibili per gli abitanti e assai difficili per gli stessi visitatori. L’idea di un turismo di qualità si va diffondendo, soprattutto dopo la pandemia. Lo svuotamento dei centri storici perché i proprietari di immobili scelgono di diventare “albergatori” affittando le loro case nel circuito Airb&b, le reti infrastrutturali messe a dura prova da flussi esagerati e incontrollabili di visitatori, la progressiva omologazione dell’offerta che rende uguali le città di tutto il mondo tra spaghetti bolognese-pizza-hamburger-hot dog-poke-sushi, per citare solo alcuni dei fenomeni provocati dal turismo di massa, cominciano a far riflettere governanti e amministratori.

(Dal video: 'Visit Oslo')

Ma se molti si limitano a contenere gli eccessi con tasse di ingresso (Venezia), con divieti per gli affitti brevi (Firenze e Barcellona) o campagne pubblicitarie che scoraggiano il viaggio (Amsterdam), i Norvegesi appaiono più sofisticati e più inclini a definire cosa intendono per esperienza turistica di qualità. In questi giorni anche la Svizzera fa i conti consapevolmente col turismo. L’Ufficio federale di Statistica ha infatti reso noto che nel 2023 le spese in Svizzera e all’estero sono cresciute ancora, raggiungendo livelli superiori ai record stabiliti nel 2019 (prima della pandemia, ndr). Le entrate (visitatori stranieri in Svizzera) della bilancia turistica sono aumentate e ammontano a 18,4 miliardi di franchi, ovvero il 12,4% in più rispetto al 2022. Nel contempo, le spese delle persone residenti in Svizzera in viaggio all’estero sono cresciute dell’11,9% per attestarsi a 20,2 miliardi di franchi. Il saldo dunque è negativo di 1,8 miliardi di franchi. Ma gli Svizzeri non lo ritengono un problema. I turisti sono certamente i benvenuti, ma a contare è la qualità del loro soggiorno, non la quantità di presenze.

(Berna)

Che poi all’estero si spenda di più, come hanno evidenziato i commentatori, ci sta: il reddito medio in Svizzera è tra i più alti del mondo, logico che la quota riservata alle vacanze e ai viaggi sia proporzionale. Fuori dal coro resta Milano, sempre alle prese con l’ansia prestazionale. Il sindaco Sala ha voluto ribadire il ruolo strategico del turismo anche intervenendo alla 28a edizione del Compasso d’Oro, il premio al meglio del design in ogni settore promosso dall’ADI. “La creatività è fondamentale per Milano – ha detto aprendo la manifestazione – ma è un binomio. Milano, continuando a lavorare bene e lavorando sulla sua reputazione internazionale, attrae turisti e porta beneficio al design, e viceversa. È assolutamente importante quindi questa cifra relativa alla creatività che ci è oggettivamente riconosciuta nel mondo. La creatività parte dal design, ma poi c’è la moda e ormai anche la cucina”. Eccola qui la trilogia di Sala: Milano uguale creatività, moda e cibo. O meglio, come dicono i nuovi milanesi: design, fashion and food. A misura di turista. Ma come ha ben spiegato Sarah Gainsforth nel recente pezzo su slow-news.com, “Il turismo è un oggetto complesso”. E pieno di luoghi comuni. Tra questi, il primo “sostiene che il turismo sia una risorsa. In verità la risorsa è il territorio: il turismo è uno strumento per valorizzare il territorio, ovvero per generare un valore economico da quel territorio”.

(Il delta dell'Okawango)

“Il secondo luogo comune vuole che la ricchezza estratta dal territorio torni al territorio. Ma non è sempre così – basti pensare ai grandi resort di società straniere o ai tanti tour operator romani con sede fiscale all’estero, per non parlare di piattaforme digitali come Booking ed Airbnb, quest’ultima con sede in Irlanda, un paradiso fiscale”. In generale poi restano molti dubbi su una strategia di sviluppo urbano basata sul turismo. L’industria turistica non è esattamente il cardine delle economie mature. Come si evince dai dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), il turismo è una delle principali voci di esportazione per l’83% dei Paesi in via di sviluppo ed è la prima per un terzo di essi. L’80% dei poveri del pianeta, cioè chi vive con meno di 1 dollaro al giorno, vive in 12 paesi; in 11 di questi, il turismo è un settore cruciale e in forte crescita. Il turismo costituisce il terzo settore d’esportazione merci sia per i Paesi in via di sviluppo (dopo i settori del manifatturiero e dell’alimentare) che per i Paesi meno sviluppati (dopo il petrolio e il settore manifatturiero). Giusto per dare un’idea, un’economia risanata tramite il turismo è il Botswana dove il numero visitatori internazionali è più che raddoppiato in breve tempo negli anni '90. E il delta dell’Okawango non è esattamente il Parco Lambro.

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