A sintetizzare quel che è successo a Milano con l’inaugurazione della metropolitana M4 è una frase di assoluto buonsenso pronunciata da alcuni lavoratori dell’azienda dei trasporti: “Bastava aspettare un mese per fare le cose per bene”. E invece no. Puntuale come una disgrazia l’apertura ufficiale dell’intero percorso dell’ultima rete metropolitana è arrivata il 12 ottobre scorso. Il sindaco l’aveva detto chiaramente alla metà di settembre: “La M4 sarà completata in meno di un mese: l’apertura della tratta è fissata per il 12 ottobre”.
Poco importa che dal giorno dopo sia successo di tutto: software in tilt, treni bloccati, ascensori e scale mobili guasti, aree di cantiere da superare come in un percorso a ostacoli, controsoffitti aperti e cavi ciondolanti… E meno ancora importa che la quarta linea della metropolitana milanese sia in realtà la quinta in ordine di apparizione e a distanza di nove anni dalla M5, “la lilla”, aperta nel 2015.
Come dare dunque torto ai lavoratori? Che differenza avrebbe potuto mai esserci tra 108 o 109 mesi di ritardo sui piani originari? (M4 ed M5 erano entrambe progetti chiave del dossier presentato per l’Expo 2015, ma solo la lilla fu portata a termine). La differenza c’è e sta in una sola parola, neofilia. Ovvero l’ossessione per la novità che negli ultimi anni ha pervaso l’intera città e che ha nel sindaco Giuseppe Sala la principale vittima.
Il termine non è nuovo, nel 1969 Christopher Booker ci aveva addirittura intitolato un saggio, “The Neophiliacs”, che indagava i cambiamenti sociali in Inghilterra tra gli anni '50 e '60. Nuova semmai è la diffusione del fenomeno. Dicono gli esperti che di questi tempi è la nostra cultura a spingerci verso le novità. In un’epoca caratterizzata da una sempre maggiore velocità di trasformazione, facile che le persone si concentrino sulle cose nuove e ne abbiano costante desiderio.
Ma nel caso di Milano la neofilia si traduce spesso in una più banale ansia da inaugurazione che suona tanto come l’espressione di un disagio. Non bisogna essere Freud per capire che di fronte alla complessità della situazione e all’impossibilità (o incapacità) di affrontare i problemi reali, buttarsi sul nuovo aiuta e conforta.
La cronica mancanza di custodi che tanti disagi porta ai musei civici milanesi come viene affrontata? Con il lancio del concorso per il Novecento 2, ovvero l’ampliamento del museo di Piazza del Duomo nella seconda torre dell’Arengario che di sicuro non avrà i custodi e forse nemmeno una collezione sufficiente a riempirne gli spazi (sempre che si trovino risorse per farlo). Ma tant’è, la notizia è chi ha vinto il bando. E di quello si parla da almeno tre anni.
Una violenta tempesta distrugge diverse migliaia di alberi a Milano dimostrando enormi carenze nella manutenzione del verde urbano. E il comune che cosa fa? Lancia una grande raccolta fondi per piantare cinquemila nuovi alberi raccogliendo più di un milione e trecentomila euro e, tanto per cambiare, inaugura una mostra, “Milano 25 luglio 2023: la fragilità degli alberi” ai giardini di Porta Venezia. E di doveri comunali di manutenzione ordinaria prima ancora che straordinaria nessuno parla per un po’.
Se proprio non si può inaugurare nulla di nuovo, a Milano si firma un nuovo patto. A fine settembre tre in tre giorni: con i rettori per studentati meno cari, con gli imprenditori edilizi per case meno care, col mondo per il clima.
E quindi se la situazione dell’efficientissima rete di trasporto pubblico milanese appare sempre più allarmante con un declino misurabile di giorno in giorno causa mancanza autisti (gli stipendi ATM sono troppo bassi per poter rimanere a vivere a Milano), che si fa? Si inaugura una nuova metropolitana che avrà bisogno dello stesso personale che non c'è, ma intanto per qualche tempo i giornali e l’opinione pubblica sono tranquilli e la giunta respira.
Però a Milano non vale più nemmeno questo. Dopo l’inaugurazione di M4, la tranquillità non è durata neppure un giorno. Chissà, magari qualche influente personaggio milanese saprà introdurre il sindaco alle gioie del vintage e della riscoperta del valore della manutenzione… In fondo è boom dell’usato, la tendenza del momento.