Nella settimana più nera dell’urbanistica milanese, un appello pubblico sembra riportare molti alla ragione. Nei giorni scorsi abbiamo registrato significativi passi indietro nello stallo urbanistico che ha coinvolto la città di Milano. Abbiamo saputo di un nuovo filone di indagine della procura che si concentra sui “facilitatori”, ovvero sui professionisti che avrebbero rapporti privilegiati con gli uffici comunali e dunque verrebbero favoriti. Abbiamo visto chiudere ai professionisti l’accesso allo sportello edilizia del Comune, “la serrata dell’urbanistica”, come l’hanno definita i titoli dei giornali. Abbiamo visto slittare il promesso condono “Salva Milano” perché, nonostante l’intesa bipartisan centrodestra-PD, la Ragioneria generale dello Stato obietta sul rischio di assenza di copertura per il mancato versamento dei diritti edificatori. E abbiamo visto infine l’assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi annunciare l’aumento degli oneri di monetizzazione, uno dei contributi dovuti dai costruttori, fino al 100%.
Il tanto celebrato rapporto tra comune e sviluppatori immobiliari, che i neofiti della politica e delle cronache milanesi hanno chiamato Modello Milano sicuri di aver dato vita a qualcosa di inedito e irripetibile, è entrato in una delle sue cicliche fasi negative. Quello tra pubblico e privato è in realtà un legame indissolubile che fa parte dell’identità di Milano. E come un matrimonio vive i suoi alti e bassi “nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia”. Il rapporto oggi, inutile discutere, non è equilibrato. Il pubblico ha lasciato che il privato prevalesse con le sue logiche e i suoi obiettivi in nome della proverbiale efficienza milanese lasciata senza “carburante” dalla continua e grave erosione delle risorse a disposizione. Non solo economiche, ma anche politiche e culturali.
Più che un condono del Parlamento servirebbe uno scatto d’orgoglio dell’amministrazione comunale e magari dell’intera città. A questo proposito un segnale positivo è arrivato proprio in questi giorni con l’iniziativa di due docenti del Politecnico di Milano, Alessandro Coppola e Antonio Longo, e di Francesco Arduini, attivista dell’associazione “Sai che puoi”. Si tratta dell’appello “Milano Balneare”, rivolto al sindaco, alla giunta e al consiglio comunale perché le piscine Scarioni e Argelati non vengano privatizzate. Il testo spiega tutto: “L’estate del 2024 è stata la più calda mai registrata, e le prossime potrebbero essere ancora peggiori. Milano, come molte altre città, diventa invivibile nei mesi estivi e questo acuisce le diseguaglianze sociali: a soffrire di più è chi ha meno risorse socio-economiche per sfuggire al caldo. Per decenni Milano ha garantito a chiunque spazi pubblici per il refrigerio e la socialità: i centri balneari comunali, dove a tariffe popolari si poteva trascorrere l’estate in città. Tre su quattro di questi luoghi storici – Lido, Scarioni e Argelati – sono chiusi da anni, però, e rischiano di essere trasformati in spazi privati, accessibili solo a pochi. Per il Lido è già troppo tardi: il Comune di Milano nel 2017 l’ha affidato per 42 anni a una multinazionale spagnola che trasformerà la grande vasca in una fontana e alzerà i prezzi ordinari per l’accesso. Per Scarioni e Argelati la storia rischia di ripetersi, ma – se firmeremo in tante e tanti – siamo ancora in tempo per scrivere un finale diverso, che metta al centro l’interesse pubblico. Sottoscrivendo questo appello chiediamo al Sindaco, alla Giunta, al Consiglio Comunale e ai Municipi di:
→ riaprire i centri balneari Scarioni e
Argelati con un progetto a guida pubblica che
garantisca l’accesso a tariffe comunali e
preservi la destinazione degli spazi
→ aprire
alla balneazione estiva e gratuita il lago del
Parco Nord a Niguarda (progettato per essere
balneabile, ma mai aperto) e la Darsena (con le
adeguate misure di sicurezza)
→ valorizzare il
tema dell’acqua come fonte di refrigerio delle
superfici nella progettazione degli spazi
pubblici della città”.
Tra i primi firmatari ci sono sportivi famosi, come l’ex pallavolista Andrea Zorzi, molti docenti universitari, medici, gli ex assessori del comune di Milano Chiara Bisconti e Sandro Balducci, ma ora è iniziata la vera e propria campagna di adesioni all’appello (è possibile firmare a questo il link: https://saichepuoi.it/milanobalneare/).
È solo un tassello, certo, ma potrebbe valere molto. Perché come hanno spiegato gli estensori: “Non si tratta di demonizzare i privati, ma di ritrovare il senso dell’iniziativa pubblica, in cui sia la politica a guidare il cambiamento e a orientare gli investimenti del privato. Non il contrario”.