Sono passati quasi quindici anni da quando due geniali grecisti di Ca’ Foscari (Università di Venezia), Alberto Camerotto e Filippomaria Pontani, immaginarono che i classici greci e latini potessero uscire disinvoltamente e a testa alta dalle aule scolastiche e universitarie per riempire i teatri del Veneto e aiutare il nostro paese, in molte delle sue componenti, a discutere criticamente dei propri problemi.
La fortunata etichetta, Classici Contro, che forse richiama gli uomini contro, gli uomini dell’altopiano di Emilio Lussu che Francesco Rosi portò sullo schermo nel 1970, è ormai un patrimonio della cultura italiana, documentato dalla collana omonima per le edizioni Mimesis, che testimonia i contributi che migliaia di ascoltatori hanno sentito dalla viva voce di relatori e relatrici (sarebbe meglio chiamarli relattori e relattrici, perché la performance collettiva è la vera anima dei Classici Contro).
Da allora - fatta salva la parentesi infausta del Covid -, in molte più regioni, a partire da quelle del nord-est fino alla Sicilia, nonché con importanti collegamenti europei - molti volumi della collana sono tradotti in greco moderno -, i Classici Contro si sono presentati sulla scena grazie all’impegno appassionato di docenti e studenti, giornalisti/e, intellettuali, attori e attrici ecc. ecc.
I temi scelti anno per anno, dalla violenza alla bellezza, dalla verità alla guerra, dall’ospitalità all’utopia, dall’Europa al viaggio, dalla Giustizia all’ambiente e all’anthropos, fino a quello attuale, hanno consentito di riempire letteralmente di pubblico alcuni gioiellini architettonici forse poco noti al grande pubblico.
Al termine di ogni stagione, in genere ad aprile, due serate al teatro Olimpico di Vicenza chiudono l’edizione annuale, accompagnate da laboratori e incontri pomeridiani nel meraviglioso Palazzo Leoni Montanari della stessa città.
Grazie ad alcuni illuminati sponsor istituzionali e privati, il progetto di Camerotto e Pontani, sostenuti da un nutrito gruppo di colleghi/e e amici/amiche, va avanti anche quest’anno, dedicato al delicato tema della parrhesia, la libertà di pensiero e di espressione (il poter dire tutto, etimologicamente), un tema che quasi ogni giorno viene affrontato sui mezzi di informazione; un tema del quale gli stessi social (le forme moderne di comunicazione) sono protagonisti nel bene e nel male.
Ai Classici Contro ho collaborato quasi dall’inizio, avendo avuto quindi la fortuna di portare sulle scene di teatri a me poco noti le parole di molti autori greci e latini, messe a confronto, senza attualizzazioni e senza ammiccamenti (e anche senza timore reverenziale) con le idee controverse che sono il sale (a volte molto, a volte meno amaro) della storia italiana ed europea, se non mondiale.
Ho anche avuto la fortuna di salire più di una volta sul palco dell’Olimpico, cosa che farò anche quest’anno … ma ne scriverò per foglieviaggi a esperienza compiuta.
Ora vorrei proporre una serie di istantanee di questa esperienza, rinviando alla pagina Classici Contro (https://www.unive.it/web/it/2635/home) per la storia e la documentazione completa dell’iniziativa, che può essere anche un’ottima mèta per una gita d’istruzione scolastica ed è sempre aperta a nuove collaborazioni.
I Classici Contro sono accompagnati e protetti, sin dall’inizio, dal cavallo, l’Equus Troianus, disegnato da Luciano De Nicolo, un quadro che si fa apprezzare anche nelle case di relattrici e relattori.