QUELLO STADIO
DI BAIRES
CHE BERGOGLIO
PUÒ SALVARE

Per salvare il mitico stadio coperto Luna Park di Buenos Aires adesso gli appassionati di boxe, quelli di cultura e di musica, una volta tanto uniti, sperano solo in Papa Francesco. Per uno stravagante gioco del destino infatti quando è morta l’ultima e ormai anziana erede della famiglia Lecture, Ernestina, il Luna Park è diventato proprietà della Caritas e della Don Bosco di Buenos Aires, quindi dell’Arcivescovado bonaerense. La cattolicissima donna, morta senza eredi, ha lasciato lo stadio alla Chiesa. Che nei mesi scorsi ha deciso di vendere a una multinazionale per 45 milioni di dollari la storica struttura, destinata a diventare un complesso di uffici. Ma l’ultimo via libera deve arrivare dal Vaticano e dall’argentino Papa Francesco che in varie occasioni ha frequentato quelle sale e che conosce il valore storico del Luna Park. Oltre tutto dal 2007 dichiarato dal governo “Monumento storico nazionale”.


(I funerali di Carlos Gardel al Luna Park - foto della Fondazione Carlos Gardel)


Tutto è cominciato nel 1930 quando Domingo Pace e José “Pepe” Lecture acquistarono un terreno su cui c’era un campo giochi comunale tra le vie Madero e Corrientes e cominciarono a costruire un Palazzo dello sport. Non avevano molti soldi, e la costruzione fu realizzata “a pezzi”. Già nel 1932 cominciò ad ospitare incontri di boxe, ma non c’era ancora il tetto. Ci vollero altri 2 anni per terminare la costruzione e finalmente nel 1934 l’inaugurazione finale con il nome Luna Park, che ricordava appunto che era sorto sull’area di un campo giochi con tanto di giostre.

L’idea di realizzare uno stadio coperto capace di ospitare grandi incontri era venuta a Pepe Lecture che era stato un pugile professionista, seppure di scarso successo, e poi un impresario di pugilato. Aveva letto decine di articoli e visto qualche spezzone dell’incontro al Polo Ground di New York del 14 settembre 1923 per il titolo mondiale tra i pesi massimi Jack Dempsey e Luis Angel Firpo, il “Toro de las Pampas”, il primo latinoamericano a combattere per un mondiale e ingiustamente sconfitto dopo avere persino buttato fuori dal ring il suo rivale. Pepe aveva giurato che avrebbe costruito a Buenos Aires uno stadio coperto capace di ospitare incontri di quel livello, anche per sottrarre i pugili argentini all’arbitrarietà delle giurie statunitensi. Nacque così quello strano edificio tutto rotondità, senza nessuno spigolo vivo.


(Il Luna Park durante uno spettacolo)


Da quel 1934 e per lunghi anni tutti i mercoledì e tutti i sabati sera il Luna Park ha ospitato riunioni di pugilato. Ma la prima inaugurazione di massa fu nel febbraio del 1936 quando la grande sala divenne la camera ardente per Carlos Gardel, il più amato cantante di tango e attore che era morto 8 mesi prima in un incidente aereo a Medellin in Colombia. Del resto il Luna Park era stato costruito in Avenida Corrientes 1066, la strada resa famosa nel mondo dal tango “A media luz” che proprio Gardel aveva interpretato e che parla di amori clandestini. “Corrientes tres cuatro ocho, segundo piso, ascensor” è l’indirizzo della bella mantenuta, a pochi isolati dallo stadio. In quel febbraio furono decine di migliaia gli argentini che sfilarono davanti alla bara sistemata al posto del ring. Molti con una certezza: che Gardel non fosse affatto morto, non fosse in quella bara, ma si nascondesse, a causa del bel volto deturpato dalle fiamme, e continuasse a cantare perché “Ogni giorno Carlos canta meglio”.


(Charly Garcia al Luna Park nel 1976)


Su quel ring si sono misurati decine di pugili, anche dopo che a Pepe successe il figlio Tito Lecture, a sua volta impresario di pugilato oltre che padrone del Luna Park. Tra gli altri Carlos Monzon, il peso medio che ha sconfitto due volte e messo fine alla carriera del nostro Nino Benvenuti. Ma Tito capì presto che non di sola boxe poteva vivere quell’enorme stadio e cominciò ad ospitare musica, concerti, incontri diversi. In quella sala dall’acustica straordinaria hanno cantato Frank Sinatra e Liza Minelli, i Duran Duran e i Deep Purple, Luciano Pavarotti e Julio Iglesias. Come “canto del cigno” è in programma in queste settimane la Carmen di Bizet.


CARLOS MONZON IN ALLENAMENTO AL 'LUNA PARK'


E poi avvenimenti sportivi di grande livello, due mondiali di basket, un mondiale di volley, hockey su ghiaccio.

Nel 1944 proprio al Luna Park Juan Domingo Peron, già alla guida dell’Argentina, aveva conosciuto una giovane attrice, Eva Duarte che preparava uno spettacolo benefico. Di lì a non molto sarebbe diventata Evita, sua moglie ed icona di milioni di descamisados

Dopo la sconfitta dell’Argentina nella guerra delle Falkland Malvinas, in quei giorni dell’agosto del 1982, il segnale della fine della dittatura e di una speranza venne da uno straordinario concerto di Charly Garcia, il rock tornava a casa dopo che per anni i dittatori golpisti lo avevano proibito. Migliaia e migliaia di giovani e meno giovani si accalcarono per il primo concerto di massa e di musica libera, cantando insieme e ballando sulle note delle canzoni di Charly.


(Papa Francesco)


La speranza dei nostalgici del Luna Park risale però ad un incontro del 1987 quando visitò l’Argentina per la seconda volta Papa Giovanni Paolo II. La prima era stata subito dopo la fine della guerra delle Malvinas, ma dopo 5 anni Wojtyla era tornato e aveva incontrato i fedeli di Buenos Aires proprio nel grande stadio di Avenida Corrientes. Al suo fianco c’era il vescovo Jorge Bergoglio. Che oggi, come Papa Francesco, dovrebbe dire la parola finale sulla vendita di un monumento storico per trasformarlo in un banale centro uffici. E molti sperano che non dirà mai di sì.

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