GREEN BELT
DALLA GUERRA
FREDDA
ALL'EUROPA

Quest’anno la Germania celebra 35 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Il simbolo odioso di 40 anni di Guerra Fredda e della Cortina di ferro, che hanno diviso in due il Vecchio Continente, fu abbattuto il 9 novembre del 1989. È triste e inquietante celebrare l’anniversario di una tappa tanto positiva nella storia dell’Europa a oltre due anni dall’invasione russa in Ucraina.

Dove sorgevano le barriere fra paesi dell'est e ovest ora c’è la Green Belt (cintura verde). La sua istituzione scaturì dal paradosso di quella terra di nessuno: un’ampia e lunghissima area fatta di muri, recinzioni e reticolati, rimasta per decenni incolta, vuota di alberi ad alto fusto e priva di passaggio umano. Questa condizione ha fatto sì che custodisse la rete di biotopi più grande del Paese. Un mese dopo la caduta del Muro di Berlino (dicembre 1989) gli ambientalisti delle due Germanie si riunirono nella città di Hof per realizzare un primo progetto di corridoio verde - largo fra i 50 e i 200 metri - che attraversasse tutto il paese riunito, per 1.393 chilometri. L’ideale per chi ama l’outdoor e l’escursionismo a piedi o in bicicletta; un percorso tra storia e cultura, tra luoghi della natura e luoghi della memoria.


(Pista ciclabile del Muro - foto viagginbici.com)

L’idea di trasformare la linea della morte in linea della vita nacque snche grazie a un documentario naturalistico girato nel 1988 dal biologo Heinz Sielmann lungo la Cortina di Ferro, che metteva in luce appunto la ricchezza faunistica delle aree rimaste per decenni allo stato naturale. Erano diventate rifugio per molte specie animali anche in via d’estinzione, come l’averla cenerina, il pettirosso comune, lontre, martin pescatori, cicogne nere, gatti selvatici e altre specie considerate estinte, come la farfalla blu a coda corta in Turingia.


(Averla cinerina)



(Cicogna nera)

La prima Green Belt, istituita dall’associazione “BUND – Friends of The Earth Germany”, segue con precisione il confine che divideva la Repubblica Federale di Germania dalla DDR, la Repubblica Democratica Tedesca. Lungo il percorso sono nati quattro Centri informazioni, 48 siti museali e commemorativi, e sono stati restaurati tratti di barriere e fortificazioni. Il tracciato si snoda sulla strada di pattugliamento che correva parallela alla recinzione metallica esterna, realizzata con lastre di cemento forate. C’erano fossati anti-veicolo, zone illuminate a giorno (per circa 230 km), 473 bunker e 578 torrette di osservazione, nonché caserme utilizzate dalle 55.000 guardie di confine. I civili vivevano altrove. I centri abitati minori a ridosso del confine erano stati evacuati o demoliti.


(Un tratto della Green belt)


Tra i molti sentieri e piste ciclabili, uno dei più interessanti è il Sentiero di confine dell’Harz (Harz Border Trail, 90 km) che offre la possibilità di visitare la torre d’osservazione di Rhoden, il Centro visitatori del Parco Nazionale dell’Harz, a Torfhaus, con esposizioni multimediali e i musei di Sorge e Bad Sachsa; il Point Alpha Memorial, un percorso pedonale di 400 metri lungo un tratto di barriera in filo spinato con ostacoli in cemento e l’ex base militare delle truppe americane: il punto nevralgico in caso di invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia.

Lungo la Green Belt si incontra anche il meno noto muro di Mödlareuth, lungo 700 metri, costruito per meri motivi geografici. Il fiume Tannbach che attraversa il paese segna da secoli il confine fra Baviera e Turingia. Con l’avvento della Guerra Fredda divenne la linea di confine fra la zona d’occupazione americana e quella sovietica.


(La regione di frontiera Sassonia-Turingia-Baviera)


L’idea di estendere la Cintura verde a cavallo dell’ex cortina di ferro è nata poi nel 2002, durante un evento di land-art, in un valico tra le ex Germanie a cui partecipò come ospite d’onore Mikhail Gorbaciov. Il progetto si realizzò nel 2003, condotto avanti dall’European Green Belt Association, nata nel 2014 a Slavonice (Repubblica Ceca).

24 Paesi europei ed extraeuropei, dalla Norvegia alla Turchia, all’insegna del motto “I confini dividono, la natura unisce”: 12.500 chilometri dal Mare di Barents al Mar Nero. Vi si incontrano ecosistemi preziosi: praterie, prati umidi, foreste e paludi, e tocca 40 parchi nazionali (di cui 6 transfrontalieri) e oltre 3.200 riserve naturali che vi si affacciano direttamente o si trovano a una distanza massima di 50 km.


(La Cintura verde europea)


La cintura europea è divisa in comparti: la Fennoscandia, lungo il confine tra Norvegia, Russia e Finlandia, dal Mare di Barents fino al Mar Baltico; il Baltico, una cintura costiera di habitat marini subacquei, grandi sistemi di dune, spiagge, imponenti scogliere e lagune, riserva per milioni di uccelli migratori e molti animali marini, come la foca grigia e la foca dagli anelli; il Centroeuropeo, seguendo la dorsale delle Caravanche (tra Austria e Slovenia) e delle Alpi Giulie, per terminare nel Mare Adriatico e quello Balcanico, dal Drava al Mar Egeo e Mar Nero. In Italia si sviluppa lungo il confine tra il Friuli-Venezia Giulia e la Slovenia.



Per tutelare la Green Belt dalle attività dell'uomo nel 2003 è nata la "European Green Belt Initiative", sovvenzionata da fondi dell'Unione Europea e provenienti dagli Stati limitrofi. Nel 2018 lo stato federale della Turingia ha incluso la Green Belt nei suoi Monumenti Naturali Nazionali e l’intera Cintura è attualmente candidata per diventare sito naturale e culturale dell’UNESCO.

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