L’immagine apparentemente misteriosa di un triangolo di triangoli accompagna fin dall’approdo il visitatore di Sifnos, isola dell’Egeo particolarmente amata dai poeti e dagli artisti. Il motivo pressoché onnipresente sembra quasi un segno distintivo del luogo e diventa parte integrante del paesaggio in una gamma sorprendentemente ampia di variazioni sul tema. Talvolta è un elemento architettonico, che spicca sui muri o sugli abbaini delle candide casette - antiche e moderne - che s’inerpicano sulle colline o sul campanile di una chiesa; talvolta è un elemento puramente decorativo che abbellisce i vasi ornamentali di cortili e giardini sotto i pergolati di buganvillea. Le sue origini risalgono alla tradizione delle colombaie costruite - come nella non lontana Tinos - durante la dominazione veneziana, quando fu introdotto l’allevamento delle colombe, anche se ora a prevalere è la finalità decorativa.
Isola degli ulivi, rinomata per l’arte della ceramica, Sifnos (nota anche come Sifanto) è legata nel mito al dio Apollo, da cui proviene il nome dato ad Apollonìa, centro principale dell’isola, che con le sue casette bianche, caffè e botteghe artigianali si anima la sera, soprattutto lungo lo Steno, la stretta via che è il cuore della città vecchia.
Anticamente nelle sue viscere si celavano miniere d’oro e d’argento, la cui vena si è da lungo tempo esaurita. Secondo la leggenda, quando si esaurirono le miniere, gli abitanti di Sifnos, che ogni anno dovevano offrire ad Apollo di Delfi un uovo d’oro, cercarono di ingannare il dio con una pietra ovale placcata d’oro suscitandone l’ira funesta.
Benché ospiti bellissime spiagge di sabbia dorata ombreggiate di tamerici e circondate dalle rocce (la più bella è quella di Chrisopigi dove si trova l’omonimo monastero), Sifnos non è solo mare, ma offre un ricco reticolato di sentieri ben segnalati che permettono di camminare tra gli ulivi ritorti, la salvia e l’origano, talvolta condividendo la strada con le capre, e di raggiungere monasteri, come quello di Profitis Ilias, mulini a vento dal tetto azzurro e punti panoramici a strapiombo sul mare.
A dominare Sifnos c’è la città ormai quasi fantasma, ma un tempo capitale, di Kastro. Arroccata su un promontorio, offre squarci spettacolari su tutta l’isola e rivela la penisola in cui si trova la baia di Seralia con una delle spiagge più suggestive e l’inconfondibile chiesa dei Sette Martiri con il suo tetto blu.
Arrampicarsi sulle innumerevoli scalette che seguono il tracciato delle vecchie mura arrivando in cima alle rovine del castello e aggirarsi nel dedalo di stradine, tra le casette a volte collegate tra loro da originali ponticelli in legno, è la cosa più bella che si possa fare a Sifnos. L’atmosfera è onirica: nel silenzio si sente solo il rumore del vento, nella luce accecante il bianco delle abitazioni risplende, così come le loro porte e finestre colorate. Qua e là, abbandonati, dei reperti archeologici (colonne, bassorilievi) emergono a testimonianza del passato. Gatti di ogni risma e colore la fanno da padroni mentre rarissimi sono gli abitanti e quasi inesistenti i negozi. Verso il tramonto, all’improvviso, Kastro si ripopola per il rito dell’aperitivo con vista su cuscini appoggiati sui gradini o sedie improvvisate.
E poi compaiono le prime stelle.