VERSO
HALONG
PERLE
E ISOLE

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Ritroviamo Anna, la nostra guida, alle 7.45. Il tempo di caricare i nostri bagagli e partiamo con i nostri nuovi amici per la Baia di Halong, patrimonio UNESCO. Costeggiamo per un po’ il Fiume Rosso (Hanoi vuol dire appunto “città sull’ansa del fiume”) puntando verso est e la zona del delta. A pochi chilometri dalla città abbiamo modo di osservare nuovi quartieri recentemente edificati o ancora in fase di realizzazione. Anna ci spiega che la città si sta espandendo in questa direzione: le nuove costruzioni sono ben collegate con la città, i sobborghi sono dotati di tutti i servizi e le case sono meno care.



Via via che ci allontaniamo da Hanoi il paesaggio prevalente è pianeggiante e offre alla vista acquitrini, risaie e campi coltivati.


(Ostriche e perle)


Facciamo tappa in una enorme struttura dedicata alla coltivazione delle perle. Una guida ci spiega il ciclo, mostrandoci le varie fasi della lavorazione. Mi meraviglio del fatto che in questo paese così lontano ci sia tanta disponibilità di interpreti che parlano la nostra lingua. Passiamo nello show room. I prezzi sono esposti anche in dollari e non sembrano cari, ma non abbiamo nessuna competenza per stabilire la qualità delle perle. Si dice che regalare perle porti male e noi, che pure ci proclamiamo non superstiziosi, ci asteniamo dall’acquisto. Mujer compra solo delle creme per il viso che vengono prodotte con la macinazione delle perle di scarto (pare che non più del 25-30% delle perle prodotte siano idonee alla vendita in gioielleria).


(Dal battello)


Arriviamo verso le 12.30 all’imbarco per la nostra crociera nella baia. Anna ci avverte che le cabine sono piccole e che se vogliamo possiamo lasciare sul bus i bagagli che non ci servono a bordo. Ci informa che, oltre che in minicrociera, la baia può essere visitata dall’alto attraverso un volo in idrovolante. Ci consultiamo un attimo e compatti le chiediamo di verificare tempi e prezzi, perché siamo interessati all’esperienza. La ragazza si attiva e per 100 dollari a persona prenotiamo il volo per l’indomani, subito dopo lo sbarco. Quando scopriamo che Anna non verrà sull’idrovolante perché non può permettersi la spesa noi, senza esitazioni, dopo un rapidissimo cenno d’intesa, la invitiamo a volare con noi a nostre spese. Eh sì, siamo proprio capitati in un bel gruppo!


(La grotta di Hang Sung Hot)


Partiamo. L'imbarcazione è una via di mezzo tra un’antica giunca e un battello fluviale dell’epoca coloniale. Le cabine sono comode e ci sono tutti i confort necessari. La baia è effettivamente spettacolare: navighiamo tra una miriade di isole, isolette e faraglioni dalle forme più strane, coperti di folta vegetazione. Uno scenario di sogno che stimola la fantasia e ricorda le atmosfere di certi romanzi di Salgari. Facciamo tappa all’isola di Ti Top, che deve il suo nome, un po’ storpiato, al cosmonauta russo Titov (il secondo dopo Gagarin ad andare nello spazio) al quale Ho Chi Minh volle dedicare l’isola in occasione di una visita dell’eroico sovietico alla baia. Marilia e i ragazzi azzardano la scalata dei 400 gradini per godersi il panorama della baia dall’alto dell’isoletta. Mujer riposa su una sdraio di bambù presa a nolo per pochi centesimi. Io opto per un tuffo coraggioso insieme a Lori e Massimo. Più avanti altra sosta e altro sbarco per ostriche e kajak (ma io e Mujer ci asteniamo). L’unica nota stonata in questa meraviglia è il mare tutt’altro che cristallino, che sconta la stagione delle piogge e i detriti fangosi portati dal fiume. Troppo poco per disturbare l’incanto di un tramonto indimenticabile vissuto davanti a un cocktail azzurrino mentre Mujer prepara gli involtini primavera sotto la guida di uno chef vietnamita.


(La baia di Halong)


Dopo cena Antonio e Sofia tentano la pesca ai calamari. Noi ci godiamo il fresco (finalmente!) sul ponte e andiamo a letto presto: domani mattina sveglia alle 5.00 (eh sì, Good morning Vietnam!) per godersi l’alba e fare Yoga sul ponte, prima di sbarcare col tender per la visita alla enorme grotta calcarea di Hang Sung Sot. Nonostante l’orario mattutino, le centinaia di gradini e l’umidità della grotta ci fanno uscire con le magliette bagnate a un livello che Alfonso, il mio personal trainer, non ha mai avuto il piacere di vedere alla fine del mio allenamento.


(Dall'idrovolante)


Tempo di una doccia e un brunch veloce e sbarchiamo. Il nostro mini bus ci conduce alle emozioni del volo sulla baia con la soddisfazione aggiuntiva dell’entusiasmo della nostra cara e gentile Anna. L’esperienza è per noi nuova ed elettrizzante. Il punto di vista per godersi lo spettacolo è completamente diverso e integra e arricchisce quanto abbiamo ammirato dal mare. Un’altra mezz’ora di sogno da aggiungere a un album di ricordi che continua a riempirsi di attimi di quella cosa effimera, sfuggente, a tratti indefinibile o addirittura incomprensibile che è la felicità.

Dopo l’ammaraggio risaliamo in bus diretti all’aeroporto per il volo diretto a Da Nang e di là alla visita del Vietnam centrale.


(Il tramonto su Halong)


Ci preoccupa un contrattempo. Restiamo imbottigliati per quasi un’ora nel traffico causato da un incidente tra due mezzi pesanti. Nessuna meraviglia, con questi guidatori così poco prudenti e attenti alle regole. Il tempo scorre e il volo non ci aspetta. Alla fine, quando cominciavamo a disperare, la situazione si sblocca: viene rimosso un new jersey e aperta una nuova corsia, sottraendola al senso di marcia opposto.

Arriviamo in tempo per salutare la nostra simpatica guida e prendere l'aereo senza eccessivo stress.

(2. continua)

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