La nuova presidenza Trump inizia a mettermi un po' di ansia: appena sveglio la mattina devo sapere cosa c’è di nuovo; cosa il caro Presidente Trump sia riuscito a dire o fare nella notte.
Qualche giorno fa ho incassato un colpo che mi ha frastornato. In una conferenza stampa, ha esortato tutti a interessarsi al (ciclopico) progetto “Stargate”, un’iniziativa da 500 miliardi di dollari da investire nei prossimi 2-3 anni nello sviluppo e commercializzazione dell’Intelligenza Artificiale (IA) a cui parteciperanno i colossi della tecnologia informatica dal calibro di Microsoft, Oracle, OpenAI, NVidia e tanti altri ancora.
Avete capito bene?
Cinquecento miliardi di dollari.
Se non li avete mai visti, eccoli: 500.000.000.000.

E a cosa servirebbero tutti questi fondi?
Per iniziare, nella costruzione di “data center”, ovvero quei siti che devono ospitare macchinari capaci di archiviare i miliardi di miliardi di miliardi di dati che sono alla base dell’IA. Poi bisogna installare i supercomputer che, alimentati da questi dati, azionano programmi specificamente sviluppati che conducono i ragionamenti richiesti, e che, a loro volta, avviano azioni specifiche. Questi siti necessitano poi di sistemi di raffreddamento, generatori di corrente elettrica, sistemi di sicurezza nonché dipendenti, per cui si fa presto a spendere 500 miliardi.
Ovviamente in tutto questo, la Cina è rigorosamente esclusa.
E non per disinteresse.
Un’iniziativa del genere non nasce dall’oggi al domani. Accordi di collaborazione tra questi giganti risalgono già al 2016, sebbene l’IA sia ancora più datata: al 1956 per la precisione.
Se ne parla più abitualmente da soli 2-3 anni e i toni utilizzati oggi sono maestosi. Bill Gates, la mente geniale dietro Microsoft, considera l’IA “la più importante scoperta tecnologica della sua era.”
Ma come? Lui che nei primi anni ’90 aveva detto che avremmo usato telefoni portatili per pagare i nostri acquisti, e che una telecamera posta sul computer di casa ci avrebbe riconosciuto augurandoci una buona giornata considera l’IA il più grande avanzamento tecnologico del suo tempo?

Se la persona che, appena 30 anni, fa ha introdotto nell’uso comune il programma su cui sto scrivendo quest’articolo è sbalordito dall’IA, figuriamoci come vede i prossimi 30 anni.
La risposta è da cercare nella sua visione iniziale del personal computer che, registrando ogni attività svolta su di esso, sarebbe poi stato in grado di supportarci in modo propositivo, rendendo il suo uso molto più efficiente e produttivo. Oggi, infatti, Windows è dotato del supporto Co-Pilot e altro non è che una versione semplificata di IA. Questa visione di Bill Gates risale al 1996 e è menzionata nel suo libro “The road ahead”. Un libro dal contenuto simile alle profezie di Nostradamus, contenenti visioni incomprensibili al tempo ma che oggi sono ovvietà di uso quotidiano.
Gates oggi ammette che (al momento) sono solo due le scoperte tecnologiche che lo hanno meravigliato davvero: la prima fu nel 1980, quando incontrò un certo Charles Simonyi che gli mostrò le potenzialità di un interfaccia grafico su cui poi, insieme, costruirono il sistema operativo Windows e la fortuna di Microsoft; la seconda fu quando, nel 2022, pose alla società OpenAI la sfida di sviluppare una programma di IA in grado di superare un esame di Biologia avanzata che richiedeva non solo un’elencazione di fatti ma anche di analisi critica. Convinto che la sfida avrebbe richiesto 2 o 3 anni di sviluppo, Gates cadde dalla sedia quando Open AI tornò dopo poche settimane. Quel programma si chiamava Chat GPT, le risposte corrette furono 59 su 60, e furono date risposte descrittive a 5 ulteriori domande che attribuirono all’ipotetico alunno il massimo dei voti.

Questa sfida di fatto è la vera natura dell’IA, cioè essere in grado di sostituirsi all’essere umano, se non di essere ancora più capace in certi compiti. Mentre, anni addietro, questo era un sogno per le società “high tech”, ora che la capacità di calcolo e archiviazione hanno raggiunto livelli inimmaginabili il sogno si sta avverando e le potenzialità derivanti dal replicare in modo artificiale ciò che l’essere umano è in grado di fare crea, nel contempo, opportunità in ogni campo nonché preoccupazioni.
Dedicandosi da anni ad attività filantropiche, Gates ha una visione altruista dell’uso che si può fare dell’IA. In medicina, ad esempio, macchinari ad ultrasuoni supportati dall’IA possono accorciare i tempi nelle diagnosi di malattie e allargare i confini di programmi di prevenzione. Potendo meglio gestire enormi quantità di dati, l’IA viene già utilizzata nello sviluppo di nuovi medicinali e consente una significativa riduzione di tempo nella fase di ricerca clinica accorciando così i tempi di diffusione su larga scala di nuovi prodotti farmaceutici. Di pari passo vanno gli sviluppi in campo veterinario e agricolo, permettendo una più allargata capacità produttiva di cereali e altri alimenti, specie nelle regioni povere del pianeta.

Consapevole dell’enorme disparità nei livelli di istruzione, gli sforzi di Gates in questo campo vanno oltre ogni aspettativa. Abbinato all’uso di internet, alla maggiore diffusione di strumenti didattici e allo sviluppo di software specifici, sia gli studenti che gli insegnanti potranno usufruire di piattaforme didattiche avanzate e capaci di raggiungere ogni angolo del globo, e questo a beneficio di popolazioni remote che hanno scarso accesso all’istruzione.
Ma l’IA ha anche limitazioni e può, per mano dell’essere umano, essere pericoloso. Come molti strumenti, dipende dall’uso che se ne fa.
Tornando al progetto “Stargate” il contributo di Microsoft non sarà quindi secondario e non sarà l’unico. Dietro l’IA si stanno continuando a schierare decine di imprenditori di vari paesi. Gli attori includono chi sviluppa e produce i macchinari e i sistemi; poi vi sono i programmatori e gli sviluppatori, i ricercatori; gli enti governativi che ne regolano la distribuzione e l’uso, e poi gli acquirenti privati e non.
Un business che forse “giustifica” un così colossale investimento.
Dico forse.
È di questi giorni il lancio di “DeepSeek” da parte di un’azienda cinese. Un software analogo per uso a ChatGPT che ha gettato il mercato azionario del mondo intero nel panico, facendo perdere alle aziende HighTech più miliardi di dollari di capitalizzazione di quanti ne potranno spendere in chissà quanti anni.

Il motivo del crollo non è nella superiorità del prodotto ma è dovuto a quattro fattori cruciali. Il primo è che pare sia stato sviluppato in una frazione di costo e di tempo (si parla di “appena” 6 milioni di dollari e di pochi mesi di programmazione). Il secondo motivo è che è stato distribuito gratuitamente contro il costo di $200 al mese di abbonamento a ChatGPT. Il terzo, e forse il più importante, è che non potendo utilizzare i sofisticatissimi chip di NVidia a causa della proibizione imposta tempo fa dal Governo USA fa uso di chip meno sofisticati (quasi avanzi di magazzino) a dimostrazione che non servono fondi illimitati. Infine, quasi uno schiaffo morale, il programma è “open source”, ovvero a disposizione di tutti.
È presto per sapere quanto durerà sia il subbuglio nel mercato finanziario sia il fenomeno DeepSeek. È certo però che Bill Gates è solo uno dei protagonisti del film. Ve ne sono altri a cui milioni di risparmiatori hanno affidato i propri risparmi.
Tra questi troverete personaggi noti e meno noti, ognuno con una propria visione del futuro. Prudentemente nessuno di loro si è ancora espresso sugli eventi, sebbene gli analisti concordino tutti che ora dovranno dare risposte convincenti se vorranno attirare finanziamenti.
Non è in dubbio il futuro dell’IA. Potrebbe cambiare forse il modus operandi e - chissà . forse la stessa IA potrà fornire un percorso alternativo da seguire.

Una cosa però è certa. L’essere umano ha raggiunto un’intelligenza tale da porsi l’obiettivo di crearne una artificiale. Sarà mai possibile che si possa verificare anche il contrario? Il quesito filosofico forse ha una risposta nella teoria dell’ evoluzione. L’essere umano è il frutto di milioni di anni di adattamento. Il gesto quasi scontato e naturale del bambino nel riconoscere la propria mamma e che lo porta a propendere al suo seno per la poppata non è una capacità “imparata” ma istintiva e frutto di collegamenti cerebrali chimici ed elettrici che nel tempo si sono sviluppati e perfezionati.
L’IA ha invece ha straordinarie capacità nel compiere mansioni difficilissime per l’essere umano (pensate alla velocità di calcolo) ma non riesce (ancora) a compiere quel gesto banale ma istintivo ed emozionante del sorriso del bimbo alla vista della mamma. Come dire che le cose scontate per l’essere umano non lo sono per una macchina.
Fino a quando sarà così?
Ora provo a chiedere a Deep Seek.
(1 - continua)