Ci vengono messe sotto gli occhi con una certa nonchalance come se fosse tutto normale, ovvio, come se fossero sempre esistite e sempre debbano esistere, come la religione. Ma non è così. Sto parlando delle logge massoniche, che altro non sono che l'organizzazione territoriale della Massoneria operativa.
Lo sentiamo nei telegiornali, lo rileggiamo sui libri di storia, ma non facciamo mai bene mente locale. Il tale è stato arrestato, e faceva parte di una loggia massonica, spesso "non ufficiale". "Era un mafioso". Ma come! Mafioso e massone? Si, certo, normale... "Era Capo dello Stato", e apparteneva a quell'altra Loggia Massonica.
Il funzionario che ti stringe la mano e ti fa capire dalla presa che anche lui è un "fratello"... Ma perché? Che significa appartenere oggi, anno di grazia 2024, ad una Loggia massonica? Quale è la sua importanza, la sua necessità?
Perché usano simboli e arrivano a vestirsi in maniera ridicola, carnevalesca, col grembiulino che ricorda gli antichi muratori che costruirono il Tempio di Salomone? Cosa significano la squadra e il compasso intrecciati, che ne costituiscono il logo? Perché ci si iscrive alla Masosneria, e perché diventare Grandi Maestri? Maestri di che?
Ma soprattutto: è compatibile la Massoneria, o meglio una certa "Massoneria deviata", con uno stato moderno democratico e con le sue istituzioni? O non è vero - altra tesi - il contrario, vale a dire che proprio perchè gli stati moderni sono democratici e il potere è aleatorio, richiedono una sorta di "pista parallela", una camera di compensazione, una associazione segreta — chiamatela come vi pare — che li guidi e li piloti con permanenza verso un qualche fine che da soli non saprebbero darsi? Ma se questo fosse vero, non verrebbe tradito alla base il principio stesso della democrazia?
Il cittadino moderno, cioè noi, ci troviamo frastornati di fronte a domande così complesse, che richiedono uno studio di decenni, una comprensione non comune e una sorta di iniziazione per comprendere di cosa si stia parlando. E allora sorvoliamo, facciamo spallucce e accettiamo come dato di fatto ciò che dato di fatto non è. La nostra manipolazione risulta semplice, quasi banale: come quando ci siamo un po' tutti invaghiti dell'Intelligenza Artificiale, di ChatGPT, delle sorprendenti capacità degli avatar, senza sapere minimamente cosa fossero. E poi tutti a dar loro addosso, evidenziandone i rischi per l'umanità, per la stessissima ragione di prima, non avendo capito né prima né dopo con cosa avessimo a che fare. E della Massoneria, che invece costituisce un potere diffuso e reale, non diciamo niente, non se ne parla? Silenzio completo?
Rifacciamo brevemente la storia della Massoneria storica. E di quella italiana in particolare.
La massoneria si fa risalire alle corporazioni dei muratori dell'epoca romana, i Collegia fabrorum, che per le loro capacità e abilità costruttive, mantenute come segreti interni alla corporazione, assunsero un ruolo fondamentale per tutto il Medioevo, ottenendo libero accesso in tutti i regni in cui era suddivisa l'Europa, grazie al loro preziosissimo ingegno e la loro utilità nella costruzione di edifici.
I "liberi muratori" erano strutturati gerarchicamente nei gradi di apprendista, compagno d’arte e maestro e si riunivano in spazi coperti contigui ai cantieri dove operavano, detti “logge”.
Oltre i segreti di tipo tecnico e edificatorio, decisero di darsi anche precetti etici e spirituali a carattere iniziatico, sulla scia del patrimonio simbolico dell’antica tradizione esoterica occidentale e del Vicino Oriente, del sacerdozio egizio, dei circoli pitagorici, delle sette gnostiche, della qabbalah ebraica, dell’Ordine dei Templari, degli alchimisti e dell’ermetismo rinascimentale, fino ai Rosa Croce.
Questi sono gli antenati cui si ispira la rinata Massoneria di epoca illuministica. Il 24 giugno 1717 nacque a Londra la prima Gran Loggia (e con essa la massoneria moderna) cui si affiliarono nel tempo numerose altre logge; finché nel 1813, dall’unificazione della Gran loggia di Londra e di quella degli “Antichi” di tradizione scozzese, nacque la Gran Loggia Unita d’Inghilterra, destinata ad esercitare un ruolo preminente a livello mondiale.
Quali erano i doveri, i compiti e gli obblighi dei fratelli massoni? Erano semplicemente splendidi.
Come tutte le organizzazioni iniziatiche, anche la Massoneria custodisce un grande segreto, che solo gli iniziati arrivano a comprendere grazie ai loro sforzi di elevazione e alle proprie capacità intuitive. Segreto iniziatico a parte, gli altri elementi costitutivi della concezione massonica dell’uomo sono valori condivisibili anche dai non massoni, e riguardano la triade libertà, tolleranza e fratellanza, che attesta la matrice illuministico-liberale della moderna massoneria.
Di più: nel Libro delle Costituzioni (1723), redatto da James Anderson, si legge che il motivo principale dell'iniziato è quello di migliorare se stesso, e con questo contribuire al miglioramento dell'umanità. Il perfezionamento morale e spirituale dell’individuo è lo scopo dichiarato della libera muratoria: a questo fine la Massoneria non pone vincoli di credo religioso o di lotta politica, perché lo sforzo è quello di accomunare e affratellare gli uomini in una prospettiva di pace e prosperità.
Il mondo anglosassone (Usa in primis) è pervaso dagli ideali massonici, che hanno dovuto ripararsi dalla persecuzione dei poteri assoluti, dalle monarchie, dal potere temporale del Papato, dagli sgherri dell'Inquisizione. E poiché nei secoli ha annoverato le menti più aperte e i talenti più preziosi dell'umanità, ovvio che abbia usato segretezza e riservatezza per proteggere la propria organizzazione.
Moltissimi Presidenti degli Stati Uniti, parlamentari, scienziati, inventori, artisti che hanno fatto la Storia dell'umanità, erano massoni. Inutile qui rifare una lista che comprende da Washington a Roosevelt fino a Bill Clinton, o musicisti della famiglia Bach, fino a Mozart, a Beethoven e così in tutti i campi dello scibile umano, dell'arte e dei mestieri. La créme dell'umanità.
Ma veniamo alle cose domestiche.
In Italia, la prima loggia è attestata nel 1731 a Firenze; da quel momento la diffusione della massoneria nel nostro Paese fu piuttosto rapida. La composizione sociale delle logge era in maggioranza di estrazione borghese o aristocratica, come nella massoneria inglese e francese. Mossi dall’ideologia liberale, i massoni italiani ebbero un ruolo importante nella rivoluzione partenopea del 1799, nella carboneria, nelle vicende unitarie e post-unitarie, fino a raggiungere, con la Gran Maestranza di Ernesto Nathan (anche sindaco di Roma), Ettore Ferrari e Domizio Torrigiani (tra il 1896 e il 1925) l’età di massima interpenetrazione tra la massoneria e le lotte politico-elettorali.
Come tutti sanno, nel 1925 Benito Mussolini mise fuori legge la Massoneria (o le due massonerie in cui si era divisa l'obbedienza italiana nel frattempo). Fu un provvedimento di facciata, che avvenne dopo alcune devastazioni di logge massoniche dovute alle squadracce. I massoni continuarono a operare anche nell'organizzazione fascita. Comunque sia, le due organizzazioni italiane, quella di Palazzo Giustiniani e quella di Piazza del Gesù, ripresero ad operare ufficialmente solo nell'immediato dopoguerra.
La Chiesa cattolica, invece, fin dal 1738 scomunicò la massoneria, giudicata eretica e pericolosa per la sicurezza dello Stato per via della sua natura di società segreta ("Se non facessero nulla di male, non odierebbero tanto la luce"). Ribadita da diversi pontefici, la scomunica venne confermata nel Codex Juris Canonici promulgato nel 1917. Però il nuovo Codice di diritto canonico del 1983 non ne fa menzione.
Recentemente, l’allora Cardinale Ratzinger formulò nel 1983 una Dichiarazione sulla massoneria, con cui ne ribadiva l’inconciliabilità con la dottrina cattolica e confermava l’esclusione dei massoni dal sacramento dell’eucaristia.
Fin qui tutto bene, diremmo con "alti e bassi". Ma allora dove sta il problema? Dove nasce la "deviazione" di una certa Massoneria che poi, piano piano, rischia oggi di travolgere e colorare di tinte fosche e oscure l'azione di una confraternita di benemeriti cultori del miglioramento dell'Umanità?
Nella storia dell'Italia post-unitaria va probabilmente ritracciato il germe della sua degenerazione nella commistione sempre più stretta fra Massoneria e politica, e fra parte della politica e i rapporti con ben cinque organizzazioni criminali segrete di levatura internazionale che hanno avuto origine nel nostro Paese: Mafia, 'Ndrangheta, due Camorre e la Stidda pugliese.
In quell'epoca la Massoneria passa dalla fase dell’antagonismo a quella del protagonismo politico e del rapporto osmotico col potere, ma senza mai configurarsi come un partito chiaro e definibile. Adriano Lemmi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1885 al 1896, fu il teorico della massoneria come “partito dello Stato”: una sorta di transpartito al servizio della Cosa pubblica.
Questo teorema di Lemmi funziona fintantoché lo Stato è guidato dai piemontesi. Ma quando, nell'immediato dopoguerra, le organizzazioni criminali iniziano a partecipare al "boom economico" e all'arricchimento conseguente, la Cosa pubblica e la Cosa Nostra cominciano a diventare due entità in potenziale competizione. A meno che non vi sia qualcuno che operi con la funzione di "camera di compensazione", o camera di conciliazione, dove uomini e organizzazioni in continua opposizione pubblica non trovino un luogo dove confrontarsi e rappacificarsi in privato. Pubbliche virtù e pubblici contrasti di valori e di interessi, ma vizi privati e "aggiustamenti" nel chiuso delle riunioni riservate di loggia.
Ce lo facciamo raccontare dalle parole di uno 'ndraghetista appartenente alla "Santa", per come si leggono negli atti della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulla Criminalità organizzata mafiosa e similare della XIV Legislatura (2006).(pag.44)
«La storia politica-affaristica-criminale della provincia reggina si articola in due periodi
in cui diversamente si atteggia il rapporto tra ’ndrangheta,
massoneria, istituzioni. Sino alla prima guerra di mafia, la massoneria e la ’ndrangheta erano vicine, ma la ’ndrangheta era subalterna alla massoneria,
che fungeva da tramite con le istituzioni. Già sin da allora la massoneria ricavava un utile diretto percentualizzato, in riferimento agli affari che per
conto nostro mediava. Invero, vi era una presenza massonica massiccia nelle istituzioni tra i politici, imprenditori, magistrati, appartenenti alle forze
dell’ordine e bancari, e pertanto vi era un nostro interesse diretto a mantenere un rapporto con la massoneria.
É evidente che in questo modo eravamo costretti a delegare la gestione dei nostri interessi, con minori guadagni e con un necessario affidamento con
personaggi molto spesso inaffidabili.
A questo punto capimmo benissimo che se fossimo entrati a far parte della famiglia massonica avremmo potuto interloquire direttamente ed essere rappresentati
nelle istituzioni. Fu così che De Stefano Paolo, Santo Araniti, Antonio, Giuseppe e Francesco Nirta, Antonio Mammoliti, Natale Iamonte, ed altri entrarono a
far parte della massoneria...
Per quanto detto è evidente che le famiglie ’ndranghetiste avevano una rappresentanza diretta in seno alle istituzioni ed avvalendosi del ruolo massonico
gestivano con forza la cosa pubblica. La magistratura per il tramite di alcuni suoi rappresentanti, assumeva un ruolo di garanzia nella gestione degli
interessi prima descritti.
Mi risulta personalmente che anche alcuni magistrati avevano aderito alla massoneria e per garantirli, la loro adesione era all’orecchio e i loro nominativi
venivano tramandati oralmente da maestro in maestro e che altri magistrati erano rappresentati da fratelli regolarmente iscritti alle logge di Reggio Calabria
di Gioiosa Jonica e Roccella Jonica.
Per completezza del sistema era anche necessario avere la disponibilità di imprese che potessero per conto nostro eseguire lavori pubblici che riuscivamo
ad accaparrarci».
Come si è potuti arrivare fino a questo punto? — C'è da chiedersi. Insieme ad altre domande rilevanti. Ma procediamo con ordine.
Partiamo da un punto fermo che abbiamo messo, come Stato italiano, sulla cosiddetta "Massoneria deviata". In tutti i fatti luttuosi e le stragi avvenute nel nostro Paese, prima o poi compariva sempre lo zampino massonico, quello di Licio Gelli in particolare, il suo rappresentante più noto e famigerato. La commissione parlamentare sulla sua famosa (e arci-famigerata) Loggia P2 (dove P stava per Propaganda) fece scalpore.
Quando finalmente Tina Anselmi, parlamentare democristiana sì, ma ex partigiana e combattente, che era stata messa a presiederla, divulgò i risultati di quelle indagini parlamentari, rilasciò un testo da far accapponare la pelle.
Era l'estate del 1984. Ricordo che allora mi trovavo a Berlino, e a una cert'ora andavo sempre a comprare il Corriere della Sera alla Stazione centale per averlo fresco di giornata. Al doppio del suo prezzo italiano. Quando uscì la notizia della P2 e la relazione della Commissione Anselmi, rimasi sbalordito come tantissimi. E ancora oggi, a rileggere quelle pagine, viene da chiedersi come sia mai stato possibile...
Anche nella Loggia P2, come in quella raccontata sopra, c'era un po' di tutto. C'erano rappresentati dei vertici dello Stato, della magistratura, parlamentari, imprenditori di grido, giornalisti, tutta gente che avrbbe dovuto sviluppare una dialettica democratica alla luce del sole, davanti al pubblico dei cittadini, e che invece si incontrava segretamente, di nascosto come ladri, e si genufletteva davanti a personaggi sconcertanti come appunto Licio Gelli. E che non solo lo stava a sentire nei suoi deliri reazionari, ma ne metteva occultamente in pratica anche le "raccomandazioni" contenute nel suo Piano di Rinascita Democratica.
Nella Relazione Anselmi la Loggia P2, che faceva riferimento a Piazza del Gesù, viene definita "pervasiva", "onnipresente nello Stato" e "predemocratica".
Ne stralcio un pezzettino, tanto per darvi il sapore della faccenda:
«Un'altra circostanza di estremo interesse al fine di valutare il clima politico della Loggia P2 in questa sua prima fase organizzativa, e la natura dell'attività attraverso essa condotta da Licio Gelli, è la testimonianza di una riunione tenuta presso il domicilio aretino del Gelli (villa Wanda) nel 1973. Partecipano a tale riunione il generale Palumbo, comandante la divisione carabinieri Pastrengo di Milano, il suo aiutante colonnello Calabrese, il generale Picchiotti, comandante la divisione carabinieri di Roma, il generale Bittoni, comandante la brigata carabinieri di Firenze, l'allora colonnello Musumeci, il dottor Carmelo Spagnuolo, procuratore generale presso la corte d'Appello di Roma. Licio Gelli si rivolse agli astanti affermando che la situazione politica era molto incerta; esortandoli a tenere presente che la massoneria, anche di altri Stati, è contro qualsiasi dittatura di destra e di sinistra e che la Loggia P2 doveva appoggiare in qualsiasi circostanza un governo di centro, il Venerabile invitava infine i presenti ad operare a tal fine con i mezzi a loro disposizione e pertanto a ripetere il discorso ai comandanti di brigata e di legione alle loro dipendenze. In questo contesto di discorsi fu altresì ventilata l'ipotesi di un governo presieduto da Carmelo Spagnuolo, sulla quale, come sull'intero episodio, ci si soffermerà più diffusamente in seguito.»
Ma la potete leggere da soli, seguendo il link.
Come è stato possibile che si sia sviluppato un bubbone del genere nel cuore dello Stato italiano? E che così tanti dei suoi "fedeli servitori" vi abbiano fatto parte a vario titolo, e non solo nella Loggia Propaganda Due, ma anche in tutta quella sequela di Logge distribuite capillarmente sul territorio della Repubblica, in ogni Città, in ogni Provincia, dove si decide chi fa che cosa, e come, e dove, e perché e con chi?
La verità, probabilmente, è che l'Italia alla fine degli anni '60 — e all'inizio del decennio successivo — era in una fase di turbamento sociale. Le istituzioni si sentivano allo sbando. Senza guida.
Le regole del capitalismo all'amatriciana, che avevano innervato il boom economico degli anni '60, si confrontavano tumultuosamente con un vigoroso progresso sociale determinato dalle conquiste compiute delle organizzazioni dei lavoratori, che stavano mettendo sotto stress una società i cui quadri dirigenti non erano assolutamente pronti per affrontarne i cambiamenti necessari.
Allora come oggi, la nostra classe dirigente era arretrata, incapace di capire o anche semplicemente accogliere e valutare un cambiamento visto come una iattura, una disgrazia. Era la classe che si era formata sotto il fascismo, che avrebbe dovuto essere epurata e sostituita dai giovani formatisi nel crogiolo della Resistenza e della vita democratica postbellica, e che doveva dispiegare le vele ad un processo di riforme in grado di trasformare un paese contadino come il nostro, in una avanzata democrazia moderna, agile, fresca, capace di adattarsi ai cambiamenti. Oggi diremmo inclusiva e dinamica.
Ma non con quelle teste, non con quei funzionari, non con quei parlamentari, non con quei dirigenti di polizia, di carabinieri ed esercito. E dei servizi segreti. Non con quella schiatta di Massoni. Non con quella fobia del comunismo, il "fattore K", che diventava paura per ogni forma di vita democratica, e come contraccolpo induceva quelle menti impaurite, incolte ed incerte, a ritornare alla vecchia sana, semplice e funzionale ideologia fascista.
Buona parte delle nostre forze di sicurezza, come potete leggere negli atti della Commissione, avevano questa forma mentis. E ubbidivano a gente come Licio Gelli, che ovviamente era in contatto con le Logge Usa. E che aveva elaborato per loro, come un vademecum, il già citato "Piano di Rinascita Democratica", il progetto messo a punto della Massoneria "deviata", e della P2 di Licio Gelli in particolare, per un'Italia frastornata dalla contestazione giovanile e dalle lotte operaie. Ma inchiodata dal patto di Yalta al campo occidentale capitalista.
Detto in altre parole, nel momento in cui la ribellione sociale in Italia puntava a scrollarsi di dosso il retaggio di una mentalità arcaico-contadina (molti qui direbbero "patriarcale") genuinamente fascista, i non-epurati e ricollocati in posizione chiave dello Stato fecero opposizione dura, usando anche strutture parallele allo Stato della Massoneria, per ottenere questo risultato. Pensando di "salvare l'Italia".
Poi è venuta la Loggia P3, probabilmente una P4 e forse anche una P5. Probabilmente non ce ne siamo mai liberati. Certo: non tutta la Massoneria era ed è regressiva, allora come ora. Ma allora perché non prendere una posizione chiara su queste "devianze"? Perché non espungerle dalla Massoneria?
Tanto più che questa organizzazione, come abbiamo ricordato, ha contribuito enormemente a costruire l'unità d'Italia. Lo stesso Giuseppe Garibaldi ne era un Gran Maestro. E così una miriade di patrioti del Risorgimento, intellettuali e artisti, come un po' in tutto il mondo. La Massoneria giunse in loro aiuto, raccogliendoli e proteggendoli dal potere inquisitorio. Dall'assolutismo. In quell'epoca la segretezza, la riservatezza, tutti i protocolli di isolamento, avevano sicuramente il senso di una sana prudenza per non cadere nelle mani degli scherani delle monarchie assolute e del Papato temporale.
Ma oggi? Una volta giunti alla realizzazione della Democrazia Parlamentare come forma di gestione della Cosa Pubblica, dove almeno nominalmente vengono garantiti i diritti fondamentali a ciascun individuo e i diritti collettivi di associazione (anzi, nella Costituzione Italiana i diritti della collettività vengono sempre prima dei diritti individuali, per cui la proprietà privata individuale deriva da una concessione sociale e può essere revocata e alterata in qualsiasi momento se entrasse in contrasto con il bene pubblico collettivo) — che senso e che ruolo ha più la Massoneria, con tutti i suoi riti, le sue esibizioni, le sue segretezze? Quando scopriamo che anche Matteo Messina Denaro, capo indiscusso per decenni della Mafia, si era fatto la sua bella loggia massonica, che dobbiamo pensare?
Giriamo la domanda a una perona autorevole e che sa di cosa parla, come il Procuratore di Napoli Nicola Gratteri. In una recente presentazione di un suo libro, Gratteri afferma che vi è ancora oggi, e sembra sia più forte che mai, una sorta di "Stato Parallelo" dove le Mafie e i delinquenti organizzati di ogni sorta si ritrovano nelle "logge massoniche deviate" insieme agli apparati dello Stato, a professionisti, a parlamentari, per fare affari in comune e condizionare la vita degli altri cittadini.
Ecco le parole di Gratteri, ed il video dove le pronuncia.
«Già nel ‘70, la ‘Ndrangheta ha creato ‘la Santa’, una dote che permette ad un capomafia di fare il doppio giuramento: far parte della ‘Ndrangheta e far parte di una loggia massonica deviata. Infatti — ha concluso —; sotto la loggia massonica ufficiale spesso trovate anche quella coperta. Proprio all’interno delle logge coperte esiste il mondo delle professioni e delle forze dell’ordine. Addirittura, alcuni collaboratori di giustizia ci hanno spiegato che all’interno delle logge coperte c’erano anche i magistrati, la cui identità era nota solo al gran maestro della loggia»
Questione più pratica: ma se i funzionari dello Stato e i Parlamentari giurano fedeltà alla nostra Repubblica (e quindi a noi tutti) e subito dopo giurano fedeltà ad una organizzazioe gerarchico-iniziatica come la Massoneria, che opera in parallelo per suoi fini privati, a chi saranno fedeli in caso di divergenza di interessi? Quale giuramento rispetteranno?
O altra questione, ugualmente pratica e ugualmente inquietante: come è possibile che, secondo un'analisi scaturita da dati Eurispes, un cittadino ogni trecento abitanti della Calabria, dicasi della Calabria, sia affiliato alla massoneria? Tutti in crescita morale e in miglioramento di se stessi e dell'Umanità? Possibile che questo dato non salti agli occhi di nessuno, e non sia visto come un segnale di deviazione, o di deragliamento vero e proprio?
D'altra parte, rileggere il Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli, e confrontarlo con gli attuali programmi coi quali alcuni dei partiti si presentano alle elezioni aiuta a capire fino a che punto siamo arrivati.
Sembra una contratto per appropriarsi della Cosa pubblica e per gestirla come fosse Cosa privata.
E forse se la sono già presa. O se la prenderanno presto, magari con una Riforma dello Stato che ci farà rientrare dritti dritti nel Medioevo predemocratico.
Buon Anno 1024.