BRINDISI
TEMPI
DI TARANTA

24 luglio.


Arriviamo a Brindisi la mattina intorno alle 9. Ormeggiamo davanti alla scalinata che conduce alle colonne che si crede indicassero la fine della Via Appia. Uno spettacolo. Il comandante mi dice che il luogo in cui siamo ormeggiati fino a qualche anno fa rappresentava una situazione unica in Italia. Seguendo il lungomare della città, la banchina era via dello struscio da un lato e ormeggio per diportisti sul mare. Un porto così non l’ho visto da nessun’altra parte, dice. Adesso siamo solo noi invece, e il lungomare è un viavai di turisti che sbarcano dalle navi e girano spaesati su autobus da safari.



Finito l’ormeggio vado a cercare un barbiere. Di lunedì, ovviamente. È da un paio di tappe che cerco di farmi dare una sistemata e fallisco miseramente ogni volta, tanto vale provare. Riesco a trovarne uno aperto. Tre ragazzi stanno lavorando, due parlano tra loro in arabo e il terzo in pugliese. I clienti sono due americani e un russo. Mi siedo ad aspettare il mio turno e mi godo la barzelletta. Con il russo parlano dei loro cani, con gli americani di altro non ben definito.

Finiscono, i clienti escono sorridenti e soddisfatti. Mi siedo sulla poltrona e tento di spiegare vagamente cosa vorrei. M., colui che ha in mano le mie sorti del prossimo mese, mi dice di fidarmi, fa lui. Si allontana, accende la radio e mette la sua playlist. God’s Plan di Drake. Si toglie l’orologio, sistema le sigarette nel cassetto e mentre balla e canta prende in mano gli strumenti. Prima di cominciare a tagliare, guarda il collega e fa “tu questi li devi fottere”. “I turisti?” chiedo preoccupato. “Gli americani”. Mi metto comodo sulla sedia e mi affido.



M. è curdo, dall’Iraq. Oggi è il centesimo anniversario degli Accordi di Losanna, che costrinsero i curdi a vivere divisi e spezzati fra Turchia, Siria e Iraq. La Storia poi prosegue, e Miro si prende le sue piccole rivincite. Mi faccio raccontare, sperando che il nervosismo possa sfogarsi sulle parole e non sul mio scalpo. Mi racconta di lui, del suo amore sorprendente per Trieste, degli americani e i loro accordi, dei tagli che oramai si fanno così. È bravo, vorrebbe aprirsi un negozio suo in Germania. Lo ringrazio e esco sorridente e soddisfatto. Chissà che pensa dei milanesi.


Il sito di Goletta verde


Dopo il bagno di realtà si torna a fare il bagno di sudore. Si fa la spesa, si schivano i turisti, si cucina il pranzo. Tornato a bordo scopro un piccolo cambio di programma. Bisogna anticipare la partenza, e il viaggio proseguirà fino a Termoli senza l’equipaggio di Legambiente, che ci anticiperà e viaggerà per terra a causa delle condizioni meteo. Quasi tutti quelli che ci hanno accompagnato fino a ora sbarcheranno, e alla prossima tappa avremo un equipaggio nuovo.

Quando salii a bordo la prima volta l’anno scorso, mi spiegarono che la barca è un acceleratore. Accelera esperienze, relazioni, momenti. Il tempo scorre a modo suo a bordo, e al momento di salutarsi è chiaro per tutti quanto tutto questo sia vero, anche se ci si conosce da una settimana terrestre. Ci penseremo domani. Ora si torna ai convegni, attività, presentazione dati. Il circolo di Brindisi ha organizzato un concerto di taranta davanti alla goletta. Veniamo tutti pizzicati e cominciamo a saltare, ballare, sudare divertiti. La gente che passa si aggiunge o forma un cerchio che limita il delirio della pizzica. Sarà bello salutarsi domani mattina, con le gambe molli per il veleno della taranta.

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