4 agosto, Cesenatico
Ci svegliamo a Cesenatico sotto la pioggia stamattina. Ci accompagnerà incessante tutto il giorno, bagnandomi tutti i calzini che mi sono portato in cambio di tanto apprezzato fresco. Ne vale decisamente la pena. In barca in questi giorni siamo molti, fra equipaggio e circolo locale particolarmente numeroso. Anche la ridotta superficie calpestabile causa pioggia aiuta ad amplificare questa sensazione di sovraffollamento a bordo.
Giriamo col comandante per una Cesenatico sorprendentemente trafficata, cercando di andare a fare una spesa, sostituire LA bombola del gas e individuare dei cassonetti dell’immondizia aperti, operazione più difficile di quanto si possa pensare. Tornati a bordo finisco di preparare le patate e cipolle che stamattina ho salvato dal cassetto in cui normalmente le riponiamo, evidentemente troppo caldo ora perché possano mantenersi a lungo anche questi beni. Dopo pranzo ci prepariamo per gli eventi della giornata: laboratori e aperitivo climatico. Mentre i bambini per i laboratori non si lasciano fermare dalla pioggia, il luogo e il clima diversi da ieri hanno penalizzato l’aperitivo. Mentre l’equipaggio di Legambiente si avviava alle attività, io e il comandante siamo stati intrattenuti da un curioso signore che si è avvicinato alla goletta per chiedere qualche informazione. Le domande era concentrate sulla sostenibilità della barca, e le risposte del comandante, oramai abituato, erano sincere e puntuali.
È una barca d’epoca, con caratteristiche specifiche e capacità limitate che ne rendono difficile, se non impossibile, un totale rifacimento in questo senso. Sebbene in parte le provocazioni dell’interlocutore siano legittime, torno col pensiero all’episodio di Chiara Ferragni. È importante riconoscere le differenze di capacità e responsabilità perché la transizione sia giusta. Bisogna riconoscere che è la produzione di energia a monte che deve cambiare e rendersi sostenibile, pretendere che la produzione si adegui a determinati standard e rispetti determinati regolamenti di modo che tutto ciò che verrà sia sostenibile e possa essere raggiungibile da tutti, comprendere che l’individuo ha un impatto fondamentale, ma che se il sistema intorno non cambia rimarrà come una goccia nel mare.
Torniamo agli altri in tempo per la fine degli eventi e cercare di andare a sfamarci per la cena. Una parte dell’equipaggio rimane a bordo a inventarsi regole di Uno, il gioco di carte, che verranno contraddette ogni volta che un nuovo giocatore chiederà di partecipare. Io e il resto del gruppo finiamo in un irish pub, che di tipico ha tanto poco dell’Irlanda quanto della Romagna. È divertente notare quante cose possono essere andate storte su entrambi i fronti di questa fusione. Ordiniamo, preoccupati per il domani, intimoriti dalla quantità di volte in cui il culo e il calore vengano associati all’interno dei nomi dei piatti presenti sul menù.