7 agosto, Caorle
Convinti di avere tempo sufficiente a godere della colazione e dei bagni del marina di Porto Santa Margherita prima di arrivare a Caorle, ci prepariamo con calma e pacatezza, lasciandoci rinfrescare dalle temperature della laguna. Errore fatale. All’improvviso il capitano riceve una chiamata dalla capitaneria di Caorle, che ci intima di arrivare il prima possibile all’ormeggio. La cucina si anima improvvisamente, si sistema il tavolo, ci si veste come si può e io mi pento di aver bevuto spavaldamente il caffè sul ponte senza coprire la pancia in maniera adeguata.
È una navigazione particolare, che si svolge in canali stretti. Passiamo da casette a schiera all’inglese, che si affacciano sul fiume e hanno l’ormeggio per la barca privato come se fosse un parcheggio, all’erba alta e i canneti che coprono le sponde. I cigni ci ostruiscono il passaggio, come pedoni distratti che incontrando un caro amico per caso si fermano sulle strisce a scambiarsi i saluti.
Caorle è una piccola cittadina veneta, piena di colori e piccole calli. All’arrivo ormeggiamo nella darsena dal lato interno del centro, di fronte al nuovo mercato ittico comunale. Dal lato opposto l’originale mercato è diventato un coacervo di negozietti e ristoranti. Tutto il centro è un susseguirsi di ristorantini e negozi di souvenir, pronti a soddisfare qualsiasi desiderio sorga nelle tasche e nelle pance dei tantissimi turisti che camminano per i viottoli e le piazze. Tanti si fermano per chiederci informazioni. Al quarto turista che ci chiede quando salpiamo per fare il giro della laguna convinto di aver trovato un’imbarcazione suggestiva per fare un tour, comincio a rimpiangere il puntiglioso signore di Cesenatico.
I prezzi sono alti, seguono immagino le disponibilità dei visitatori nordeuropei che vengono a farsi il bagno lungo la più vicina delle coste italiane. Soltanto nel pomeriggio, quando vado a fare le lavatrici per l’equipaggio scopro un quartiere al di fuori del centro storico. Case meno colorate, strade vuote, normali esercizi commerciali di prossimità. Le vie hanno tutti nomi di pesci, e la lavanderia si trova in via delle Orate. Mentre attendo mi infilo in un bar lì vicino, attratto dai tanti signori che sorseggiano vino su sedie di plastica bianche. All’interno un tavolo da biliardo, tavoli su cui si gioca a carte, sguardi che si scostano dalla mano vincente solo un secondo per attestare la mia presenza. Che bello tornare a casa, con le stesse regole e facce conosciute da Crotone a Caorle.
A cena l’unico locale disposto ad accettare la nostra numerosa tavolata è l’Arizona 66. Molto gettonato dai turisti, offre delle tipiche pizze, che scopriremo essere più simili a strane focacce. Insoddisfatti, facciamo una passeggiata per raggiungere il luna park della città, evidentemente non segnalato sulle cartine che vengono fornite dagli alberghi e bnb. Una scarica di adrenalina, qualche risata e volteggio in aria per andare a dormire più leggeri, magari liberi anche dalla pizza.