Dal forno intelligente al robot originale
"Uncanny valley", la valle inquietante, spaesante, perturbante: comunque si voglia tradurre uncanny, il concetto è chiaro. Nel 1970 uno psicologo giapponese si è posto il problema di studiare le reazioni emotive degli spettatori di fronte a rappresentazioni grafiche che raggiungevano un certo grado di somiglianza con gli esseri umani, ma non erano ancora perfettamente simili. La sua teoria descrive come la risposta emotiva sia positiva quando la somiglianza è bassa, rimanga positiva mentre aumenta, ma precipiti nell’ inquietudine quando la somiglianza è quasi perfetta ma non del tutto. Ha chiamato questo punto di rottura “uncanny valley”. Oggi che siamo in procinto di avere tra noi Intelligenze artificiali con sembianze umane questo concetto è importante per i progettisti e gli sviluppatori. Ma ci arriverò.
Da decenni abbiamo esperienza di convivenza con l’AI, anche se spesso a nostra insaputa, perché rinchiusa dentro oggetti tecnologici familiari di uso quotidiano, nei confronti dei quali il problema tutt’al più è imparare le procedure per farli funzionare, e che sono sempre più presenti nelle nostre case e nelle nostre automobili. Sono presenti in una varietà di settori, dalla produzione all’amministrazione pubblica all'assistenza sanitaria, ma a fare da mediatori tra noi e le AI ci sono ancora umani.
Poi sono arrivate le AI parlanti. Con le quali abbiamo iniziato a dialogare, consapevoli che quelle voci non provenivano da un essere umano. Personalmente mi è capitato spesso di scusarmi per il disturbo o ringraziare per la gentilezza e rendermi conto immediatamente dell’assurdità della reazione. Le voci hanno provocato reazioni emotive valutabili con il concetto di uncanny, a seconda del grado di somiglianza con la voce umana.
A dimostrazione del fatto che si trattava di un tema assai sensibile ci fu nel 2013 l'uscita di un film, "Lei", diretto da Spike Jonze e interpretato da Joaquin Phoenix, Amy Adams e Scarlett Johansson. Per molte persone si trattò di una esperienza uncanny. La trama del film è ambientata in un futuro non troppo lontano, nel quale Theodore Twombly è un uomo divorziato che lavora come scrittore di lettere d'amore. Theodore acquista un nuovo sistema operativo per il suo computer, con voce femminile. Il sistema, chiamato Samantha, è in grado di imparare e adattarsi alle esigenze di Theodore, e tra i due si instaura presto un rapporto di amicizia. Con il passare del tempo, l'amicizia si trasforma in amore, e Theodore e Samantha iniziano una relazione sentimentale.Il film esplora temi come la solitudine, l'amore e la natura dell'intelligenza artificiale. È stato un successo di critica e di pubblico, e ha ricevuto diversi premi, tra cui l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Samantha è un'intelligenza artificiale avanzata, in grado di imparare e crescere. La sua natura e le sue capacità sono fonte di dibattito e riflessione nel film, anche perché Samantha spiega di avere milioni di amanti.
E siamo ad oggi. Tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 sono state messi a disposizione del mondo due programmi di scrittura di AI con cui le persone possono interagire. Sono abbastanza sofisticate, ma non troppo, giacché sono dirette a un pubblico vasto e semplice. Lo choc è stato notevole. Per alcuni mesi sui giornali, online e non, sui social, insomma ovunque, se ne è parlato. Il sentimento uncanny è stato sostituito da una sempre più esplicita ansia.
Il prossimo step sarà la diffusione massiccia di robot con sembianze umane. Per ora la loro presenza in Italia è limitata. Nel campo della ricerca i robot umanoidi sono spesso utilizzati come piattaforme per lo sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale, visione artificiale e robotica avanzata. Università e centri di ricerca possono utilizzare questi robot per scopi sperimentali. Alcune scuole e istituti di formazione in Italia hanno impiegato robot umanoidi come strumenti educativi per insegnare programmazione e robotica agli studenti. In alcuni contesti sanitari, i robot umanoidi possono essere impiegati per aiutare nelle terapie riabilitative o per fornire supporto emotivo ai pazienti. Tuttavia, il loro utilizzo in questo settore è molto delicato. I robot umanoidi sono stati anche utilizzati in eventi e spettacoli pubblici per scopi di intrattenimento. Possono essere programmati per eseguire danze, interagire con il pubblico e svolgere altri compiti. Alcune aziende hanno esplorato l'uso di robot umanoidi come receptionist o assistenti virtuali per migliorare l'esperienza del cliente.
Per il momento l’ansia è contenibile, ma una questione è urgente, prima che inizi una massiccia produzione: vogliamo riprodurre stereotipi patriarcali, per cui le receptionist saranno tutte Barbie e gli assistenti nell’ambito della ricerca saranno tutti Ken o vogliamo cogliere l’occasione per coinvolgere gli artisti e inventare nuove forme estetiche?