Quel mare in cui nuotano i maschi.

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Mettiamo in fila le parole. Patriarcato-epigenetica- sistema limbico.

Che cosa sia, come nasca il patriarcato, non è più materia solo degli studiosi dell’antichità, ma è diventato sapere diffuso tra le donne attive nel movimento. Sulla esistenza di un precedente ordine matriarcale, con diverse fasi e periodi, sul passaggio al patriarcato, dalla legge della madre alla legge del padre, hanno fatto ricerche e scritto parecchio storici, classicisti, filosofi, antropologi, tra i tanti Marx, Engels, Freud e Jung.

Bachofen è lo studioso più importante del matriarcato. Secondo Bachofen le caratteristiche fondamentali della regola matriarcale erano: primato sociale della madre; eredità spettante unicamente alle figlie; un posto speciale per il fratello della madre; diritto pieno della donna a scegliersi autonomamente i propri partner sessuali; il matricidio quale crimine più grande e inespiabile.

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Il processo di trasformazione del matriarcato in patriarcato fu ovviamente lento. Con lo stabilizzarsi della vita stanziale, si ebbe un cambiamento nella società, grazie a una crescente conoscenza dei processi naturali: tramite l’osservazione e l’associazione di eventi naturali, l’essere umano imparò a intervenire sulla natura per controllarla al fine di avere un sostentamento più facile e per mantenere la vita stanziale. Nacquero le prime società di agricoltori-allevatori e, gradualmente, si passò da società in cui si produceva e consumava solo il necessario per la sopravvivenza a società sempre più incentrate sulla produzione, in cui si cominciavano ad accumulare le ricchezze ottenute dalla manipolazione della natura, fino alle società agricole vere e proprie.

Le ripercussioni sociali di ciò, unite alla maggior necessità di scambi politici col vicinato per allacciare alleanze, portarono queste società a diventare molto più produttive, organizzate e regolamentate. Nacque allora il concetto di proprietà: la preoccupazione verso la riproduzione della fertilità della terra, del surplus, delle strutture della società e delle braccia che lavorano la terra, cioè i figli. Infatti, anche i figli cominciarono a essere considerati come una proprietà: grazie a loro il surplus poteva essere più consistente e con esso il potere; ed è a loro che quel potere si trasmetterà nel tempo, tramite l’eredità.

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L’unico modo che l’uomo ha di controllare la proprietà dei figli è quello di controllare la sessualità femminile: la donna è certa della sua maternità; per l’uomo non è lo stesso. Solo tramite il controllo della sessualità femminile, che si manifesta con limitazioni e imposizioni, l’uomo riesce a controllare la produttrice (donna-madre) dei produttori (figli) e ad avere la certezza della loro proprietà. È l’inizio del patriarcato. Il fondamento della società patriarcale sta proprio nel controllo della sessualità femminile: basato sul dominio e sulla violenza dell’uomo sulla donna. Il maschio ha vinto e ha assoggettato la femmina, ha scritto le leggi a immagine e somiglianza di se stesso, riducendo a uno la differenza di genere, imponendo il maschile come neutro universale, avocando a se stesso ogni potere politico, giuridico, religioso ed economico.

La svista di molti è confondere il patriarcato con la cultura patriarcale. Il patriarcato in senso stretto esiste in poche zone del mondo: Afghanistan, dove le donne sono tenute a indossare il burqa e non possono andare a scuola o lavorare senza il permesso del marito. Iran, dove le donne non possono viaggiare all'estero senza il permesso del marito o del padre e devono girare velate.Yemen, dove le donne non hanno accesso ai servizi sanitari. Sudan, dove le donne sono discriminate in ambito lavorativo e non hanno diritto al divorzio. Nel resto del mondo le lotte delle donne hanno conquistato il diritto a parlare, il diritto a studiare, il diritto a recitare, il diritto a suonare musica, il diritto a ereditare, il diritto di voto, il diritto a partorire senza rischiare di morire, il diritto al divorzio, il diritto all’aborto, il diritto di famiglia, il diritto al proprio corpo con la legge contro la violenza sessuale, il diritto alla libertà . Ma al netto dei diritti il gap tra uomini e donne è ancora enorme.

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Il senso comune maschile dà per scontato che l’ordine delle cose in cui siamo immersi sia da sempre e debba essere per sempre quello patriarcale, anche se non lo sanno. Come i pesci nell’acqua non sono consapevoli di tale immersione. Semplicemente vivono. Ma come il pesce fuori dell’acqua annaspa, si dibatte e muore anche i maschi che scoprono all’improvviso un altro punto di vista annaspano e si dibattono contro il cambiamento, che dal punto di vista neurologico attiva l’ amigdala, sede della paura e dell’aggressività. Si attiva un meccanismo di difesa finalizzato a fronteggiare la paura di morire.

Appare del tutto ovvio che per gli uomini non ci sia nessuna pressione evolutiva a uscire dall’ordine patriarcale. I privilegi sono invisibili a chi li ha. Come il potere. Privilegi e poteri sono ben visibili a chi ne è escluso e sono le donne che hanno una pressione evolutiva a uscirne. Per tollerare questa pressione i maschi necessitano di motivazione, di perseveranza e di capacità di adattarsi a nuove situazioni. Gli ansiosi, i depressi, gli insicuri collassano e uccidono. Ma se il patriarcato in quanto tale non esiste più come può esistere ancora una così potente cultura patriarcale? Ne parlo la prossima volta. Si chiama epigenetica.