Bologna, fra mortadella e tecnologia
Il sindaco Lepore ha litigato nientepopodimeno che con il New York Times. Colpa di Ilaria Maria Sala di origini bolognesi, residente a Hong Kong. A Bologna nel 2023 sono stati censiti dalla Camera di commercio un ristorante/bar ogni 35 residenti. "Un inferno turistico", lo definisce Sala. "Per secoli i dotti, i grassi e le torri di Bologna sono stati in bella armonia. Ora gli studenti sono stati sradicati e la torre è in difficoltà. Solo il grasso regna sovrano". Un detto definiva Bologna la città delle tre T. Tette, torri e tortellini. Oggi potremmo dire tavolini, tovaglioli e taglieri. Nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino, cantava Dalla, che oggi dovrebbe cantare che nel centro di Bologna c’è solo mortadella. "La lenta divorazione della nostra città da parte dei negozi di mortadella è iniziata prima del COVID, ma ha accelerato quando, come in tante città, molti negozi, caffè e ristoranti indipendenti di Bologna hanno cessato l’attività durante la pandemia. Spesso quelli del centro sono stati acquistati da catene con tasche profonde e una visione unica: vendere mortadella agli stranieri. Il centro è completamente cambiato" continua Sala.
"La risposta del sindaco Lepore è arrivata subito, stizzita e scomposta: "Voglio esprimere la mia più forte indignazione nei confronti di chi insulta la nostra città dipingendola come un mangificio di mortadella e anche per questo ho deciso di scrivere direttamente al prestigioso giornale americano evidenziando il danno di immagine prodotto nei nostri confronti", scrive Salvatore Papa su Lucysullacultura.com. Lucy Agency è un’agenzia culturale e la concessionaria esclusiva della rivista Lucy, un magazine su cui scrive Salvatore Papa, autore dell’altro articolo, che mi ha stimolato, di cui parlerò, scritto su Zero. Anche Zero è una rivista multimediale i cui redattori si descrivono così: "In giro di giorno, usciamo la sera, sempre fuori la notte. Il weekend mai a casa, holidays out of town. Beviamo, balliamo, mangiamo, facciamo. Troviamoci su internet, dai… linkiamoci, lovviamoci, pinghiamoci, pinniamoci, vogliamoci bene".
Dal 1996 ZERO è il magazine più letto di eventi e lifestyle. Dal 2007 è il sito di riferimento per sapere dove andare, a fare cosa e con chi. Sempre gratis, sempre in città, sia su carta che su smartphone, sempre in tasca. Grazie alla vicenda Lepore versus The New York Times, di cui hanno dato conto tutte le cronache locali, Papa ha colto l’occasione per fare seriamente il punto sull’ infernale turismo da cui residenti e studenti fuori sede sono sopraffatti. Scrive Papa: "Il progressivo appiattimento dell’identità culturale, ancora prima della proliferazione di nuovi 'antichi' mortadellai e taglieri, è forse l’aspetto più profondo della recente evoluzione della città. Bologna, infatti, prima di conoscere il turismo di massa, era nota soprattutto per la sua capacità di conservare quello spirito 'alternativo' (o contro-culturale, per usare un vecchio termine) che dagli anni Settanta ha dato vita a decine di esperienze autogestite e no profit dove era possibile sperimentare liberamente fuori dalle logiche del mercato e veder nascere fenomeni artistici che sono stati fino a non molto tempo fa la sua migliore cartolina."
Nel 2018 si festeggiarono i dieci anni di Ryanair a Bologna, che fu la vera rampa di lancio della City of food, con cifre da capogiro . Il Sindaco , Matteo Lepore, all’epoca Assessore al turismo e alla promozione della città, oltre che alla cultura, se ne rallegrò assai, giacché il brand da lui presentato nel 2014 all’interno di un programma di marketing territoriale che guardava all’Expo 2015 di Milano aveva dichiarato che il cibo sarebbe stato un tema chiave per posizionare Bologna a livello internazionale. E così in effetti è stato. Le politiche culturali messe in atto hanno però sortito effetti contrastanti. Mentre aumentavano i flussi turistici e finanziari, si è notata una progressiva omologazione dell'identità della città. Le sottoculture e gli spazi autogestiti, una volta fulcro della vita bolognese, sono stati sempre più trascurati a vantaggio di una standardizzazione dettata dall'industria culturale e turistica.
L’altro articolo di Papa - cui accennavo - scritto su Zero lo scorso marzo si occupa del progetto del nuovo distretto TEK nell'area intorno a via Stalingrado, che preannuncia una vera e propria rivoluzione urbana. L'obiettivo di trasformare la zona in un polo tecnologico e culturale di rilevanza internazionale attira investitori e professionisti da ogni parte, con l'intenzione di creare un ambiente moderno e all'avanguardia. Tuttavia, non mancano le critiche riguardo alla predominanza del cemento e alla mancanza di spazi verdi, sollevando dubbi sulla sostenibilità ambientale del progetto. Scrive Papa: "Un acronimo in cui T sta per Tecnologia e Tecnopolo, quindi gli investimenti nel campo della ricerca digitale avanzata; E per Entertainment (intrattenimento) e K per Knowledge (conoscenza). In pratica il cuore del progetto bandiera della Giunta Lepore, quella Città della Conoscenza che vede nella Data Valley nell’ex Manifattura Tabacchi e nel Supercomputer Leonardo il suo fiore all’occhiello. Qui hanno sede anche l’ECMWF, il Centro meteo europeo e si aggiungeranno l’INFN, il Cineca, l’ENEA, lo IOR, il Centro nazionale di Ricerca in HPC, Big Data e Quantum Computing, l’Università delle Nazioni Unite dedicata a big data e intelligenza artificiale per la gestione del cambiamento dell’habitat umano e le Officine della Conoscenza, il nuovo ufficio di citizen science realizzato dal Comune di Bologna con fondi PON Metro."
Tra una mortadella e l’altra fa effettivamente una certa impressione. Ma chi ne è a conoscenza? Per ora Bologna è un inferno turistico, un cantiere che costringe autobus e taxi a percorsi insopportabili, i cittadini ad una straordinaria pazienza. Oltre ai vari lavori in progetto, la viabilità urbana si è complicata molto a causa della torre Garisenda che ha manifestato con più decisione del solito quest’anno il rischio di crollare. Bologna, dunque, si trova in una delicata fase di transizione, divisa tra la necessità di preservare la propria autenticità e tradizione e l' opportunità di abbracciare il cambiamento e l'innovazione. È chiaro che un coinvolgimento attivo della comunità locale sarebbe stato fondamentale per garantire uno sviluppo sostenibile e rispettoso della propria identità. Avrebbe bilanciato al meglio le esigenze del progresso con il rispetto per la storia e la cultura che da sempre hanno contraddistinto la città.