Trump, l'America
e il pensiero magico

Trump, l'America e il pensiero magico

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"Pensieri lenti e veloci", scritto dal premio Nobel per l'economia Daniel Kahneman, può aiutare a capire che cosa sia successo alle elezioni americane. La premessa riguarda lo stato mentale in cui si trova probabilmente l’umanità. A Occidente, a Oriente, a nord e a sud. Insomma tutta. Può essere di aiuto , ma solo un pochino, ripensare agli anni del dopo prima guerra mondiale. Paura. Ma se allora era una paura piccola, ed ha prodotto quel che ha prodotto, che cosa potrebbe succedere domani, ora che la paura di oggi assomiglia ad un terrore senza nome? La crisi climatica, la perdita di milioni di posti di lavoro a causa della AI, le migrazioni di massa, la fame, insomma la mente è prigioniera del terrore della fine del mondo.

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In psicologia si definisce un particolare stato mentale, a cui Kahneman attribuisce il pensiero veloce: stato mentale binario. Amico/nemico, buono/cattivo. Fisiologicamente è il pensiero dei bambini, il pensiero magico che crede possibile l’ onnipotenza dei genitori. Eccolo, allora, comparire sulla scena il gigante buono che farà tornare grande l’America. E la salverà dalla fine del mondo: Trump. Solo l’America, ovviamente, perché non c’è nulla di razionale nel pensiero veloce. Nei suoi studi Kahneman ha esplorato il modo in cui prendiamo decisioni e le diverse modalità di pensiero che influenzano le nostre scelte. Distingue tra due sistemi di pensiero: il Sistema 1, che è veloce appunto, intuitivo ed emotivo, e il Sistema 2, che è più lento, logico e razionale. L'autore esplora come questi due sistemi interagiscano nella nostra mente e come possano influenzare i nostri giudizi e le nostre decisioni quotidiane. Come possa accadere che rimaniamo impigliati nel sistema 1, che non richiede nessuna fatica.

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Le ricerche di Kahneman offrono una prospettiva interessante su come funziona la mente umana e forniscono spunti preziosi su come possiamo migliorare le nostre capacità decisionali e valutare correttamente certe scelte. Traghettare la mente dal pensiero veloce al pensiero lento sarebbe il compito della politica, se non funzionasse essa stessa con il pensiero veloce. Chissà se si può nutrire qualche speranza nella AI generativa?