OLIMPIADI INVERNALI
UN GRANDE SET PER LO STREAMING

Mentre il dibattito si infuoca sulla pista da bob di Cortina (sono già partiti gli esposti degli ambientalisti e le inchieste della magistratura a nemmeno una settimana dall’annuncio trionfale del siglato accordo e dell’imminente inizio lavori), le Olimpiadi invernali del 2026 cominciano a mettere in fibrillazione anche la città di Milano che ne ospiterà la cerimonia di apertura, le gare di alcune specialità, uno dei sei villaggi olimpici e il media centre.

(L'annuncio della decisione, al Cio)

La fiamma olimpica si accenderà la sera del 6 febbraio 2026 allo stadio di San Siro. È una delle poche certezze che abbiamo. Insieme alla consapevolezza che Milano Cortina 2026 sarà un’olimpiade atipica, priva di molti dei cardini della tradizione. Per cominciare non avrà una sola sede. Gli organizzatori parlano con orgoglio della prima olimpiade e paralimpiade invernale diffusa, ma non è esatto. Anche Torino 2006 si svolse in più ambiti, solo che erano tutti nella stessa regione e non coprivano un’area di 22mila chilometri quadrati. Con ogni probabilità non avrà nemmeno la neve e anche in questo caso non si tratta di un primato: le olimpiadi invernali Pechino 2022 si sono svolte, per la prima volta nella storia, su neve completamente artificiale. Mancherà anche il villaggio olimpico, tradizionalmente il cuore della manifestazione, il luogo capace di dare vita alla grande narrazione dell’evento fatta di architetture memorabili, tensioni sportive, fenomeni di costume e avvenimenti storici (anche tragici). Al suo posto, con notevole pragmatismo, sei diverse sedi per garantire agli atleti la vicinanza ai campi di gara, tra loro lontani centinaia di chilometri e diverse ore di viaggio.

Milano, in particolare, ribadisce per le Olimpiadi 2026 la distanza tra il dossier di candidatura e le opere realmente realizzate che caratterizzò l’Expo 2015. Allora si parlava di progetti di grande impatto come la Bibilioteca Europea, la Città dello Sport, la Città della Giustizia, il Cerba (il polo per la ricerca e la cura), la Città del Gusto e della Salute, le Vie d’Acqua e le Vie di Terra, nonché delle due linee di metropolitana M4 ed M5 o della strada Rho Monza. La Biblioteca europea forse vedrà la luce tra qualche anno grazie ai fondi del PNNR, la M5 è stata completata nel 2015 a Expo finita, la Rho Monza a dicembre del 2023 e la M4 è stata aperta solo nel primo tratto tra il 2022 e il 2023. Di tutto il resto non si ha più traccia.

Al Comitato olimpico Milano aveva assicurato il maquillage dello Stadio di San Siro per la cerimonia di apertura, la costruzione di una nuova struttura da 15mila posti per l’hockey (il Pala Santa Giulia), la ristrutturazione di due arene esistenti per l’hockey femminile (il Palasharp) e per il pattinaggio di figura e short track (il Forum Mediolanum), la medal plaza in piazza del Duomo, il villaggio olimpico da costruire allo scalo ferroviario dismesso di Porta Romana, il media centre in FieraMilano a Rho-Pero. Tralasciando la vicenda paradossale dello stadio di San Siro, il cui destino è oscuro ai più, questa è la situazione reale: confermato il PalaItalia a Santa Giulia, opera di David Chipperfield Architects con Arup, che è però parte del piano di rigenerazione di Rogoredo, nella periferia sudorientale di Milano, sviluppato dalla società immobiliare australiana Lendlease; confermato pure il villaggio olimpico, anche questo all’interno del piano di rigenerazione di una vasta area urbana, sviluppato dal Fondo Porta Romana di Coima SGR, sottoscritto da Covivio, Prada Holding e dal fondo Coima ESG; via libera anche per il media centre in Fiera e per la medal Plaza in Duomo. Dovrebbe essere tutto a posto anche per il Forum di Assago, destinato allo short-track e al pattinaggio di figura, ma ora che si comincia a rendresi conto che per molti mesi prima dell’inizio delle olimpiadi l’impianto non potrà ospitare i concerti e probabilmente nemmeno le partite di basket dell’Olimpia Milano, non mancano le polemiche.

(La presentazione a Milano)

La vicenda più interessante è però quella del Palasharp, per il quale è previsto un significativo cambio di rotta. La seconda arena per l’hockey sarà infatti allestita nei padiglioni 22-24 della Fiera di Milano a Rho e sempre in Fiera si terranno le gare di speed skating, che avrebbero dovuto svolgersi a Baselga di Pinè nel nuovo impianto Ice Rink.

Un modo per risparmiare tempo e soldi, ma che potrebbe anche rappresentare una concreta eredità di questa olimpiade. Scegliere soluzioni temporanee, agili ed efficienti, che non richiedono complessi iter burocratici e autorizzativi, è un vantaggio per il CIO, ma è un’opportunità straordinaria per la Fiera di Milano che si presenta al mondo come un’organizzazione in grado di ospitare grandi eventi, set cinematografici e qualsiasi altra situazione temporanea richiedendo investimenti minimi in cambio di servizi eccellenti.

Milano Cortina 2026 è un’olimpiade che al momento sembra avvantaggiare soprattutto i privati. Tutto ciò che riguarda il pubblico, inteso sia come amministrazione locale sia come spettatori, è un gigantesco punto di domanda. A cominciare dalle infrastrutture e proprio dall’asse di collegamento tra le due capitali olimpiche Milano e Cortina, quell’autostrada A4 che risulta essere ancora oggi la più trafficata d’Italia (nel tratto Brescia-Padova registra 26.242 veicoli pesanti teorici medi quotidiani e in quello tra Milano e Brescia 24.699).

In realtà la mappa delle opere sulle vie che collegano le varie sedi contenuta nel dossier olimpico riporta oltre 70 punti di intervento fra Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige, dei quali 26 classificati «indifferibili» e 47 «essenziali» per un totale di quasi 2,7 miliardi di euro di investimenti. La notevole quantità di micro interventi, spesso contestati e osteggiati dagli abitanti e dagli ambientalisti, ammesso che vengano realizzati tutti, non servirà comunque a rendere fluida la situazione. Nessuno può immaginare di spostarsi tra Milano e la Valtellina e poi andare a Cortina o ad Anterselva e in Val di Fiemme per seguire le gare. Lo faranno solo gli addetti ai lavori, gli alti papaveri, qualche giornalista e qualche fotografo usando elicotteri e auto blu. Al momento Milano Cortina 2026 sembra il cantiere di un gigantesco e costosissimo set per streaming e dirette tv.

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