Il mondo dell’Estetista Cinica è rosa, come ha potuto verificare chiunque sia passato in via Brera a Milano lo scorso giovedì sera davanti all’ingresso della Pinacoteca bardato con il grande tendone Veralab che annunciava e insieme proteggeva l’evento esclusivo. Una tonalità particolare di rosa, il fucsia, che secondo la tradizione è il simbolo della gioia e della soddisfazione per le proprie realizzazioni. E a Brera la scorsa settimana proprio questo si festeggiava: l’Overskin Anniversary, questo il titolo della serata organizzata “per celebrare un anno di Overskin, il brand make-up di Veralab, e lo sbarco in Spagna”.
L’estetista Cinica (un milione di follower su Instagram) nella vita reale è Cristina Fogazzi, bresciana, classe 1974, che dopo gli studi classici si è lanciata nel mondo del beauty dando vita a una delle start up di maggiore successo in Italia, VeraLab, marchio di skincare da 70 milioni di euro di fatturato. La Fogazzi da tempo è impegnata a sostenere l’arte e la cultura tramite sponsorizzazioni di mostre e a Milano ha “firmato” anche l’albero di Natale di Piazza del Duomo nel 2022. Non è nemmeno la prima volta che organizza feste in un museo. Per i suoi 49 anni e per il contemporaneo lancio della linea trucco Overskin, il 19 giugno 2023 aveva scelto Palazzo Reale a Milano con la Sala delle Cariatidi e lo scalone d’onore dell’Arengario illuminati a festa, da luci rigorosamente fucsia, un photo opportunity corner vista Duomo e la cantante Elodie a intrattenere gli ospiti. Impossibile non notare l’evento, ma nessuno allora ha avuto da ridire.
Questa volta invece la serata a Brera, un grande successo per gli organizzatori, ha scatenato l’inferno e al centro delle polemiche è di nuovo finito Angelo Crespi, il nuovo direttore della Pinacoteca di Brera fresco di nomina da parte del ministro Gennaro Sangiuliano. Crespi si era già distinto per aver di fatto inaugurato Palazzo Citterio con una mostra-evento di gioielli Swarovski in occasione della settimana milanese della moda uomo: una visita in anteprima al tanto atteso ampliamento della Pinacoteca di Brera, la cui apertura ufficiale è prevista per il prossimo dicembre, che ha fatto storcere il naso a molti.
Tutto normale, secondo il direttore, una modalità in uso anche all’estero che è valsa alla Pinacoteca un contributo di 550mila euro grazie al quale – ha spiegato lo stesso Crespi – “doteremo di clima frame, ossia dei vetri climatizzati per la conservazione, tutte le opere più importanti delle collezioni Jesi e Vitali, che troveranno spazio a Brera Modern. Speriamo in futuro di avere anche altre collaborazioni, visto che abbiamo richieste di partnership con i brand più importanti e ce lo richiede lo stesso ministero. Lo Stato investe sulle acquisizioni, ha acquisito un codice medievale da un milione di euro per la Biblioteca, che presenteremo a settembre, ma noi dobbiamo garantire un certo livello di sostenibilità”.
Ma questa volta stiamo parlando di altre cifre e di altri luoghi. Al centro delle polemiche è stata la scelta di concedere la Sala Maria Teresa della Biblioteca Braidense per organizzare la cena. Nel salone settecentesco con la spettacolare scaffalatura del Piermarini, dove è impossibile introdurre anche solo una bottiglietta d’acqua causa delicatezza volumi, è stata servita una cena per qualche centinaio di persone, con tanto di tavolate imbandite, giochi di luce e andirivieni di camerieri e ospiti. Cristina Fogazzi si è giustificata: “Ho pagato per stare in una location, a Brera ci sono regole”, ha detto. E si fatica a darle torto. Diversa è la posizione di Crespi, come di tutti gli altri responsabili di musei pubblici in tutta Italia ormai ridotti a cercare soldi ovunque capiti, perché i tagli alla cultura impediscono la gestione anche minima di un luogo d’arte: nemmeno le pulizie e la guardiania sono coperte.
Ma il direttore di un museo non è un Venue Manager, non gestisce un luogo in cui si tengono eventi. Il suo compito è certamente anche quello di rendere sostenibile il bilancio dell’istituzione culturale di cui si occupa, ma in primo luogo vengono la natura e l’identità dell’istituzione stessa. Il problema non è selezionare gli eventi o impedirli. Si può fare molto in un museo o in una biblioteca. Ma non proprio tutto. E in ogni caso, anche a voler strafare, 80mila euro per affittare la Sala Maria Teresa della Braidense per un evento mondano privato sono proprio pochini. Anche sommandoci i 15mila versati per gli straordinari del personale sono molto lontani dal costo medio di una prestigiosa location milanese. E chissà se sono anche solo paragonabili al costo del catering, delle liste dei vip, dello spettacolare allestimento o dei servizi di sicurezza pagati per la serata.