ZOO DEL MONDO
NON CARCERI
MA CASE
DI CURA





Che noi umani ci siamo allontanati dalla Natura è un dato di fatto. Se non fosse per le escursioni scolastiche effettuate in aziende agricole e/o in giardini zoologici, oppure per quel contatto (visivo), assai criticabile ma per certi versi utile, durante gli spettacoli circensi, la maggioranza delle popolazioni residenti nei “paese sviluppati” potrebbe vivere un’intera vita senza mai aver avuto la possibilità di vedere, toccare e odorare un animale selvatico, o comunque non domestico. >Infatti, più ci avviciniamo a cani, gatti o uccelli in gabbia e più ci allontaniamo dal mondo selvatico. Vivendo una natura all’interno delle mura di casa pensiamo che fuori non ci sia altro da scoprire. D’altro canto, sul web possiamo scaricare ogni documentario immaginabile e possibile, possiamo visitare nella realtà virtuale o aumentata ogni angolo del globo e pensare di colmare così ogni ammanco.



Ma non è così. Per molti, un giardino zoologico, uno zoo, è quanto più vicino mai si potrà essere a un leopardo, una giraffa o un avvoltoio. Non solo perché i loro habitat sono difficili da raggiungere ma anche perché in natura non consentono un avvicinamento.

Ha fatto notizia l’iniziativa dello zoo di Londra che, per richiamare un pubblico affezionato agli animali, ha deciso anche quest'anno di effettuare una pesa interattiva con il pubblico di tutti gli oltre 14.000 animali presenti. Nel farlo hanno unito l’utile al dilettevole. Infatti, i protocolli di monitoraggio della salute e benessere degli animali prevedono che vengano pesati regolarmente, e cadendo la pesa estiva in un periodo di vacanza e con una presenza di turisti, perché non usare l’evento in senso commerciale e magari dirottare un flusso turistico verso lo zoo anziché Hyde Park?



L’evento, che può sembrare una trovata furbesca, in realtà nasconde il profondo dramma in cui i giardini zoologici si trovano, quelli italiani compresi. Combattuto tra posizioni animaliste contro ogni forma di detenzione di qualunque animale e la mercificazione/spettacolarizzazione degli animali, chi visita oggi un giardino zoologico lo fa con scetticismo e prudenza da un lato o con indifferenza dall’altro. Questi ultimi visitano lo zoo come alternativa ad altre opportunità di svago: al luna park, al centro commerciale, al cinema. Molti lo visitano accompagnando i propri pargoli alla scoperta del mondo animale, quel mondo che i figli hanno visto nei cartoni animati o nei libri delle fiabe che i genitori ogni sera sfogliano. In pratica si dà vita a quel mondo virtuale e finto dello schermo, piccolo o grande che sia.



Oppue, al contrario, si visita lo zoo anche per sensibilizzare a come non devono vivere gli animali, ovvero nelle costrizioni di gabbie, stalle o recinti. Questo tipo di visita si conclude sempre con un rimprovero su come sono trattati, anzi maltrattati, gli animali, come se il benessere degli animali fosse definito unicamente in termini di libertà di movimento. Quindi si va allo zoo per dare un corpo a un’idea di animale, oppure non si va perché sono luoghi di sofferenza indotta dall’uomo.Entrambi questi aspetti però nascondono un potenziale che invece potrebbe avere come risultato finale l’avvicinamento dell’essere umano alla Natura.

Partiamo dagli scettici. Se prendiamo ad esempio gli animali presenti al Bioparco di Roma, molti degli esemplari comunemente usati negli spettacoli da circo (zebre, orsi, felini, elefanti, scimmie varie) provengono da sequestri effettuati nel tempo a privati per i più svariati motivi, da fallimenti di altri giardini zoologici o di circhi, oppure da ritrovamenti in natura di esemplari feriti o malati la cui reintroduzione sarebbe loro fatale.



Questi esemplari entrano a fare parte del circuito internazionale degli zoo e acquari ed entrano quindi nel Mondo della loro protezione e conservazione, gestito con stringenti protocolli a tutela del benessere fisico ma anche psichico dell’animale. Oltre a questi esemplari, tutti gli altri tuttavia non provengono da rapine in natura né tantomeno da acquisti che si effettuano al mercato degli animali esotici. Questo semmai avveniva oltre cento anni fa ed è una prassi non solo caduta in disuso ma persino vietata a quelle strutture che aderiscono ai circuiti internazionali. Molti altri animali provengono da altre strutture zoologiche e sono natI quasi sempre in cattività. Lo scambio tra strutture avviene per evitare gli inconvenienti della consanguineità. Altri ancora provengono da associazioni di tutela degli animali che non sono in grado di custodire esemplari che non possono essere rilasciati: uccelli feriti, rettili trovati o, può capitare, animali fuggiti da altre strutture.



Il giardino zoologico, in questi termini, è tutt’altro che un luogo di detenzione. Anzi è più simile a una casa di cura. Ma gli zoo moderni hanno finalità ancora più nobili: la Conservazione è forse quella più importante. Nel custodire molte specie esotiche, gli zoo di fatto tutelano le specie a rischio di estinzione in senso fisico ma anche genetico. La Ricerca affianca la finalità della Conservazione consentendo di effettuare studi sui comportamenti in cattività degli animali. Un animale custodito si può osservare più facilmente che in natura e questo aumenta le opportunità di conoscenza. Infine, la Sensibilizzazione ed Educazione, ovvero l’avvicinamento dell’uomo agli animali e alla natura. E questo ci riporta esattamente al punto di partenza ed è, a mio avviso, il compito più arduo.



Se la Conservazione e la Ricerca sono effettuate da tecnici e specialisti del mestiere il cui ostacolo principale è la disponibilità di fondi, per la Sensibilizzazione è tutto più complicato. La scelta di visitare uno zoo compete con numerose alternative che nei tempi moderni sembrano abbiano surclassato ogni cosa: dai video giochi alla realtà aumentata, dall’apatia all’indifferenza. Non è una questione di costo ma di sensibilità e guarda caso è lo stesso problema che affligge il Pianeta. Ecco come a Londra hanno avuto l’idea di coinvolgere il pubblico in un’attività di routine. Serve per far conoscere il mondo degli zoo, una specie di “dietro le quinte.” Spiegano qual è lo scopo nel monitorare il peso, stabilire diete diverse o come indicatore di uno stato di gravidanza o di malattia. Informano il pubblico sulle difficoltà che si riscontrano nella gestione di animali esotici, e di come è difficile (se non impossibile) il “contatto” fisico con loro. Insomma fanno ogni sforzo per spiegare il ruolo dell’uomo nella tutela degli animali.

Se da un lato l’iniziativa serve per avvicinare il pubblico, ahimè, dall’altro serve per incassare quei fondi che altrimenti mancherebbero per il funzionamento degli zoo, ovvero per la tutela della Natura stessa. A proposito di sensibilizzazione...

(* Direttore generale del Bioparco di Roma)

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