ROCCE ROSSE
E VILLAGGI
IL MAROCCO
SULL'ATLANTE

Da Marrakesh arriviamo sulle montagne dell'Atlante dopo aver attraversato in minibus tanti villaggi molto simili l'uno all'altro e qualche città intravista in lontananza.


(Sull'Alto Atlante: la costruzione segue l'andamento del terreno )


Paesi e città in questa parte del Marocco hanno tutti lo stesso colore rossastro. Non deve stupire, perché gli edifici sono costrutti con laterizi di arenaria rossa e le casupole di un solo piano così diffuse non appena si esce dai grandi centri abitati hanno i muri d'argilla impastata con la paglia. Piccole costruzioni che resistono alle intemperie, garantiscono un buon isolamento termico, però se arriva il terremoto si sbriciolano. E così ti spieghi quelle tende azzurre che scintillano al sole a poca distanza da abitazioni diroccate o scoperchiate durante l'ultimo devastante sisma che ha colpito il Marocco nel 2023.


(Una Casbah diroccata)


Attraverso il finestrino del minibus scorrono frammenti di vita quotidiana che purtroppo posso soltanto osservare di sfuggita. Fossi a piedi mi fermerei per capire quell'uomo in groppa a un asino che trascina un mucchio di frasche secche. E mi piacerebbe anche capire come funzionano quelle grandi macchine per il caffè espresso che occupano completamente il vano di carico di piccoli furgoni trasformati in chioschi che si trovano disseminati lungo strade polverose e poco trafficate nel cuore del nulla. Mi piacerebbe anche sapere come si riesce a dormire sdraiati sotto una palma sul ciglio della stessa strada. E pure sapere che cosa bevono la mattina per colazione tutti quegli uomini che affollano i bar dei paesi che incontriamo. Donne in quei locali se ne vedono poche e comunque accompagnate da un uomo.


(Una scuola. In tutto il Paese sono molto ben tenute)


E sono infine curioso di sapere chi comprerà mai tutti quei palloni di plastica colorati, appesi all'esterno di una rivendita di bibite e mille altre cose. Così come non riesco a immaginare quanto tempo occorrerà per vendere le centinaia di tajine che, passando col minivan, scorgo impilate ordinatamente davanti a un grande negozio di terrecotte, situato non proprio vicino all'ultimo centro abitato che abbiamo attraversato.


(Tenda montata dopo il terremoto)


La strada comincia a salire, arriverà fino al valico di Tizi ‘n Tichka a circa 2.200 di quota. Lungo la strada ci sono tappe obbligate, come ad esempio quella ai margini di un paese dove alcuni anziani vendono pietre nere a forma di uovo. Sembrano particolari già solo per la loro superficie granulosa tipo carta vetrata da 200, poi però l'anziano me ne apre una e dentro ci sono quarzi di colori così intensi che nemmeno Photoshop. Con quest'uomo magro che naviga dentro la sua giacca scura troppo grande, scambio qualche parola. Mi dice che qui la vita è dura e mi indica il villaggio che si trova in fondo al canyon, proprio sotto l'area di sosta con mercatino dei quarzi in cui ci troviamo.


(Un villaggio sulla strada dell'Alto Atlante)


In fondo al paese ci sono piccole zone verdi, coltivate: è lì che scorre la poca acqua residua. Qualche capretta pascola dove può. Tutto intorno domina ancora il rosso: case, terra, rocce. Tranne una vetta lontana sulla quale si scorge ancora un piccolo batuffolo di neve. Il vecchio mi dice che qui il cielo è sempre così, azzurro. Piove poco, nevica ancora meno.


(Un negozio di tajine in terracotta)


Tre bambini, la più grande avrà sette anni, escono da una casetta a mezza costa: ciascuno di loro ha un fardello di masserizie da trasportare chissà dove. Si aiutano l'un l'altra a caricare la roba in spalla e via, con un sorriso, nonostante tutto.


(Un piccolo minareto sul tetto del bar Tizi Ait Barka)


Superato il mercatino, un uomo fa la siesta disteso a terra a poco passi dal "Palais des Merveilles", l'edificio più grande, forse un negozio di quarzi particolarmente scintillanti, ma oggi è chiuso e le Meraviglie possiamo solo immaginarle.

(2-continua)

leggi anche: VITE IN PIAZZA A MARRAKECH

Press ESC to close