PANAMA
E DARIÈN GAP
L'INFERNO
DEGLI IMMIGRATI

Nei giorni scorsi è partito per Bogotà da Città di Panama il primo aereo che ha riportato in Colombia 29 colombiani pregiudicati che avevano attraversato il Darièn Gap, la foresta più pericolosa del mondo, per arrivare nel Paese del Canale e da lì risalire fino agli Stati Uniti. Il volo è frutto di un accordo tra il Governo panamense del Presidente conservatore Josè Raul Mulino e quello di Joe Biden, che finanzia con 6 milioni di dollari annuali i voli di rimpatrio. Cominciati con pregiudicati, ma che poi potranno interessare ogni immigrato irregolare. Sono stati più di 500 mila l’anno scorso i disperati che hanno attraversato il Darièn, 113 mila dei quali minori, un flusso difficile da gestire per un Paese come Panama che conta solo 4 milioni e mezzo di abitanti. Proprio sul contrasto all’immigrazione ha fatto la sua campagna elettorale e vinto le elezioni Mulino. “Il Darièn non è un corridoio di passaggio, è la nostra terra” ha ripetuto per mesi e con successo.


(Migranti sbarcano alla Bajo Chiquito Migrant Reception Station di Panama dopo aver attraversato il Darién Gap nel febbraio 2023 - copyright UNICEF/UN0793479)


Ma da dove vengono gli immigrati? Dalla Colombia, dal Venezuela, da Haiti, dall’Ecuador. Ma persino dall’Africa e dalla Cina. Questi aspiranti statunitensi che arrivano da molto lontano atterrano in Ecuador, che ha una politica dei visti particolarmente aperta, e poi su su fino al Darièn e quindi dal Guatemala al Messico nella speranza di entrare negli Stati Uniti. Un viaggio spesso infinito che ha nel “Tappo del Darien” un passaggio durissimo e spesso mortale. Basti pensare che la Carretera Panamericana che con 30 mila chilometri va dall’Argentina all’Alaska, si interrompe proprio da Turbo in Colombia a Yaviza in Panama, circa 180 chilometri: nessun tentativo di completare questo tratto di Carretera ha mai avuto successo. La foresta è fittissima, ma attraversata dal fiume Atrato che con un delta di 80 chilometri riempie la zona di paludi traditrici. Va dalla pianura ai 1850 metri del Cerro de Tacarcuna. Gli animali più pericolosi popolano il Darien, serpenti velenosi, ragni dal morso mortale, puma e belve.

Questa zona ha visto anche una apparente follia, la spedizione nel 1698 di 1200 scozzesi che su 5 navi sono sbarcati nel Darien con l’obiettivo di fondare una colonia. Tra morti per malattie, morsi di serpenti e l’opposizione armata degli spagnoli, i pochi superstiti avevano dovuto tornare in patria nel 1700. Ma sullo “Schema Darien” la Scozia aveva investito il 20 % delle sue risorse e il fallimento della spedizione era stato il crac finanziario che aveva portato di lì a 7 anni a firmare l’Atto dell’Unione, entrando nella Gran Bretagna.



Più recentemente nella parte sud della zona ha operato a lungo la guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), guidate dal guerrigliero più longevo dell’America Latina, Tirofijo Marulanda.

Ma da quando il Darien è diventato il corridoio per il nord di centinaia di migliaia di disperati, qui si è organizzata una economia parallela, spesso in mano alla criminalità organizzata del Gulf Clan. Ai margini della zona sono fiorite piccole organizzazioni di guide e spesso anche nel bel mezzo del “Tapòn” le comunità di indios forniscono a pagamento viveri, acqua, posti per riposare. Ma quanti migranti muoiono nel tremendo tragitto? Nessuno, naturalmente lo sa con precisione. Centinaia? Migliaia? E quanti e quante sono state violentate, torturate, vessate. Nessuno ugualmente lo sa.

“Bloccheremo l’afflusso di migranti. Riconquisteremo la nostra terra” promette Mulino, ma la Chiesa cattolica cerca di organizzare aiuti e assistenza e con lei alcune organizzazioni umanitarie. I primi rimpatri di colombiani vogliono essere innanzitutto un monito: “Vi rispediremo a casa vostra” minaccia il Presidente di Panama. “Si illude – risponde la Chiesa – la disperazione è più forte delle minacce”.

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