Se Kamala Harris vincerà la corsa alla presidenza, come credo succederà, sarà perché le donne di tutte le razze voteranno per lei in numero molto maggiore degli uomini – soprattutto bianchi - che voteranno per Trump.
LeggiChiunque sia stato o sia un giornalista in qualsiasi democrazia liberale non può non aver provato una stretta al cuore apprendendo che il Washington Post ha deciso quest’anno di non pubblicare una dichiarazione di voto per nessun candidato alla presidenza. Dopotutto, questo giornale lo ha fatto in ogni elezione dal 1976, quando sostenne Jimmy Carter contro Reagan, continuando poi a dichiararsi sempre per i democratici con l’eccezione del 1988, quando tra George H. Bush e Michael Dukakis decise di passare.
LeggiIn questi giorni è uscito nelle sale cinematografiche 'The Apprentice' (L’apprendista), film biografico sulla giovinezza di Donald Trump. Il film è diretto dall’iraniano-danese Ali Abbasi, la sua star è il rumeno-americano Sebastian Stan, truccato e soprattutto imparruccato talmente bene da sembrare una copia esatta di Trump. Chissà cosa ha pensato Trump del fatto che il film è il lavoro di due immigranti.
LeggiDopo che ben due uragani, Helene e Milton, hanno devastato il sud est degli Stati Uniti, i soccorsi fanno fatica ad arrivare. Disfunzione della protezione civile? Ci mancherebbe altro, quella lavora bene. Sono piuttosto le diverse accuse di 'cospirazioni' amplificate dai social media che rallentano gli aiuti e disseminano il sospetto nei confronti del governo.
LeggiCon i sondaggi nazionali e stato per stato che da settimane oscillano solo di qualche punto, lo sforzo di predire come andranno le elezioni di novembre si concentra su fasce di elettorato sempre più piccole e specifiche. Entrano in scena gli arabo-americani del Michigan, in rivolta contro l’amministrazione Biden per l’appoggio incondizionato ad Israele.
LeggiIl confronto tv fra i candidati vice-presidenti Usa ha messo in primo piano i programmi politici. Una discussione piana, senza frasi memorabili e condotta con grandi cautele, la conferma di tutto quello che già si sapeva di loro e delle loro posizioni. Si può dire entrambi vincenti, perché qualsiasi padre è amato dai propri figli.
LeggiSta per uscire nei cinema Usa il documentario “Carville: Winning is Everything, Stupid!” di Matt Tyrnauer. Il titolo è già una provocazione anche per chi non conosce James Carville, il manager della vittoriosa campagna di Bill Clinton nel 1992 contro il presidente in carica George H. Bush.
LeggiHarris sta conducendo una campagna senza scosse, al contrario di Trump che ogni giorno si imbatte in un nuovo scandalo. Ha steso l'avversario nel dibattito televisivo, ma apparentemente - salvo in alcuni sondaggi recenti - guadagna poche frazioni di punto.
LeggiHarris sta conducendo una campagna senza scosse, al contrario di Trump che ogni giorno si imbatte in un nuovo scandalo. Ha steso l'avversario nel dibattito televisivo, ma apparentemente - salvo in alcuni sondaggi recenti - guadagna poche frazioni di punto.
LeggiTrump e gli immigrati da Haiti. La prospettiva dell’autoritarismo non è l’uomo nero inventato dai democratici per drammatizzare la campagna elettorale. È una promessa di Donald Trump e del Partito Repubblicano nella sua interezza.
LeggiMartedì 10 settembre Kamala Harris ha vinto il dibattito con Donald Trump e Taylor Swift ha pubblicato su Instagram la sua dichiarazione di voto per Kamala Harris e Tim Walz. Per i democratici è stata una serata fantastica.
LeggiIn una sostanziale bonaccia di notizie, continua la corsa per il dopo Biden. La campagna di Kamala Harris ha preso 25 milioni dalle proprie casse e li ha dati ai candidati al Congresso e al Senato.
LeggiCampagna elettorale dem nello stato di New York, gente di tutte le classi sociali e di tutte le età impegnata nella campagna della Harris: un’altra prova che il partito non è fatto solo di leader, e che le critiche di elitarismo radicato sulle coste dell’Atlantico e del Pacifico sono stantie come i commentatori che le ripropongono. Ma nelle presidenziali del 2024, è l’America illiberale che minaccia di vincere.
LeggiRicchissima di partecipanti, oratori, film, e celebrità, la Convenzione Democratica di Chicago ha offerto materiale bastante per dozzine di analisi. Il primo punt da segnalare è che la Convenzione ha dimostrato come il soprannome GOP (Grand Old Party), affibbiato al Partito Repubblicano nel 1870 per aver salvato il paese dalla scissione, sia oggi più appropriato al Partito Democratico, unito per salvare il paese dall’autoritarismo di Trump.
LeggiJ.D. Vance quando non insulta le donne fa campagna elettorale non tra folle adoranti - quello è il terreno di Trump -, ma nella polizia. Giovedì scorso ha parlato alla Milwaukee Police Association, che si è dichiarata per i due repubblicani. Il 7 agosto è andato dalla Police Officers Association of Michigan, organizzazione che riunisce migliaia di poliziotti in dodici contee. Anche loro si sono dichiarati per la coppia Trump-Vance.
LeggiConsiderata poco efficace come politica, e invisibile come vicepresidente, Kamala Harris è emersa istantaneamente come una star. Anche lei è una pazza secondo Trump, anzi “più pazza di Pocahontas”, ha detto recentemente, e bisogna soffermarsi un po' per ricordare di chi stia parlando. Pocahontas è il soprannome da lui affibbiato all’ottima senatrice Elizabeth Warren, che una volta dichiarò di avere una piccola percentuale di sangue indiano.
LeggiQuando Donald Trump chiama la sua rivale Kamàla, e non Kàmala, non è solo perché agli americani viene naturale mettere l’accento sulla penultima sillaba e conoscono poco le parole sdrucciole. Come ha scritto il linguista John McWhorter sul New York Times, Trump sta mandando segnali a quella parte del paese che si crogiola nell’ignoranza degli accenti stranieri, anzi, di tutte le cose straniere; in poche parole, al suo elettorato.
LeggiCampagna elettorale casa per casa nello stato di New York, proprio come nella politica italiana di una volta. New York è blu che più non si può, ma le zone rurali no. Nel 2022 il Partito Democratico perse quattro membri del Congresso da queste parti, e così perse la maggioranza.
LeggiKamala Harris è uscita dal suo bozzolo non appena Biden ha annunciato di volerle passare il testimone. Si è istantaneamente lanciata sia nel controllo del partito che nella campagna elettorale, dimostrando un acume politico che conosceva solo chi la seguiva dai tempi della sua carriera di procuratrice e senatrice.
LeggiEntro poche ore dall’annuncio del ritiro di Biden, e il suo endorsement per Kamala Harris, la campagna dei democrat ha formalmente cambiato nome da “Biden for president” a “Harris for president”. I primi segnali - dalla raccolta fondi allo schieramento di big e delegati - segnalano una ripresa di energia e speranza nel campo dem.
LeggiIl Trump che ieri ha inaugurato la convenzione repubblicana a Milwaukee dopo essere scampato con un graffietto un attentato questo fine settimana, è il candidato perfetto. La scelta del senatore dell’Ohio J. D. Vance come vicepresidente è un’altra prova della sua ingegnosità politica.
LeggiLa settimana scorsa è passata come la lunga vigilia di qualcosa di importante che doveva accadere ma non è accaduta: l’annuncio che Joe Biden intende ritirarsi dalla corsa per la presidenza.
LeggiI democratici si sono svegliati il giorno dopo la catastrofica condotta di Joe Biden nel dibattito con Donald Trump come dopo una brutta sbronza. Democratici - e non partito democratico - perché il partito non esiste in quanto tale, c’è un popolo e i suoi “grandi”.
LeggiTrump ha stravinto il primo dibattito tv con Biden, e non conta che abbia detto una valanga di bugie. Ne è uscito rafforzato, e in modo decisivo.
LeggiLa questione non è tanto dell’età e della confusione mentale. Trump e Biden sono della stessa generazione e quanto a confusione mentale Trump batte Biden. Ma Trump batte Biden in un test non detto e credo più importante ai fini della campagna: quello sulla mascolinità.
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