Tutti i sondaggi sembrano convergere sull’opinione che il candidato Trump continua a ricevere il supporto dell’elettorato agricolo. Al di là delle considerazioni riguardanti il “peso” del voto degli stati agricoli, non considerare le cause che spingono tali elettori a preferire il repubblicano Trump alla Harris merita sicuramente attenzione. La risposta la possiamo ricercare in una tabella che mostra il trend della bilancia commerciale degli scambi di prodotti agricoli degli USA. Dall’inizio del nuovo millennio gli Stati Uniti, fino al 2022, hanno avuto sempre un saldo in avanzo o al massimo in pareggio tra importazioni ed esportazioni di prodotti agricoli (cereali in genere, soia, bestiame, frutta fresca e secca, verdura varia).
Superato il periodo della pandemia Covid19, dal 2022 si inizia a registrare un rallentamento delle esportazioni, chiudendo il 2023, per la prima volta, con un passivo, determinato prevalentemente dal calo nelle esportazioni di cereali e olio di semi. Le importazioni sono state maggiormente provenienti dal Canada, Europa e Messico seguiti dal Sud America (Brasile in testa), Cina, India, Turchia, i paesi del sud-est Asiatico e infine l’Australia. Al contrario, il 31% delle esportazioni sono state destinate prevalentemente alla Cina, insieme a Sud Korea e Giappone. Il 28% al Canada e Messico. Seguono Brasile, Egitto, Turchia, Est Asiatico e Australia. I prezzi dei cereali sta subendo notevole pressione al ribasso. Solitamente il fenomeno si accompagna ad un aumento della domanda, ma in questo caso si osserva un aumento degli acquisti cinesi dal Brasile, forzando le esportazioni USA verso il Messico. I segnali di un cambio di politica di approvvigionamento da parte della Cina sono arrivati all’inizio del 2024, quando hanno deciso di annullare l’acquisto di 1.5 milioni di tonnellate di grano dagli Stati Uniti e dall’Australia. Non avendo contezza della ragione di tale decisione, le voci del mercato riferiscono di un miglior prezzo ottenuto fuori dalla borsa internazionale ufficiale (Chicago).
Le implicazioni della scelta cinese vanno oltre l’aspetto ovvio del mancato introito da parte dei produttori. Non è dato sapere quale sia stata la fonte alternativa di approvvigionamento, a quale prezzo sia stato venduto né se si tratti di una scelta permanente o temporanea. Poiché le giacenze di altri prodotti agricoli sono lievitate, è ragionevole credere che il fenomeno si ripeterà su altri prodotti. Fonti ufficiali confermano che la Cina ha avuto un anno straordinario nella raccolta di grano, così come sono confermate le notizie di scambi importanti di cereali con Brasile e Russia. Ma la conoscenza dell’avvenuto accordo tra le parti non evidenzia dettagli delle transazioni: a quali prezzi, quali quantità, quali accordi di consegna.
Volenti o nolenti, il mercato delle commodities agricole opera sui contratti a termine (futures) che rappresentano una informazione essenziale per i produttori, i quali devono pianificare le semine e le raccolte. Il grano consegnato oggi è la fine di un processo partito almeno dodici-ventiquattro mesi addietro. I paesi appena menzionati (Cina, Russia e Brasile) sono tra i paesi fondatori dell’accordo BRICS e del sistema di pagamenti alternativo allo SWIFT, oggi in uso nel mondo occidentale. Oltre ai mancati introiti per tutti gli attori (produttori, intermediatori e banche) il maggiore danno deriva dalla mancata informazione necessaria per la pianificazione futura. Per oltre cento anni, l’Occidente ha dominato il commercio internazionale specie sul piano finanziario.
La tecnologia una volta esclusiva all’ovest (soprattutto per gli USA) è oggi disponibile ad altri paesi, rendendo possibili l’uso di circuiti alternativi. Il sistema BRICS è quasi completato e già funzionante. Un blocco dei fondi di un paese detenuti in banche occidentali, in seguito ad esempio a sanzioni imposte per qualunque motivo, non può che generare diffidenza nella decisione di depositare surplus commerciali in uno dei paesi che applicano la sanzione. Se prima potevano mancare alternative, oggi operare fuori dai circuiti convenzionali è assolutamente possibile, e lo stanno già facendo la Russia, l’Iran, l’Arabia Saudita, vari paesi africani e tutti con il supporto della Cina. Eppure nessun candidato alle presidenziali Usa ha presentato la sua idea su come affrontare la crisi che inevitabilmente coinvolgerà il popolo americano e la popolazione mondiale.
(2. continua)