OPULENZA
E FORTEZZE
BUKHARA
LA NOBILE

 

Lascio la magica Samarkanda per ritrovare Bukhara-I-Sharif, Bukhara dai molti nomi, la Santa, la Nobile, la Bella.

Nell’immaginario collettivo si tende a pensare che Samarkanda sia la più bella. Forse il nome stesso, il mito, la canzone di Vecchioni; certamente ha maggior fama, il grandioso Registan è il suo biglietto da visita, ma Bukhara ci lascia sorpresi per una opulenza inattesa, una indiscutibile bellezza, per la ricchezza di edifici millenari e di monumenti nascosti dentro le mura. Il suo centro storico vanta uno stato di conservazione straordinario che ha attraversato la dominazione russa senza danni. Esistono oggi circa centoquaranta monumenti protetti – che non starò ad elencare - e che fanno della città forse la destinazione più ricca di fascino e suggestione del paese.

Ritrovo Bukhara, dopo venticinque anni, con maggior stupore e piacere perché ho avvertito meno lo stravolgimento della “modernizzazione” e ho goduto delle lunghe passeggiate di scoperta rigorosamente a piedi…


(Rovine di una parte della fortezza Ark, a Bukhara)


Secondo la tradizione Bukhara fu fondata nel VI secolo a.c. da un principe persiano che è forse sepolto nella Moschea del Venerdì all’interno della Fortezza Ark. Molte le leggende, ma in realtà Bukhara esisteva già nel VI secolo a.c. ed è stata per lungo tempo una delle più importanti città della Transoxiana Islamica poiché occupava un crocevia fondamentale per l’epoca, trovandosi al centro tra le principali città afgane e persiane. La storia ci parla della dinastia Achemenide di origine persiana che dominò nell’area iranica e creò un vasto impero multietnico esistito dalla metà del VI secolo a.c. fino alla invasione di Alessandro Magno nel 331 a.C. Anche Bukhara, come Samarkanda e Khiva, ha tratto vantaggio dalla presenza di re e condottieri illuminati.

La città era di fede zoroastriana e quando nel 700 arrivarono gli Arabi gli abitanti riuscirono ad evitare la conversione all’Islam pagando pesanti tributi. Ma in seguito dovettero capitolare.

Una annotazione: nell’800 a Bukhara nacque Al-Bukhari, il massimo tradizionalista della storia dell’Islam.


(Decorazioni interne di una moschea)


Nel IX secolo ebbe inizio il periodo del massimo splendore, quando l’impero Samanide (819-999), retto da una dinastia iraniana sunnita – una delle prime dinastie indigene della Persia islamica - si distacca dal Califfato Abbaside sunnita di Baghdad e Bukhara diventa la capitale del regno. I Samanidi diedero grande impulso alla cultura persiana, una sorta di Rinascimento islamico, dove architettura, letteratura e poesia vennero rivitalizzate e gli uomini di lettere scrivevano in arabo e in persiano.

In quell’epoca vennero costruiti i più significativi edifici della architettura islamica. La dinastia Samanide fu responsabile dell’espansione e del rafforzamento dell’Islam sunnita in quei territori che fino ad allora avevano professato fedi diverse: zoroastriana, buddista, animista.


(Il Complesso di Bahauddin Naqshbandi)


Bukhara era sede della Biblioteca più grande e ricca del mondo islamico; ospitava grandi scienziati come Ibn Sina (Avicenna) e Al Beruni filosofo, scienziato e storico persiano (è stato anche un maestro Sufi e gli è stato dedicato un asteroide!). Nella città venne sviluppata una rete di canali e di vasche di pietra dette “hauz” che servivano per un efficiente approvvigionamento dell’acqua. Sistema elaborato e valido che permise una straordinaria crescita degli abitanti – forse 300.000 persone – ma fu anche fonte di diffusione di malattie e pestilenze. Comunque, questo sistema rimase in uso fino al periodo sovietico, quando fu decisamente modernizzato e le vasche vennero prosciugate e interrate. Oggi si procede al restauro e molte di esse sono state riportate alla luce e “in vita”, colme d’acqua e circondate da meravigliosi alberi secolari di gelso.


(Un ballo improvvisato davanti a una moschea))


Nell’XI secolo l’impero Samanide venne sostituito da dinastie minori e sotto il loro dominio ci fu un declino della città. Andò anche peggio quando nel 1220 Bukhara venne espugnata e devastata da Gengis Khan e gli abitanti massacrati. La città continuò nel suo declino per oltre un secolo in attesa di Tamerlano (Amir Timur), 1370 circa, che regnò su Samarkanda. Bukhara finì nella sfera di influenza della dinastia Timuride traendone beneficio.

Alla fine del XV secolo gli Shaybani – dinastia uzbeka di fede sunnita - discendenti di Gengis Khan ma decisamente con un’altra cultura dello “stato”, regnarono sulla Transoxiana e Bukhara divenne capitale di quello che venne chiamato il Khanato di Bukhara, uno stato feudale che diede alla città una seconda fioritura nelle arti, mentre le Madrase si riempivano di studenti e i commerci si moltiplicavano con i territori circostanti e con la Russia.

Gli Shaybanidi erano sunniti e questo garantì un certo isolamento e libertà alla città e ai suoi abitanti rispetto al vicino Impero Persiano di fede scita.


(Toks, o bazar)


Ancora una volta il declino della Via della Seta, dei commerci e degli scambi sulle strade carovaniere progressivamente abbandonate, influì su Bukhara che venne assoggettata da varie dinastie minori fino al XIX secolo quando, suo malgrado, entrò nel Grande Gioco (splendido il libro di Peter Hopkirk che narra le vicende storiche di quel secolo e di quella terra, una lettura appassionante, quasi un romanzo di avventure, che narra di straordinari personaggi esistiti storicamente, ma è, soprattutto, un affresco storico di fatti e di eventi nel quale si mossero russi e inglesi - e non solo - e i loro servizi segreti). A causa della sua posizione centrale tra Impero russo e Impero britannico, Bukhara diventò uno snodo geopolitico cruciale, poiché entrambe le potenze tentavano di estendere la propria influenza sulla città. Tra spie, inviati, dignitari, diplomatici ed emiri, Bukhara era il set ideale per film e libri di avventura, fermo restando il fatto che gli attori sono via via cambiati, ma i territori contesi sono rimasti gli stessi.

Alla fine, l’esercito zarista prese il controllo sulle maggiori città uzbeke e Bukhara, per qualche tempo, ottenne lo status di protettorato dello zar. Gli emiri restarono in carica ancora per un po', fino all’arrivo dei bolscevichi, quando anche questa come le altre città uzbeke vennero integrate nella nascente Repubblica dell’Uzbekistan.


(I decori interni di un hotel)


Come è avvenuto per Samarkanda, la dominazione sovietica ha cambiato la città che è stata secolarizzata – qualche madrasa è stata trasformata in dopolavoro o circolo ricreativo. Ma tutti i monumenti di Bukhara sono stati rispettati e protetti e oggi la città vanta un esteso patrimonio architettonico.

La maggior parte si trova all’interno del Shakhristan, la città vecchia, e quasi tutto può essere visitato a piedi ma dedicando alla scoperta almeno tre giorni.

Importante è prenotare una guida in italiano o un' altra lingua familiare, per non perdere tempo e per non perdersi, e godere della bellezza dei luoghi ascoltando spiegazioni e racconti; la guida, quella da leggere, può essere riservata alla lettura serale per approfondire e arricchire le scoperte del giorno.


(La Moschea del Venerdi nella Fortezza dell'Ark)


Un luogo incantevole è la piazza Lyabi-Hauz, assai caratteristica con la grande vasca al centro, colma di acqua verde che riflette il colore delle chiome degli imponenti alberi di gelso sotto i quali, seduti a rustici tavolini di legno, i vecchi locali giocano a carte e a scacchi bevendo the e mangiando dolciumi.

Nel mio primo viaggio in Uzbekistan mi sono seduta anche io con loro, a bere thè, osservando il gioco e scambiando qualche parola, sotto i gelsi, tra gli stridii degli uccelli al tramonto. Una quiete meravigliosa, un fascino indimenticabile.

Oggi la quiete è scomparsa ma la bellezza resta davanti al complesso affacciato quasi sull’acqua Nadir Divenbagi Khanaga, moschea e madrasa, costruito verso il 1620, più o meno come la grande vasca.


(La madrasa Nadir Divenbagi)


Nei pressi delle mura, delle quali restano forse 2 chilometri rispetto ai 20 originali, c’è il Parco e il Mausoleo di Ismail Samani, costruito nel 905 dai Samanidi che intendevano celebrare il capostipite della dinastia qui sepolto. È uno degli edifici più antichi di Bukhara, assai ben conservato e soprattutto molto particolare per la sua architettura, i cui elementi decorativi derivano da varie tradizioni, quella zoroastriana ad esempio, con la sua forma cubica e i quattro archi che sorreggono la cupola, elegante e raffinata. Inusuale il gioco dei mattoni che ricoprono i quattro lati privi, cosa rara, di mattonelle laccate. I mattoni che decorano il cubo hanno una ricca trama espressiva che offre visioni diverse secondo l’ora del giorno tra sole e ombre. La forma cubica è un rimando alla Mecca e alla terra, mentre la cupola rappresenta il cielo. Una metafora dell’universo. Da non perdere.


(Il Mausoleo di Al Samani)


Percorrendo la strada che corre accanto al piccolo canale si raggiungono i bazaar coperti detti toks, sormontati da cupole che servono a ombreggiare i portici sottostanti e, grazie a ingegnose tecniche costruttive, riescono a convogliare aria fresca all’interno del bazaar. Il commercio a Bukhara è sempre stato una attività assai diffusa e oltre i toks esistevano 40 bazaar e 24 caravanserragli. Oggi resta l’Abdullah Khan Tim, costruito nel 1577, dove un tempo si vendeva la seta. Dei molti bazaar di epoca shaybanide ne restano 3 totalmente restaurati.


(Una coppia di sposi a passeggio per la città)


Pazienza per l’eccessivo ammodernamento, mi distraggo subito perché nel Toki Sarrafon – bazaar dei cambiavalute dove si chiedevano prestiti ai banchieri armeni e afgani – proprio sotto la porta, trovo un piccolo negozio di miniature e conosco Firuz Temurov, un artista di Bukhara, assai valente e ben conosciuto in Uzbekistan e all’estero. Il suo piccolo negozio ricchissimo di miniature, meravigliose opere d’arte, è visitato da intenditori, galleristi, esperti locali e stranieri. Lo intervisto. Firuz ha sempre amato l’arte e la musica, la storia e la letteratura e ha scelto l’arte della miniatura perché attraverso essa si riproducono cronache storiche del passato: scene di vita del paese, le battaglie, la caccia, i banchetti, matrimoni e cortei, l’amore e il corteggiamento. Firuz ama soprattutto le miniature medioevali della scuola di Herat (Iran) e di Bukhara. Dopo gli studi ha insegnato presso la facoltà di Belle Arti dell’Università di Bukhara, ha scritto libri sulle miniature, ha studiato Avicenna, scienziato e filosofo, e Firdausi, poeta persiano e infine, dal 2009, lavora nel Museo situato nel complesso Sitorai Mokhi Khosa – letteralmente “giardino delle Stelle e della Luna” - palazzo d’estate dell’ultimo emiro di Bukhara.


(Una miniatura-dipinto di Firuz Temuriov)


Ha partecipato a mostre, Saloni, Esposizioni e lavora regolarmente nel negozio dove crea, dipinge con acquarelli, tempere e colori acrilici, utilizzando la carta che si crea a Samarkanda, quella più bella, color crema, un po' giallina, che dona pregio ai dipinti. Non posso fare a meno di acquistare un suo lavoro da aggiungere alla mia piccola collezione.

Una parola sugli altri due bazaar. Il Toki Zargaron, bazaar dei gioiellieri costruito nel 1570 e il Toki Tilpak Furashon dei cappellai. Cappelli ne ho visti pochi, qualche gioiello, molti abiti e souvenir.


(Il 'medico dei tappeti')


A proposito di artigianato, la mia cara amica australiana Lyn Tuit, che in questo momento si trova proprio a Bukhara, mi racconta una bella storia, accompagnata da foto, sul medico dei tappeti.

Questo signore, conosciuto appunto come il “medico dei tappeti”, raccoglie i vecchi tappeti, “preghiere” passatoie o parti di essi e li restaura e ripara, magari cambiando loro parte di trame e disegni con un intelligente patchwork, restituendoli a una seconda vita. A Samarkanda, poi, una fabbrica di tappeti aiuta le donne afgane che, come sappiamo, non possono né lavorare né studiare.

Bene e bravi, chissà che questi tappeti non possano anche volare!!!


(Il negozio dei tappeti)


Proseguo per visitare la moschea Maghoki-Attar, la più antica della regione, vero cuore di Bukhara la “santa”. Il nome significa “pozzo delle spezie” e la visita si svolge prevalentemente nel sottosuolo, nei sei metri di profondità che custodiscono i resti di un tempio zoroastriano e di un precedente tempio buddista. Costruita nel 1100 sui resti di una moschea più antica distrutta da un incendio, sembra che, nel corso dei secoli, questa moschea sia stata utilizzata come sinagoga dagli ebrei della città. Oggi è un Museo di tappeti.


(La Madrasa Abdul Aziz Khan)


La madrasa intitolata a Ulug Beg, nei pressi del Toki Zargaron, la più antica della regione, fu fatta costruire dal nipote di Tamerlano. Magnifiche le decorazioni, che forse denunciano la passione di Ulug Beg per la matematica e l’astronomia. Nel cortile non mancano i soliti negozietti di artigianato. La madrasa di Ulug Beg è servita da modello e ispirazione e moltissime altre madrase, come quella di Abdul-Aziz-Khan, situata di fronte, e fatta costruire nel 1652 dall’omonimo sovrano che sperava di superare in splendore quella di Ulug Beg.


(La Moschea Kalon e il grande minareto)


Una sosta nell’hammam Bozori Kord può essere una ottima idea per una pausa rigenerante e per scoprire usi, costumi e scenari di questo rito.

Oltre i bazaar si raggiunge il complesso del Chor Minor, riconoscibile per i suoi quattro minareti che sono piuttosto torri, che appartiene a un’epoca recente: 1807, fatto costruire da un ricco mercante turkmeno. Non è facile trovarlo, il costo della guida è assolutamente ben ripagato.


(Lo storico minareto Kalon)


Sempre verso nord si trova – dovrei piuttosto dire si cerca – la grande moschea Kalon, la seconda moschea più grande dell’Asia Centrale, affiancata da un possente minareto alto una cinquantina di metri, costruito nel 1127. Generazioni di carovanieri lo hanno usato come faro e riferimento per orientarsi nel deserto. Con finalità assai meno buone è stato utilizzato come strumento per infliggere la pena capitale: i condannati chiusi in un sacco venivano gettati dall’alto del minareto.


(La cupola della madrasa Mir-I-Arab)


Grande e possente, perfino Gengis Khan decise di risparmiarlo, ma non la moschea che venne rasa al suolo e ricostruita nel 1514.

Ancora una madrasa: Mir-I-Arab di fronte alla moschea Kalon, in passato come oggi frequentata da studenti che seguono i corsi di arabo e teologia. Difficile entrare per uno straniero.

Poco distante il Complesso di Hoja Zainiddin del XVI secolo, composto da una piccola moschea e un piccolo ostello per i viandanti e una vasca antistante. Assai belle e ricchissime le decorazioni interne e gli stucchi; il tubo che porta l’acqua nella vasca è a forma di dragone.


(La fortezza Ark)


E siamo arrivati alla fortezza dell’Ark, la costruzione più antica e abitata già a partire dal V secolo d.c. ma molto danneggiata nel 1920 dai bombardamenti dell’Armata Rossa durante la conquista della città. Nei secoli fu distrutta e ricostruita molte volte sotto varie dinastie, nè mancò la “collaborazione“di Gengis Khan che fece la sua parte.


(Le mura della fortezza Ark)


La storia di Bukhara e della fortezza si mescolano e si confondono perché questo è stato il primo nucleo attorno al quale la città si è sviluppata. La prima moschea cittadina venne edificata all’interno dell’Ark al posto di un tempio zoroastriano, assunse una forma definitiva come castello, sotto gli Shaybanidi nel Cinquecento, sede dell’emiro regnante e della sua famiglia. I vari edifici interni ospitano per lo più musei, la moschea, la prigione.

Non può mancare una piazza del Registan, antistante la fortezza, su un lato della quale si apre nelle mura l’ingresso all’Ark.

Prossima alla fortezza, ma fuori dalle mura, c’è la moschea di Bolo-Hauz, luogo di culto degli emiri, costruita nel 1712, molto elegante per le sue decorazioni di legno.


(La casa di Fayzulla Khojaev)


Non è inclusa nelle guide la casa di Fayzulla Khojaev, uomo politico uzbeko, nel pieno centro città, ma vale la pena di visitarla per la bellezza dell’edificio-museo e per la storia che racconta.

Fayzulla era un ricco possidente che ereditò dal padre molte fortune. Con l’intento di rovesciare l’emiro Alim Khan, favorì i bolscevichi e diventò Presidente della Repubblica Popolare di Bukhara. Ricoprì alti incarichi politici, assai mal visto dalla popolazione, fu poi vittima delle purghe staliniane.

Il palazzo molto elegante, con uno straordinario portico decorato, è espressione della classe ricca uzbeka e rimase abitazione privata fino al 1925 quando fu trasformato in scuola e infine in museo. I saloni interni sono affrescati con soffitti in legno, arredamenti e decorazioni d’epoca. Da non perdere.


(Uno dei saloni della casa)


Nei dintorni di Bukhara si può terminare la visita raggiungendo la necropoli di Chor Bakr del XVI secolo, dove pare siano stati sepolti alcuni discendenti del Profeta.

Il luogo assai piacevole è quieto e riposante.

Sono pronta per Khiva, terza tappa, e lascio la città con un po' di dispiacere e l’impressione di non aver visto e rivisto bene tutto. Bukhara ha richiesto tempo, lo ha meritato tutto e mi ha ripagata pienamente.

(3. continua)



1 / UZBEKISTAN


2 / SAMARKANDA

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