DA HOI AN
E LE LANTERNE
ALLA CITTADELLA
DI HUE

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A Da Nang ci accoglie una nuova accompagnatrice: Su Hi, o Suu Hi, credo di aver capito. Sorriso aperto, bassina, sempre pronta a divertirsi agli scherzi e ai lazzi del nostro gruppo ormai amalgamato alla perfezione. In un colorato mini bus dagli improbabili ammortizzatori raggiungiamo Hoi An, la città delle lanterne. Per motivi a tutt’oggi sconosciuti (forse i diversi tour operators di appoggio) Mujer ed io siamo in un hotel diverso dagli altri. La cosa non ci scoraggia.


(La guida)


Dopo una benefica doccia ci facciamo chiamare un “Taxi Elettrico”, cioè una specie di macchinina molto simile a quelle che girano in aeroporto o nei campi da golf, e con quella prima raggiungiamo Lori e Max, poi, insieme a loro e con lo stesso mezzo, la zona pedonale. Preoccupati dal fatto che le cucine dei ristoranti chiudono alle nove ci imbuchiamo, non senza qualche dubbio, nel primo ristorante e ceniamo, tutto sommato meglio di quanto ci aspettassimo. All’uscita dal locale le lanterne che coloravano le vie del centro storico sono spente (eh sì, vanno proprio a letto presto da queste parti!), ma sul fiume alcune barche a remi che portano in giro i turisti ci danno un’idea di ciò che diventa questa città nei giorni del “festival delle lanterne”.


(Lanterne)


Dall’altro lato del fiume siamo attratti da luci e musica ad alto volume. Passiamo il ponte e ci ritroviamo nella movida. Scattiamo foto e compriamo qualche souvenir, tra cui un caratteristico, enorme, cappello a cono per me. Facciamo un tratto a piedi con Lori e Massimo, poi becchiamo un taxi e andiamo a dormire. Domani solita sveglia, Good morning Vietnam, alle 6.45.


(Il ponte giapponese)


Il nostro rigido mini bus ci preleva alle 7.45 e Su Hi, incurante dell’afa, ci guida in cappello, pantaloni e maniche lunghe per le stradine del centro storico di questa città crocevia. La prima tappa è in una fabbrica della seta. Ci spiegano il ciclo della produzione, dalle larve dei bachi al filo, ai telai della tessitura, fino al ricamo di incredibili quadri realistici come fotografie. Anche qui Mujer e io freniamo l’istinto dell’acquisto e seguiamo Su Hi sul raffinato Ponte Giapponese, poi in un tempio cinese, e infine nell’antica casa di un potente mercante, in cui ci colpisce il segno del livello altissimo raggiunto dall’acqua nei mesi delle piogge più intense (novembre). Da qui, da Hoi An, il nostro tour prende una velocità che faccio fatica a seguire col mio racconto, nonostante i recenti ricordi possano contare sull’aiuto delle foto e del programma (che peraltro abbiamo talvolta cambiato invertendo o sostituendo le visite previste). Ci provo.


(La casa del mercante)


Dopo il coloratissimo enorme mercato di Hoi An, Su Hi ci indirizza in un posto dove gustare il tipico caffè freddo salato del Vietnam centrale. Consigliatissimo. L’anelata pausa pranzo ci regala un minimo di ristoro e frescura da aria condizionata, prima di tornare in mini bus a Da Nang dove saliamo in ascensore su una delle cinque Montagne di Marmo nel massiccio roccioso di Ngu Hanh Son. Ci facciamo scattare qualche foto sotto la statua del grande Budda e proviamo a pregare a mani giunte nella Pagoda concludendo le nostre suppliche con i tre inchini finali (mai sbagliare, perché se ne fai in numero pari invochi la morte!). Ancora a Da Nang la visita del Museo dedicato all’antichissimo popolo Cham, ricco di sculture e bassorilievi in arenaria, e poi, in Mini bus, partenza verso Huè, l’antica capitale.


(Al museo Cham)


Durante il viaggio Elio tira fuori il pc e, apparentemente non disturbato dai sobbalzi del mezzo, si mette a riguardare i suoi appunti di statistica. Ha l’esame ai primi di settembre e deve riguardarsi il lavoro che ha preparato. Eroico! Manco il tempo di arrivare e lasciare il bagaglio in camera e una batteria di risciò ci carica e scorrazza per più di mezz’ora attraverso questa città, che da subito mi affascina per colori, pulizia (sì, pulizia), luci, storia e personalità. Sarei un gran bugiardo se non ammettessi che il giro su questi nove risciò che si superavano e si accodavano tra risate, video, foto e gridolini di stupore ed eccitazione mi ha divertito assai. Riconosco pure che, potendo, lo rifarei, e con la stessa allegria. Eppure devo confessare che in quella mezz’ora di buonumore qualche momento di imbarazzo l’ho provato, pensando che un uomo come me, solo più povero, in cambio di pochi spiccioli si rendeva (o forse era costretto a rendersi) disponibile a pedalare per portare a zonzo i miei 90 chili di ricco (si fa per dire) e grasso (si può ben dire) occidentale. Caro Vietnamita pedalatore, ti sarò sempre grato per aver lenito il mio disagio mostrandoti divertito come un compagno di giochi mentre mi portavi a spasso sul tuo risciò!


(Ciclo risciò)


Il tempo di scendere dal ciclo-risciò e siamo attirati da una musica e da una fittissima parata di fiori bianchi sulle scale di un albergo. È un matrimonio. Antonio vuole imbucarsi e cerca complici. Sua moglie e i ragazzi tentano di dissuaderlo. Io, invece, gli do manforte e ci avviamo su per le scale, seguiti a ruota da Massimo. La festa è alla fine, i tavoli sono vuoti e sono rimasti solo pochi invitati che ballano su un palchetto con la sposa. Fieri della nostra bravata ci avviciniamo a filmare, in calzoni corti e maglia sudata. Prima che qualcuno si decida a cacciarci ci ritiriamo, ridendo come pazzi e canticchiando “’O matrimonio napulitano, s’accummencia oggi e fernesce dimane…”.


(Strade di Hoi An)


I ragazzi, Clelia, Elio e Sofia hanno individuato il ristorante per la cena e Su Hi lo ha prenotato. È molto affollato. Nonostante la prenotazione dobbiamo aspettare una decina di minuti in coda. Mangiamo benissimo e paghiamo meno di dieci euro a testa. Il progetto originario era di concederci anche un massaggio in uno dei tantissimi centri aperti fino a tardi, ma predomina la stanchezza e la spada di Damocle della solita sveglia alle 6.30, con chiusura bagagli per il volo del pomeriggio per Saigon.


(Thien Mu)


Il giro in città fatto in serata, parte a piedi e parte in risciò, aveva già messo Huè ai primi posti tra le cose viste. La visita ai monumenti non ci delude. Risalendo la valle lungo il Fiume dei Profumi, ci incantiamo dapprima nel mausoleo imperiale di Khai Dinh e poi in quello di Tu Duc, col bellissimo parco sul lago artificiale. Poi Su Hi ci conduce in un coloratissimo negozio degli incensi e ancora a Thien Mu, la Pagoda della Dama Celeste, tempio buddista di sette piani simbolo non ufficiale della città. La leggenda vuole che il tempio sia stato eretto a seguito dell’apparizione di una donna vestita d’azzurro, Thien Mu appunto, scomparsa subito dopo averne richiesto la costruzione. Il tempio, divenuto buddista, è stato poi il centro della protesta dei monaci contro il regime di Saigon che accordava ai cattolici privilegi negati ai buddisti. Da qui partì il monaco Thic Quang Duc che nel 1963 si diede fuoco a Saigon per protestare contro il governo.


(La Cittadella)


Dopo pranzo visitiamo la vastissima Cittadella, costruita a quadrati concentrici e circondata da un fossato e mura fortificate. Al centro sorge la città imperiale (il cui muro perimetrale è lungo quasi tre chilometri) con i suoi grandiosi edifici, quelli che sono stati risparmiati dalle bombe americane e qualcuno recentemente ricostruito in tutto il suo splendore. All’interno della città imperiale è la città proibita, a cui poteva accedere solo la famiglia dell’imperatore.


(Nella Cittadella)


Anche qui ne abbiamo combinate un paio delle nostre: una tarantella improvvisata da me e Massimo sulle note di una musica assolutamente orientale suonata da un’orchestra in costume all’uscita dalla cittadella (la taranta è come il prezzemolo, va bene con tutto!) e una intrusione nelle pose artistiche che una fotografa stava scattando a una ragazza in costume tradizionale. Risate a go go, per fortuna anche da parte dei locali coinvolti dalla nostra esuberanza. Un caffè freddo salato da portare in mini bus e via verso l’aeroporto. Siamo cotti quando Su Hi ci saluta ai banchi del check in e imbarchiamo i bagagli sul volo per Saigon.

(3. continua)

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