VIENNA
L'AUSTERA
CAPITALE
D'ANTAN

"Se avessi voluto camminare tra i miei simili, avrei potuto trovarli solo nella tomba imperiale".

La frase è attribuita a Francesco Giuseppe, ultimo imperatore degli Asburgo, meglio conosciuto con il nome di Franz nonché come marito della famosa imperatrice Sissi, al secolo Elisabetta di Baviera. La leggo sulla tovaglietta del locale dove mi sono fermato a mangiare dopo una giornata campale. "Zum Kaiser" si chiama il ristorante, ed è praticamente attaccato al Prater, il quartiere di Vienna che ospita uno dei parchi di divertimenti più famosi d’Europa. Le pareti, i tavoli e le portate - tra cui una interminabile Schnitzel - sono un rimando continuo alla passata grandezza dell’impero asburgico. Uno dei più longevi che l’Europa abbia conosciuto dopo il declino di quello romano.


(La ruota del Prater)


Un impero a conduzione unica, quella degli Asburgo, svoltasi ininterrottamente per quasi sette secoli. Questo appunto di storia e di viaggio è fondamentale per comprendere la città di Vienna. Centro mitteleuropeo, oggi. Fino al secolo scorso epicentro di un impero multietnico che bussava fino alla Sacra Porta del Sultano ottomano. Un impero tanto immenso - dal Danubio ai Balcani, dalle selve germaniche alle pianure continentali - quanto fragile e dilaniato al suo interno. Un impero che proprio sotto l’egida di Franz sparirà definitivamente dal proscenio della storia.


(L'attrice Romy Schneider nei panni dell'imperatrice Sissi)


Tutto questo è sintetizzato mirabilmente da Vienna. Città che, ancora nel terzo millennio, fa a botte con un presente che non vuole accettare. E così i viennesi che ancora - a torto o a ragione - si sentono centro di un mondo che non è più. L’atmosfera di immutata grandezza è respirabile nel centro - tutto racchiuso dal Ring, il viale anulare fatto erigere da Francesco Giuseppe alla metà dell’800 - nei suoi palazzi e nelle sue strade. Vienna è capitale e lo sarà sempre. Troppa storia, troppa cultura, troppa musica. Tutto in eccedenza per un centro che oggi è capitale di un piccolo stato nel mezzo dell’Europa.


(Il complesso dell'Hofburg)


L’aria è pungente, il Danubio scorre lento verso il mar Nero - come le note del valzer che qui è nato e che alle sue acque vorticose in parte è ispirato - la gente ha le guance rosse rimpinzate di birra e Wursterl. Guide turistiche vestite da ufficiali asburgici invitano, con tanto di depliant, ad assistere a un fantastico concerto dentro le mura della Stephanskirche, il duomo cittadino. Un raffinato congegno di architetture gotiche, pinnacoli e gargolle, rosoni e tessere colorate a comporre l’aquila asburgica. Vette e punte a tracciare il luogo di partenza verso quella fede in cui molti austriaci ormai non credono più.


(La cattedrale di santo Stefano)


Ai piedi di questa meraviglia di pietra, i vetturini ammiccano per un giro in carrozza. Venti minuti alla “modica” cifra di sessanta euro. Da questo centro un dedalo di strade apre ai segreti più profondi di quella che un tempo fu la Vindobona romana. Alle spalle del duomo la casa museo di Mozart, il compositore che qui a Vienna morì nel 1791, celebrato come un viennese d’adozione (sebbene fosse nato a Salisburgo) con tanto di cioccolatini (le celeberrime "palle di Mozart") e souvenir sparsi ovunque.


(La casa museo di Mozart)


Seguendo questo raggio di bellezza, una dopo l’altra, il complesso della Hofburg - l’antico palazzo cittadino degli Asburgo - con il parlamento austriaco e il municipio, senza tralasciare musei - tra cui quello dedicato all’imperatrice Sissi (che qui chiamano anche Sisi), e la Biblioteca Nazionale. Proseguendo questa panoramica di stupore - mozzafiato come quella che sto ammirando da fuori il ristorante al Prater - rovine di mura romane, sempre ad Hofburg, testimonianze di quell’accampamento militare che i romani fondarono nel I secolo d.C. e dove, stando alle testimonianze, sarebbe morto l’imperatore Marco Aurelio.


(Resti archeologici a Michaelerplatz)


Fuori, appena 200 metri oltre il cerchio della bellezza di Vienna, la chiesa barocca di San Carlo Borromeo abbaglia la vista. La sua cupola di un verde acquamarina fu eretta dall’imperatore Carlo VI dopo l’epidemia di peste che travolse Vienna nel ‘600 e che che fu dedicata proprio a San Carlo Borromeo protettore dei malati di peste. La chiesa è il centro architettonico di Karlsplatz, bilanciata dai vicini palazzi dell’Università tecnica di Vienna, Albertina - con un bellissimo vernissage di pittori e artisti moderni - Casa della Musica e il Teatro dell’Opera viennese, dove musicisti da tutto il mondo continuano a mantenere viva la straordinaria tradizione musicale viennese.


(La chiesa di san Carlo)


Ed è soprattutto di notte - con il freddo che prende il naso e le luci soffuse che trasmettono vicinanza e compagnia - che per Vienna gruppi di giovani sorridono sotto il peso delle custodie dei loro strumenti. Sognatori che camminano verso un prato di note ed emozioni.

(1/continua)

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