COMPRARE L'AUTO
E FERMARLA. MA DOVE?

In Italia negli ultimi vent’anni il prezzo medio delle auto è quasi raddoppiato. Lo ha rilevato una recente indagine realizzata dal portale AutoScout24 basandosi su dati Istat e sui listini ufficiali delle auto più vendute in Italia: se nel 2003 a una famiglia bastavano in media 4,7 redditi mensili netti per acquistare un’auto nuova, oggi ne servono 7,7. E per un modello elettrico non basta un anno.

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Un’altra indagine, questa realizzata per Quattroruote da UNRAE - Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri, confrontando i dati di Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Spagna, dice che gli italiani hanno il tasso di motorizzazione più elevato – con 642 auto ogni 1.000 abitanti contro una media di 553 – e il parco più vetusto, ad eccezione della Spagna, con una età media di 12,2 anni. Non solo, gli italiani vantano la più bassa percorrenza media, sia per persona che per vettura: 6.680 chilometri l’anno a testa rispetto a una media di 7.052 chilometri, e 10.712 chilometri l’anno per vettura contro 12.743 chilometri di media fra gli altri quattro paesi.

L’Osservatorio UnipolSai sulle abitudini di guida degli italiani ha fatto anche due conti basandosi sui dati delle scatole nere installate nelle automobili. Nel 2018 gli italiani hanno trascorso alla guida un’ora e 25 minuti al giorno, a una velocità media di 29,5 km/h utilizzando l’auto 286 giorni l’anno. Di fronte a questi numeri si capisce la vera entità del problema dei parcheggi. Abbiamo a che fare con un bene, l’automobile, che costa tantissimo, ma si usa pochissimo (il 90% della sua vita è spento e fermo) e non si può comodamente riporre in un armadio.

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Ma non si può nemmeno pensare che sia lo spazio pubblico – strade e marciapiedi – a risolvere il problema, considerato che le auto circolanti in Italia alla fine del 2022 erano 39 milioni e 272mila; solo a Milano, 678.839 (dati fine 2021). Così la pensano i sindaci di molte città nel mondo, che da tempo impediscono la sosta gratuita sulle strade delle loro città e scoraggiano in ogni modo quella a lungo termine. Per esempio gli abitanti di New York che non dispongono di un box o di un posto auto in un garage dedicano parecchio tempo al parcheggio dell’auto. Che sia gratuita o a pagamento, la sosta in strada in tutti i distretti è impegnativa.

Intanto è limitata nel tempo: dove si paga, sempre col parchimetro, si va da un’ora al massimo di dodici ore. E dove non si paga, esiste comunque il problema della sosta alternata. La maggior parte delle strade di New York prevede infatti l’obbligo di parcheggiare solo su uno dei due lati in maniera alternata per rendere possibile le operazioni di pulizia quotidiana secondo giorni e orari diversi, precisati sul caratteristico cartello con la P rossa e il simbolo di una scopa. Mai provare a lasciare l’auto in seconda fila o in una zona non consentita anche per due minuti, la multa è una certezza.

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A Lugano, come in molte altre città della Svizzera, la sosta in strada è consentita nelle strisce bianche a pagamento o blu con disco orario. I residenti che non dispongono di parcheggi privati hanno soltanto delle agevolazioni. Possono richiedere l’autorizzazione a parcheggiare nelle zone blu intorno alla propria abitazione, consapevoli che non si tratta di un diritto ma di una possibilità. Il permesso viene infatti rilasciato a discrezione dell’autorità sulla base della disponibilità di posti e comunque pagando 40 franchi (poco più di 40 euro) al mese. Che sono 480 l’anno.

A Copenaghen, nel 2020, la decisione del consiglio comunale di aumentare di cento volte – da dieci a mille corone danesi – la tariffa annuale per il parcheggio in strada dei residenti ha destato un certo scalpore. Ma tradotto in euro significa che sono passati da 1,4 euro l’anno a 140. Nulla confronto alle 9.000 corone svedesi (circa 1.200 euro) che vengono pagate dai cittadini di Stoccolma.

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In Danimarca come in Svizzera la tariffa è identica per ogni tipo di auto, anche quelle elettriche, a sottolineare che la questione è l’occupazione del suolo pubblico per uso privato e non l’inquinamento provocato. Ma le cose potrebbero cambiare. La nuova strada viene segnata dalle città francesi, prima Lione e ora Parigi dove il canone per il parcheggio in strada viene differenziato. A Lione si paga sulla base del peso dell’auto, a Parigi l’attenzione si concentra invece sui SUV. A meno che non siano elettrici a zero emissioni o di proprietà di famiglie numerose per le quali vengono considerati essenziali, dal primo gennaio 2024 subiranno la stangata deliberata dal consiglio comunale (la tariffa è ancora in via di definizione).

Considerato che nel 2022 i SUV hanno rappresentato il 43,2% del mercato dell’auto in Italia, i sindaci di tutte le città italiane potrebbero davvero sbizzarrirsi. In particolare quello di Milano, dove la sosta nelle strade è ancora gratuita, ma dove la dimensione media dei SUV circolanti è paragonabile a quella di un piccolo panfilo con la capacità di issarsi su qualunque aiuola o marciapiede di un tank. L’aver solo ipotizzato la possibilità di far pagare il parcheggio ai residenti nelle strisce gialle e blu ha scatenato molte polemiche. Ma forse per il sindaco Beppe Sala quella delle dimensioni dell’auto potrebbe essere una bella chiave di risoluzione del problema.

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