APAMEA E HAMA
MAGIE IMMENSE
DI MONDI
ANTICHI

La strada che porta da Aleppo verso Apamea è in gran parte spopolata. Ci fermiamo a comprare dell’acqua in un negozietto lungo la strada e i miei occhi cadono su degli invitanti barattoli di miele di campagna, del tipo liquido, come si usa in questa parte del mondo.

Ne compro uno e proseguiamo. La striscia di asfalto si dipana tra le colline verdi, il tempo è brutto e piove. Il verde si riempie di mille riflessi e sfumature, creando con le nuvole grigie e le gocce d’acqua un palcoscenico quasi magico che mette in risalto il cardo maximus, la meravigliosa ed imponente via colonnata che tagliava Apamea da nord a sud, dalla porta di Antiochia a quella di Hama per due chilometri.


(Apamea, il centro del cardo massimo)


La via è larga ben 22 metri e ai lati si affacciano resti di palazzi in pietra alti due o tre piani con enormi porte e finestre monumentali, in cui probabilmente vi erano dei negozi. Davanti a loro, si susseguono vasti colonnati altissimi. Il sito è completamente deserto, non c'è nessuno, ma per fortuna è intatto. Anche se purtroppo si vedono moltissime buche e altri segni di scavi illegali, fatti dai gruppi ribelli per finanziarsi durante la guerra civile. La guida ci dice che è meglio muoversi nella via principale e non andare da soli troppo lontano, perché solo quella parte è stata messa in sicurezza dopo la guerra civile e nelle altre zone si potrebbero trovare ordigni inesplosi. L’imponenza degli edifici del cardo maximus è davvero teatrale, chilometri di finestre monumentali che si aprono sul vuoto, colonne che si inseguono. Oggi nessuno in vista, tranne qualche venditore di souvenir spuntato dal nulla, ma si possono davvero immaginare le voci delle persone, che per secoli hanno calcato le scene della via principale di Apamea. Si può anche immaginare che tanta bellezza sarà uno dei volani per la rinascita culturale ed economica di questo paese.



La vasta città è stata frequentata fin dal neolitico e un po’ tutte le epoche antiche hanno lasciato delle tracce. Nel corso degli scavi è stata scoperta una stele ittita che affermava che la città è stata fondata dal re Orhilina di Hamath, l’odierna Hama. Qui passarono, tra gli altri, gli ittiti, i persiani, i greci e i romani. Quando da piccolo pensavo ai viaggi, all’archeologia, venendo da una famiglia con una nonna persiana e una madre che con i genitori ha vissuto per anni in Libano e in cui si parlava spesso dei frequenti viaggi che facevano in Siria, nel mio immaginario di bambino il viaggio culturale era qui o in Iran. Terre che purtroppo ho visto solamente dopo, se non durante, terribili sconvolgimenti politici e umani, ma che nonostante tutto non hanno del tutto perso quell’archetipo di multiculturalità e monumentalità che nemmeno la guerra e l’instabilità politica hanno potuto cancellare. Ho visto la Siria per la prima volta durante la guerra civile, nel 2019, ma perfino in quel tragico momento era possibile cogliere l’antichissima e complessa cultura di questo luogo, mosaico di popoli, arte e religioni.


(Apamea, il colonnato)


Il sito archeologico di Apamea oggi è prevalentemente di età romana. E, come spesso capita in Siria e Libano, i resti delle città romane sono molto più imponenti e giganteschi di qualunque sito romano si abbia da noi, a eccezione forse del Colosseo. Probabilmente perché meglio conservati e immersi in zone non molto abitate, e perchè non furono utilizzati come cave di materiale per costruzioni di epoche successive; o forse perché i romani nelle colonie tendevano, per questioni di prestigio, a essere ancora più monumentali che a Roma. Il risultato è davvero impressionante. Camminando lungo i due chilometri del cardo, le altissime porte e finestre monumentali dei negozi e palazzi si ripetono quasi all’infinito, come un enorme gioco geometrico apparentemente sempre uguale ma in realtà mai del tutto simile, un po’ come la ruota della vita in molte culture. In alcuni punti queste facciate sono intatte, in altri se ne vedono solo tracce.


(Le facciate degli antichi palazzi di Apamea)


Più o meno a metà dei due chilometri le colonne non si ripetono più sempre uguali e mutano pelle trasformandosi in qualcosa che ricorda il frontone di un tempio, per poi ridivenire colonne e ricominciare la loro corsa. Davanti al frontone, esattamente in mezzo alla strada, si innalza solitaria una colonna monumentale.Tutt’attorno vi sono i resti della città, con muri che spuntano qua e là dalla terra. In mezzo alla strada troviamo una pietra con delle epigrafi in greco, mi fermo a immaginarne il significato. La grande città romana vanta poi i resti di alcuni templi, di un anfiteatro e un’acropoli, dove ora sorge una cittadella medioevale, che non si può visitare, pare sia occupata da una caserma.


(Hama, una ruota idraulica)


Finita la visita ad Apamea ci dirigiamo verso Hama. Èla seconda volta che la visito, ma questa volta oltre alle incredibili ed enormi ruote in legno dell'acquedotto vediamo anche un antico palazzo non lontano. Si potrebbero passare le ore ad ascoltare il rumore dell'acqua dell'acquedotto che per superare i dislivelli viene portata su dalle norie, i meccanismi idraulici. La noria è costituita da una grande ruota in legno del diametro di alcuni metri, in alcuni casi anche venti, piena di contenitori che pescano l’acqua dal canale acquedotto più basso per portarla su un punto dell’acquedotto più alto. Sulla ruota sono montate delle pale per mezzo delle quali la noria è messa in rotazione dalla corrente d'acqua, e dei secchi o tazze che si riempiono di liquido. Quando i secchi giungono nella parte superiore della ruota svuotano il loro contenuto in una vasca di raccolta.

Queste grandi ruote idrauliche di epoca seleucide hanno davvero un che di magico. Sono enormi e il cigolio del legno, dell'acqua, i movimenti delle goccioline d'acqua che sfuggono alla ruota, magari a venti metri di altezza, creano giochi fiabeschi di luci, suoni e colori.


(Il centro storico di Hama)


Cercare queste ruote, sparse qua e là nella città lungo il fiume Oronte è una delle esperienze più emozionanti che si possano fare in Siria. Anche mia madre mi racconta sempre che è uno dei ricordi più nitidi che ha dei suoi viaggi in Siria da bambina. Per fortuna la città non è stata danneggiata dalla guerra civile, anche se sono stati danneggiati alcuni monumenti durante la repressione della rivolta dei Fratelli Musulmani del 1982.

Un gruppo di norie si trova in centro, vicino al giardino pubblico. Ma il gruppo più imponente, il gruppo delle cosiddette "quattro norie", si trova a est, a 1 chilometro risalendo il fiume. La noria Mouhammadiya si trova a valle della cittadella, con i suoi 21 m di diametro è la più alta di Hama e risale al XIV secolo. Le norie oggi funzionano solamente perché considerate monumenti nazionali, non essendo ormai più integre le strutture murarie che consentivano l'inoltro dell'acqua alle abitazioni e ai giardini.


(Hama, acquedotto e ruote idrauliche)


Dopo le norie, siamo andati a vedere il palazzo Azem, dallo stesso nome di quello che si trova a Damasco. Era il palazzo del governatore della città. Purtroppo la sera lasciamo la Hama, che avrebbe bisogno di molto più tempo per essere esplorata e andiamo a dormire nei pressi del Krac des Chevaliers. All’imbrunire, quando andiamo via, l’ombra sull’acqua delle norie, il loro rumore, quel suono di meccanismi di legno che si muovono e dell’acqua che sale e scende e un po' si disperde nel vento, rende queste enormi ruote ancora più fantastiche.

(4. continua)



  • 1. Damasco, dopoguerra nella capitale
  • 2. Il calcio fra le macerie
  • 3. Ricostruire Aleppo
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