META
LA PUBBLICITÀ
È L'ANIMA
DEL SOCIAL

Il recente crollo del NASDAQ (la borsa dei titoli delle società tecnologiche) grazie a DeepSeek deve “servire da sveglia” per tutta l’industria americana. Così parlò il Presidente Trump all’indomani del crollo.

Fermarsi e guardare criticamente al proprio operato non è da tutti, ma di certo gli amministratori delegati e i Consigli di amministrazione delle grandi società interessate dovranno dare delle risposte convincenti ai propri azionisti.

La più importante domanda riguarda la necessità di spendere miliardi per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (IA) quando pare che ne servano molto meno.

La risposta non è tanto nella somma da spendere ma sul come si spendono.



Alcuni giorni fa Mark Zuckerberg, CEO di META (FaceBook per intenderci) ha annunciato di voler incrementare la spesa per lo sviluppo di META AI (l’IA di Facebook) dai 34 miliardi di dollari USA (USD) spesi nel 2024 a 63 miliardi USD per il 2025.

Ora, premesso che la società è maggiormente sua (che non vuol dire che si fa ciò che dice lui, ma diciamo che la sua visione delle cose conta parecchio) la decisione potrebbe sembrare in conflitto con il fenomeno DeepSeek, un applicativo di IA sviluppato a un costo irrisorio rispetto ad altri big del settore. Ma forse non lo è.

La risposta è in questo grafico che mostra i soli ricavi provenienti da quelle (fastidiose) pubblicità presenti su Facebook nel mentre leggete i post dei vostri amici o mentre commentate la foto della bistecca che vostro figlio ha messo sulla vostra pagina.

Anche se la variazione annuale per i prossimi due anni è in calo (linea rossa), nel 2026 si mira a raggiungere ben 80 miliardi di USD di ricavi dalla sola pubblicità contro i 66 miliardi USD del 2024.



Come?

È palese per tutti che, al di là dell’uso che si fa dei social media, lo scopo principale che Mark Zuckerberg aveva in mente quando si sedette per disegnare FaceBook (FB) non era certo quello di dare voce al popolo, bensì diventare ricco dando voce al popolo. E ci è riuscito, visto che Bloomberg lo pone al terzo posto tra le persone più ricche del mondo del 2024, con un patrimonio personale di oltre 215 miliardi di USD, dietro Elon Musk (CEO di X) e Jeff Bezos (CEO di Amazon).

Sapete che ormai siamo circa 8 miliardi di persone su questo pianeta. Zuckerberg è felicissimo di sapere che 3,5 miliardi di queste consultano FB ogni giorno.

Ma questa è la platea. Sul palcoscenico ci sono tutti coloro che vogliono vendere qualcosa. Qualunque cosa. Vi immaginate se Wanna Marchi avesse avuto 3,5 miliardi di persone ad ammirare i miracoli possibili con la sua crema “sciogli pancia”?

Ognuno di questi venditori paga per stare sul palcoscenico, ma Meta non li abbandona a loro stessi, anzi. Li aiuta con META AI, l’Intelligenza Artificiale fatta in casa che applicata alla pubblicità consente a chi vende di capire se, come e quando modificare il tiro per raggiungere in modo ancora più selettivo il proprio target di cliente.

Se per caso siete un concessionario di auto usate, leggete cosa potreste fare.

“Abbiniamo il veicolo del tuo catalogo alle persone la cui attività all'interno e all'esterno di Facebook suggerisce un potenziale interesse. Stabiliamo quale veicolo visualizzare valutando i segnali di intenzione di persone sia all'interno sia all'esterno delle app Facebook e di coloro che dimostrano caratteristiche simili. Per vedere un esempio di un inventario del settore automotive, contatta il tuo rappresentante di Facebook.” (fonte Meta)



Avete letto bene? “Segnali di intenzione”?

Vale a dire che se, anche per sola distrazione vi soffermate più di 1 secondo su una pubblicità, sarete indicati come potenzialmente interessati e rientrare tra coloro i quali potrebbero essere interessati a ricevere qualche proposta commerciale.

Mi ricorda quando trent’anni fa visitai il Gran Bazaar di Istanbul. Rimasi colpito dai bellissimi colori delle spezie in mostra e mi fermai un attimo per cercar di capire di quali spezie si trattasse. Il titolare, un giovane aitante dai capelli nerissimi, mi si fiondò accanto proponendomi un barattolo di miele condito con noci e pistacchi, garantendomi con esso prestazioni sessuali immemorabili. Gli dissi che stavo solo guardando e così mi propose immediatamente un paio di occhiali da lettura.

Ma andando oltre, quei “segnali di intenzione” vanno incrociati a seconda se sono all'interno o all'esterno delle app Facebook. Vale a dire le fonti che consultate parlano tra di loro!

Ecco. META AI dovrebbe funzionare così.

E se dovesse funzionare, potete immaginare a quanti venditori la cosa potrebbe interessare.



Come vedete, le foto che mettiamo su FB sono un gioco che consente di fatturare soldi (veri) con la pubblicità. E sono anche tanti. I ricavi totali del 2024 di Meta hanno superato 164 miliardi di USD generando 62 miliardi di USD di utili netti. Ecco cosa giustifica investimenti di oltre 60 miliardi di USD.

L’indicatore di efficienza è il cosiddetto “ARPU” che sta per Average Reveue Per User, ovvero ricavo medio per utilizzatore. La diavoleria di questo business sta nell’attirare utilizzatori, selezionarli per categorie e potenzialità commerciale e “offrirli” (per non dire “venderli”) alle aziende interessate. Queste comprano spazi pubblicitari e il cerchio si chiude. In alcuni casi certi social media arrivano a pagare utilizzatori per alimentare la piattaforma di curiosità che attirano visualizzazioni. Ecco chi sono e a cosa servono gli “influencer” e i “follower”: Ed ecco in che modo l’IA entra nello schema delle cose.

Le discussioni attorno ai social media si sono concentrate ultimamente attorno alle influenze nelle campagne elettorali, alla diffusione di immagini rivoltanti oppure sugli effetti di un prolungato uso sullo sviluppo adolescenziale. Tutte questioni di primaria importanza ma che sono gli effetti collaterali di un business miliardario ormai irrinunciabile sia nell’offerta che per la domanda.



Ma Meta è solo uno dei social media. A seguire vi sono Youtube con 2,5 miliardi di utilizzatori, Instagram e Whatsapp con 2 miliardi ciascuno, TikTok con circa 1,6 miliardi per nominare i principali e non menzionando altri limitati solo ai propri paesi.

Gli utilizzatori “ufficiali” si aggirano attorno a 20 miliardi di persone, segno evidente che ognuno è presente su più piattaforme, e più piattaforme vuol dire più ricavi per pubblicità. Numeri enormi.

E, come spesso accade, tutto ciò grazie a qualche “nerd” che, quasi per gioco, si è trovato attore principale in qualche rivoluzione tecnologica.

Mark Zuckerberg ha compiuto da poco 40 anni. Nasce sulla East Coast e frequenta Harvard. A soli 23 era già miliardario. Occupa, dal 2011, le prime posizioni nella classifica degli “Ebrei più influenti del mondo”.

E di influenza nel mondo ne deve avere, considerando che le amministrazioni presidenziali lo hanno usato (e forse ancor lo fanno) per far sapere o non far sapere certe cose.

Redento, Zuckerberg ha promesso che non lo farà più. Avrà capito che le parole sono importanti?

Ma c’è un suo compagno di gioco che invece certe cose le vuol far sapere, a tal punto che si è comprato uno dei social media sul mercato.

Un'altra storia che ha dell’incredibile.

L’amico si chiama Elon Musk, e non saprei quanto sono davvero amici.

Ma si sa, “pecunia non olet”.

(3 - continua)



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