HUNDERTWASSER
VILLAGE
MAGICO
E PROLETARIO

Il treno sferraglia sui binari, in lontananza. Il cielo è coperto, l’aria profuma di kartoffen arrosto e castagne. In sottofondo la frequenza discreta del vociare è piacevole. Ovunque spunta il profilo imperiale di qualche palazzo o la facciata di una casa in art decò. Bancarelle, capanni, crocicchi, dehors, birre, würstel, spezie, colori. Gente che parla, che si sofferma, discute, compra, vende, assaggia. Naschmarkt sembra una favola uscita dalla testa dei fratelli Grimm. E non solo per i colori ma soprattutto per le atmosfere che qui già parlano di Natale, di luminarie e felicità.


(Naschmarkt)


La felicità è un ambulante pakistano che taglia salumi altoatesini - buonissimi - oppure un italiano che vende gulash ungherese. Ancora una volta Vienna, e il suo mercato, tengono a sottolineare che i secoli saranno pure passati ma nelle vene di questa città scorre sangue imperiale. Naschmarkt un tempo era un ricetto per letame e rifiuti. Gli Asburgo ne hanno fatto una delle anime più vivaci di Vienna. È qui, infatti, che avviene ogni tipo di contrattazione: dall’usato all’alimentare, passando per bar e ristoranti che offrono bevande calde e cibo ottimo agli avventori.


(Naschmarkt)


Naschmarkt è poco fuori l’anello della Innerstad, a metà strada tra la chiesa di San Carlo Borromeo in Karlsplatz e la periferia cittadina che si allarga fino al palazzo di Schönbrunn. Tuttavia a pochissima distanza da questa variopinta area mercatale sorge, discreto, uno spazio. Uno delle tante aree verdi di cui è fatta Vienna. È lo Stadpark, il 'Central Park' dei viennesi.


(Lo Stadpark)


Può sembra un raffronto esagerato ma appena si mette piede in questo parco si ha la sensazione di essere trasportati in un’altra dimensione. Panchine ordinate, busti dedicati ai personaggi che hanno fatto grande il nome di Vienna nel mondo - tra questi un troneggiante Franz Schubert - verde e calma, famiglie che passeggiano tranquille. Stadpark è uno dei tanti luoghi della mente di questa città. Non esiste tempo, non c’è fretta, la città con i suoi ritmi è sospesa all’esterno; il Danubio è in questo punto poco più di un rigagnolo e passa sotto un ponte dove innamorati si baciano e scolpiscono nel legno le loro promesse. Stadpark è soprattutto la sintesi dell’eccellente qualità della vita che da anni proietta Vienna ai vertici delle classifiche mondiali.



Si è fatto buio. Su Vienna cala il freddo. La città non si ferma, le luci si riappropriano di tutti gli spazi. C’è silenzio nonostante il brulichio di ristoranti e passanti. Qualche luce appare all’angolo di una delle tante innumerevoli Strasse. Tra poco è già domani. L’ultima tappa di questo percorso dentro l’anima di Vienna è un quartiere. È nella Landstrasse, l’isolato che sorge a est di Vienna. Ci arrivo tardi. Una sequenza di case colorate a pastello, giardini pensili, un’armonia che toglie il fiato. È la Hundertwasserhaus, le casette policrome progettate alla fine degli anni ‘80 dall’architetto Friedensreich Hundertwasser.


(Nell'Hundertwasser village)


Ciò che fa rimanere di stucco è che si tratta di case popolari. Ma non c’è grigiore o degrado. Si resta abbagliati da questo capolavoro dell’architettura contemporanea. Questi colori, la compostezza, l’originalità sottolineano un incredibile aspetto dell’unicità di Vienna: i linguaggi architettonici - del passato come del presente - non si sono mai scontrati o sopraffatti; al contrario si sono semplicemente amalgamati esaltando il concetta di città 'a misura d’uomo' che qui ha raggiunto - e raggiunge - vette altissime.


(L'Hundertwasser village


Il mio viaggio a Vienna è ai titoli di coda. Come le ultime note di un valzer lento, la città sfuma dentro i miei occhi. Una città regale, maestosa e potente, ma capace di essere razionale e accogliente. Una città che integra e che attira migliaia di persone per la sua intrinseca magia. Una magia che le viene dai secoli, senza dubbio, ma soprattutto dal suo essere passata intatta nel tempo come solo le cose più vere riescono a fare.

(3/ FINE)


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