SKALA
MOSAICI
NASCOSTI
DI KEFALONIA

L’arrivo a Skala, nel punto più a sud di Kefalonia, è annunciato da un ambasciatore inconfondibile. La resina dei pini marittimi avvolge il visitatore di questa piccola città con una carezza calda ed accogliente. Skala è una finestra aperta su un mondo imprevedibile. Davanti a me, a sole poche miglia marine, l’isola di Zante s’adagia placidamente tra le onde dello Ionio. Alle mie spalle, invece, una pineta lunga e impenetrabile che affaccia su un lungomare composto e discreto. Quest’angolo dell’isola sembra assomigliare poco al resto di Kefalonia. Meno variopinto, più discreto, con una strada (la statale Argostoli-Poros) che si srotola con maggiore regolarità e senza gli impressionanti curvoni dell’entroterra. A osservarlo meglio questo centro mostra non poche assonanze con una città rivierasca della Costa Azzurra. Speroni di roccia, lunghe spiagge, pini e piste ciclabili che si perdono nei riflessi di un mare magnifico.

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Per arrivare a Skala, nonostante la strada più agevole, impiego quasi un’ora e mezza. La durata del viaggio, però, compensa le molte meraviglie che questa cittadina è pronta a concedermi. Il mare e le spiagge dorate, certo. Ma soprattutto un cartello, non molto appariscente, che mi segnala l’esistenza di una villa romana. Sulle carte turistiche il sito è riportato ma per niente pubblicizzato. Trovo un posto all’ombra e leggo con calma le informazioni contenute sul pannello posto all’ingresso della strada. La villa si trova a un dislivello di circa 5-7 metri rispetto al piano stradale. Per raggiungerla si deve percorrere un sentiero fatto di pietrisco ed erbacce (il sito, come poi ho scoperto, non è tenuto benissimo).

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Appena arrivo la prima cosa che mi tocca constatare è che la villa è chiusa. Dietro al gabbiotto del custode non c’è nessuno. Solo una coltivazione di granoturco e poco altro. Nonostante il caldo decido di non arrendermi. Voglio incontrare questa meraviglia dell’archeologia cefaloniese. Per questo faccio un giro intorno alla recinzione e fin dove riesco scatto qualche foto. La villa risale al II sec. d.C. Sono rimasti i muri perimetrali e soprattutto i bellissimi mosaici che ornavano gli ambienti di rappresentanza della residenza. Tra questi una rappresentazione allegorica dell’Invidia sbranata dai cani e una scena con sacrificio. I colori sono vividi e lasciano negli occhi del visitatore un impatto straordinario.

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(L'affresco con la rappresentazione dell'invidia)

Osservando quanto resta di questo sito archeologico la mia mente inevitabilmente corre alla vita che si svolgeva in questi ambienti, a due passi dal mare, in un luogo che secoli fa costituiva il cuore pulsante dell’Impero. Da qui, infatti, passavano uomini e mercanzie che alimentavano i rapporti continui e costanti tra Occidente e Oriente. Risalgo le scale malandate che portano al sito e in cima, sulla strada, mi imbatto in una coppia di turisti sloveni, rossi in viso, che non hanno la più pallida idea dell’esistenza del sito. Percorro, ristorato dall’ombra dei pini, la pista ciclabile che costeggia il mare di Skala. Il vento carico di resina e sale mi ristora dalla fatica mentre a pochi passi da me traghetti e yacht si abbandonano indisturbati alle lusinghe dello Ionio.

(5 - continua)

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