Yellow Submarine. Una serie di pannelli gialli, un sottomarino in evidenza, blu a perdita d’occhio. Slogan pubblicitari che invitano a un’esperienza senza precedenti. Immergersi nel profondo mare di Kefalonia alla scoperta dei suoi tesori. Cartelli così li trovo ovunque sull’isola. Sulle alture, tra rovi e greggi, o in prossimità di spiagge che tolgono il fiato. A una di questa, Antisamos, ci arrivo dopo un viaggio epico. Un tragitto che prima è dolce, costeggiando la delicata costa della baia di Sami, ma che in seguito diventa aspro, pieno di curve. La strada cambia spesso. Dai litorali lunghissimi e puliti agli eserciti di cipressi che fanno la guardia ai sentieri di montagna, per poi digradare verso dirupi epici fatti di sassi e arbusti.
Non è un caso che Antisamos, come suggerisce anche il suo etimo, sia l’opposta di Sami. Qui non ci sono navi in rada né pendolari affannati alla caccia dell’ultimo traghetto. Qui tutto tace. Persino gli elementi naturali sembrano essersi messi in pausa. Il mare è turchese, poi cobalto, per ritornare nuovamente al turchese in un’alternanza che non avrà mai fine. Ed è proprio qui, in una caletta riparata collegata alla terraferma da un pontile, che mi imbatto in un tale. È il titolare delle escursioni con il sottomarino giallo. Il sorriso è stampato su una faccia orientale e un po’ tronfia come chi crede di essere realmente, per quello che vende ai turisti, il padrone del mare e dei suoi tesori. Si chiama Diomedes e il nome accende in me ricordi che profumano di epica.
Lascio Antisamos nel primo pomeriggio. Il sole di Grecia è un dardo infuocato che non dà tregua. Con la mia Peugeot, sempre più in affanno, punto la bussola verso l’interno. Qui il paesaggio si fa meno capriccioso. Solo muri a secco e ulivi silenziosi. Greggi di capre sciamano verso le alture. In questo scenario omerico, distante appena una trentina di chilometri dal variopinto porto di Sami, Kefalonia ha in serbo due rarità per il viaggiatore.
La prima è il lago di Melissani. Arrivarci è un po’ come sentirsi Jules Verne nei suoi viaggi al centro della terra. Una rampa di una cinquantina di metri vi porta infatti su una specie di molo. L’odore di umido e fresco sovrasta il frullare d’ali degli uccelli. Sembra l’antro della caverna di Polifemo. Un grosso occhio centrale dal quale penetra la luce del pomeriggio. Sotto ai vostri piedi il mare. La stessa acqua colbalto di Antisamos. Mi viene incontro un barcaiolo. Non parla una parola della mia lingua. Sa solo dire “Grecia, Italia. Una faccia, una razza”. Me lo ripete per tutta la durata del percorso guidato. Il tono è quello cantilenante di un pope. Mi concentro sul percorso e su questa meraviglia. Da ciò che affermano gli studiosi Melissani è nato da un terremoto che ha fatto implodere la terra. Tuttavia l’unicità di Melissani è il fatto di essere alimentata da acqua marina per effetto di un fenomeno chiamato Katavothres. Esiste solo qui. In pratica l’acqua di mare entra a ovest dell’isola (tra Argostoli e la penisola di Lixouri) ed esce ad est per confluire in questo lago. Resto sbalordito. Quando rimetto piede sulla terraferma mi sento come reduce da un viaggio agli inferi.
La seconda meraviglia è a pochi chilometri. È la grotta di Drogarati. Per visitarla bisogna ridiscendere nelle viscere della terra. Stavolta più a fondo, per circa una ottantina di metri, tramite una serie di rampe. Rispetto alla superficie ci sono dieci gradi di differenza. Appena dentro la bellezza è tale da togliere il respiro. Questa grotta esiste da centinaia di migliaia di anni. Stalattiti e stalagmiti sono schierate a formare un’orchestra pronta a suonare il suo concerto. C’è un silenzio spettrale. In lontananza solo il ticchettio perenne delle gocce che da migliaia di anni scavano nelle rocce.
Quando risalgo in superficie ho un mancamento. Il troppo caldo, il sole che mi abbaglia la vista, l’aver bevuto poco. Non saprei. La cosa certa è l’essere stato testimone di una rarità. Qualcosa che solo qui, tra le colline bruciate dal sole e un mare impossible, può accadere. Un miracolo di cui solo Kefalonia è capace.
(3 - continua)