Uno dei timori verso l’Intelligenza Artificiale riguarda la sostituibilità del lavoro umano e il conseguente effetto sull’occupazione. Se questo sarà il futuro è presto per dirlo. La storia ci ha dimostrato che il progresso crea nuovi mestieri e la forza lavoro, nel tempo, si riconverte, creando nuovi equilibri.
È paradossale che una delle società più attive nella cyber-economia, che già impiega l’Intelligenza Artificiale (IA) in varie sue attività ed è all’avanguardia su molti fronti, sia allo stesso tempo (con esclusione di alcuni enti pubblici) la seconda più grande società per numero di dipendenti, con oltre 1.540.000 persone impiegate in tutto il mondo. E questo numero è senza dubbio sottostimato, considerando gli effetti a cascata dell’indotto generato e supportato dalla sua attività. Tutto sommato, stiamo parlando di svariati milioni di posti di lavoro.
Non c’è dubbio che si tratta di un colosso: ricavi totali nel 2024 di 638 miliardi di dollari USA ($USD) superiore dell’11% rispetto all’anno precedente e con utili netti di oltre 59 miliardi $USD, esattamente il doppio dell’anno prima.
Dopo l’ultimo aggiornamento della classifica dei più ricchi al mondo, Forbes lo posiziona terzo con 246 miliardi $USD di patrimonio (dopo Musk e Zuckerberg).

Jeff Bezos arriva sulla scena a rivoluzione tecnologica già lanciata. Non inventa né computer né qualche componente. Inventa qualcosa che è persino difficile definire.
Ma come? Non è lui il padre di Amazon? Il sito di acquisti on-line dove posso trovare di tutto, dai libri alle vitamine? (per un periodo si trovava anche la FIAT 500!).
Sì, è proprio lui, ma, con Amazon, Bezos gioca su un altro livello: nell’etere. Chi entra nel sito pensa di essere in un negozio virtuale, in un mercato che c’è ma non si tocca. Quel luogo, sebbene virtuale, è il frutto di una radicale rivoluzione nel management aziendale, e non è il salone principale del castello di Bezos. Anzi, non è nemmeno l’atrio!
Inizia nel 1994 vendendo libri, un articolo che si presta molto bene per le vendite on-line per diversi motivi: vi sono milioni di titoli a disposizione; i libri non hanno data di scadenza; le spedizioni sono facili da gestire; è possibile mettere insieme un magazzino che nessuna libreria fisica può pareggiare.
Inizialmente il nuovo approccio trova qualche resistenza da parte di coloro che amano entrare in libreria e passeggiare tra gli scaffali, toccare le copertine, sfogliare le pagine e sbirciare tra i capitoli, per pregustare lo stile o il contenuto del libro e per convincersi se acquistarlo o meno. Ma ogni abitudine prima o poi cambia.

Per differenziare il suo libro dagli altri, Bezos punta tutto sull’esperienza del cliente e contorna il libro con servizi vari quali recensioni di altri lettori, spedizioni veloci e, perché no, sconti sul prezzo di copertina. La formula funziona e, da lì a poco, estende la disponibilità di prodotti alla musica su CD e ai video su DVD (altri tempi!), prodotti con le stesse caratteristiche dei libri. Il successo è grande e il volano degli affari prende a girare molto velocemente. Il segreto?
1)Prezzi bassi attirano più clienti
2)Più clienti attirano più venditori
3)Più venditori vuol dire più concorrenza, maggiore offerta e prezzi ancora più bassi
4)Un’attività più grande porta efficienza e minori costi che consentono prezzi minori
5)Il ciclo si ripete ma su scala sempre maggiore
La scala delle operazioni di ingrandisce a vista d’occhio

Bezos non è un libraio. Studia Fisica nella prestigiosa università di Princeton, ma quando un suo amico, Yasantha Rajakarunanayake, lo batte nella risoluzione di un problema di matematica, rinuncia ad inseguire il suo sogno di diventare un fisico teorico e cambia studi. (Accidenti, per così poco?).
Nel 1986 si laurea, con lode, in Ingegneria ed Informatica, inizia la sua carriera lavorativa in varie aziende “high tech”, ma passa poi in finanza dove lavora per creare modelli matematici da usare nelle decisioni di investimento.
Per caso legge, nel 1994, che l’utilizzo di internet sta crescendo al ritmo di 2.300% anno su anno, e che fa? Si nasconde (anche lui) in un garage e con l’amico Scott Mackenzie decidono di aprire una libreria on-line. Fondarono Cadabra, ma siccome, all’epoca, le ricerche su internet si presentavano in ordine alfabetico, era quindi importante avere un nome che iniziasse con la lettera “A” e vista la portata maestosa del fiume brasiliano, cambiarono nome in Amazon.
La tipologia degli articoli e il volume crescente degli affari, per poter garantire servizi di consegna rapidi ed efficienti, necessitava di una logistica molto ben strutturata. (Bisogna ricordare che gli USA sono un paese molto vasto e comprende aree assai remote nonché delle isole. Si pensi all’Alaska e alle Hawaii). Ma anche le banche dati (clienti, fornitori, indirizzi, prezzi etc) implicavano una gestione non semplice, e sembrava che Amazon avesse già una grande abilità nel farlo. Bezos sedeva su una immensa ricchezza intangibile, di enorme valore nel mondo che si stava plasmando.

E qui si concretizza il primo lampo di genio di una serie, di Bezos. Forse illampo più geniale.
La libreria di Amazon, in pochi anni, era diventata un’impresa di logistica, il cui funzionamento dipendeva dalla capacità di stipare dati, far girare i propri sistemi informatici, darne accesso ai fornitori e venditori esterni selezionati, affinché ogni acquisto arrivasse al posto giusto, nei tempi promessi e ai costi previsti. Senza eccezioni.
La centralità del cliente portava Amazon ad introdurre di continuo novità sulla piattaforma di acquisto, e per farlo si era dotato di gruppi di programmatori, ognuno dei quali sviluppava indipendentemente il proprio programma che poi veniva integrato in quello principale. Questo portava anche a duplicazioni nelle programmazioni.
Era lo stesso problema che dovevano affrontare i fornitori esterni che vendevano i loro prodotti su Amazon e che dovevano collegarsi al loro sistema informatico.
E allora perché non creare una base comune da cui ogni gruppo attinge a seconda della propria necessità di programma? Una specie di nucleo centrale con tanti satelliti che ruotano attorno.
Nasce così AWS, Amazon Web Services, madre e padre del “cloud computing” (Letteralmente “nuvola informatica”, termine con cui ci si riferisce alla tecnologia che permette di elaborare e archiviare dati in rete. In altre parole, attraverso internet il c.c. consente l’accesso ad applicazioni e dati memorizzati su un hardware remoto invece che sulla workstation locale. - Treccani).

Che presto diventa la miniera d’oro di Amazon, e trasforma un negozio virtuale in un fornitore di tecnologia (altissima) che, quasi per caso, è utilissima anche nella vendita di ogni bene.
Il proprio cuore pulsante era diventato merce che Amazon vendeva. E se oggi vedete un film di Netflix in streaming o se fate una video conferenza su Zoom, sappiate che i loro miliardi di bit sono stipati su qualche server di Amazon. Il cloud non è altro che la “terziarizzazione” di una fase di un ciclo produttivo moderno. Perché investire in super computer, programmatori e programmi o capacità di archiviazione quando i relativi servizi si possono acquistare da terzi?
Lo stesso avviene per un’altra trovata geniale di Bezos.
Nel 2006 nasce Fulfilment By Amazon (FBA), un servizio (visitate voi stessi il sito di Amazon) che viene venduto nei seguenti termini: “… Ci occupiamo di stoccare, imballare e spedire i tuoi prodotti ai clienti con un servizio attivo 24/7 in lingua locale…” Messo in parole semplici, per chi non ha tempo, voglia o non si può permettere una struttura di logistica, Amazon si propone di gestire per conto terzi il magazzino e la fase di spedizione. Stessa pappa del cloud.
L’effetto propulsivo della gestione dei magazzini di altri fu, anch’esso, strabiliante, e consentì ad Amazon, di allargare il catalogo di prodotti in vendita senza la necessità di acquistarli; di accorciare i tempi di consegna di prodotti di terzi, con conseguenti impatti sulla soddisfazione e fedeltà del cliente. La formula che avete letto poco sopra.

Risultato? Quasi il 70% dei prodotti venduti su Amazon sono di terzi. Nel 2023, negli USA, sono stati venduti 8.600 articoli al minuto. Quasi il 9% dei venditori ricorrono al servizio FBA di gestione del magazzino/processo di vendita. Oltre il 55% di chi acquista on-line inizia la sua ricerca su Amazon (fonte: Junglescout.com). Se un concerto di Taylor Swift ha un impatto sul PIL di un paese, figuriamoci Jeff Bezos!
Come un’oasi nel deserto attira i più svariati animali assetati, l’e-commerce ha attirato milioni di operatori nel mondo. Ed è difficile immaginare come sarebbe andato il commercio mondiale e l’e-commerce senza l’arrivo di un fisico teorico mancato.
La strategia di Amazon è quella di non avere una strategia. Il cruccio di Bezos era di rispondere a ogni possibile richiesta di un cliente, senza limitazioni e fuori da ogni schema predefinito. Una missione che ogni imprenditore o azienda si prefigge ma che non sempre riescono a realizzare.

Per questo, Bezos è ora interessato all’aerospaziale e, come l’amico Musk, lancia satelliti in orbita e navicelle spaziali.
Per questo si sta interessando anche alla sanità, dove ritiene che vi siano grandi opportunità di collaborazione, considerando che è un settore che deve gestire un’immensa quantità di dati, cosa che Amazon sa fare molto bene. Come potete immaginare stiamo parlando di Intelligenza Artificiale, e Bezos non poteva mancare.
Amazon ha cambiato certamente il modo di acquistare. Ha cambiato anche il modo di leggere.
Per saperne di più, su Amazon trovate la storia completa di Bezos, con copertina rigida, oppure flessibile, oppure su CD audio, oppure audio libro o, ancora, in formato Kindle, gratis con abbonamento.
Cos’altro posso volere?
Meglio non farlo sapere a Jeff, altrimenti non ci dorme più la notte!
(8 - continua)