Lo sviluppo della “civiltà” è passato attraverso età caratterizzate da quale materiale veniva utilizzato all’epoca: l’età della pietra perché gli utensili usati, ad esempio le punte delle frecce, erano di pietra; idem per l’età del ferro, del bronzo o del rame. È da qualche settimana che si parla sempre più frequentemente di “terre rare”. Su queste pagine di foglieviaggi.com abbiamo già illustrato le dinamiche globali in corso nell’approvvigionamento, trasporto e utilizzo di queste terre. La cronaca, purtroppo, sta evidenziando come queste terre siano divenute talmente cruciali per il futuro da essere utilizzate persino come moneta per la ricompensa di forniture miliardarie di armi. Un giorno forse questa che stiamo vivendo sarà definita l’età delle terre rare?

Non è una novità che una delle conseguenze delle guerre riguarda il ripagamento sia dei danni procurati che dei finanziamenti in denaro o beni. Le guerre costano sia in vite umane che in denaro. Da quanto sta emergendo l’Afghanistan e l’Ucraina hanno qualcosa in comune. Le terre rare. Non tanto quante ce ne sono nel sottosuolo, ma, al contrario, quante NON ce ne sono. Nel 2010, sotto la presidenza Obama, il Pentagono era convinto che l’occupazione dell’Afghanistan si sarebbe ripagata abbondantemente vista la (presunta) presenza di terre rare stimate in 1 trilione (un milione di miliardi) di dollari Usa, al punto che la presenza di ferro, rame, cobalto, oro e litio avrebbe trasformato il paese nel più grande centro minerario del mondo: fu per questo definito “L’Arabia Saudita del Litio.” La prospettiva di aver trovato il paese del Bengodi giustificò ogni intervento e spesa miliardaria a sostegno dell’esportazione della democrazia in quella terra madre, zia o cugina dell’11 settembre. L’eccitazione invase anche Wall Street, che supportò le iniziative con denaro sonante basandosi su dati geologici che, col senno del poi, non potevano essere più accurate delle previsioni di un rabdomante. Al tempo, furono fatte delle rilevazioni aeree in 3D dei giacimenti minerari sotterranei che rivelarono l’enormità della ricchezza. Peccato che questo tipo di rilevazione vada bene nella ricerca dei fondali marini ma sia del tutto inattendibile nella ricerca di ciò che esiste nel sottosuolo.

D’altro canto, anche il timore che la Cina potesse subentrare, dopo l’abbandono USA dell’Afghanistan, si rivelò effimero viste le ormai consolidate relazioni già in corso tra Cina e altri paesi produttori di terre rare. La questione che accomuna l’Ucraina a Kabul è l’attendibilità della presenza di terre rare nel suo sottosuolo. Scartabellando tra le fonti “ufficiali”, l’Ucraina non appare in nessuna classifica di paesi con importanti giacimenti o produzioni in terre rare. Se consultate il rinomato (almeno negli ambienti idonei) US Geological Survey del 2024, tra i vari dati forniti si trova una tabella, che riporto, dei paesi attivi nell’estrazione di terre rare (che per vostra conoscenza comprende diciassette minerali dai nomi più impronunciabili: Scandio, Ittrio, Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Promezio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio e Lutezio.). I dati raccolti provengono dalle aziende e dai governi interessati. Per gli USA le 45.000 tonnellate estratte nel 2024 hanno un valore di circa 260 milioni di dollari, ma il dato più importante da notare è il volume delle riserve mondiali, che ammontano a circa 90 milioni di tonnellate stimate. Ora se le tonnellate USA valgono 260 milioni, vuol dire che ogni tonnellata ha un valore di circa 5.800 dollari, il che valorizza il totale delle riserve mondiali in circa 522 miliardi di dollari.

Con questi dati si può già chiarire un punto. In un rapporto presentato nel 2022 durante un forum organizzato a Bruxelles per attirare investimenti in Ucraina, si fa un riferimento molto generico alle terre rare sottolineando più delle buone intenzioni che dati reali. Che in Ucraina vi fossero minerali vari era cosa nota da tempo, sin dai giorni di appartenenza alla vecchia URSS.
Ma l’Ucraina, a differenza di quanto si creda, non è ricca di terre rare. L’importo di 500 miliardi, oggetto di un possibile accordo (quello saltato) tra Ucraina e USA non riguarda affatto terre rare ma forse ferro, gas, carbone e titanio, di cui il paese è il sesto produttore al mondo. Inoltre, l’Ucraina possiede giacimenti di graffite e litio, due materiali per niente rari ma, al momento, di grande valore nella produzione di batterie da destinarsi alle auto elettriche; materiali che l’Europa considera “strategici” nella sua transizione ecologica. Allora, come mai per settimane la stampa e la politica hanno celebrato un possibile accordo con l’Ucraina sullo sfruttamento delle proprie terre rare da parte degli USA in cambio del sostegno militare ricevuto e da ricevere? Può darsi che l’amministrazione USA della presidenza Biden abbia sognato di aver trovato un altro Bengodi in Ucraina, come in Afghanistan? La NATO Energy Security Center of Excellence (NATO-COE), un ente, apparentemente (o erroneamente?) affiliato alla NATO e dal nome un po' ambiguo, ha preparato e distribuito nel dicembre 2024 un rapporto probabilmente alla base della fuorviante convinzione che vi fossero giacimenti di terre rare dal valore di 500 miliardi di dollari in Ucraina.

Nel rapporto si legge: “…Ukraine emerges as a key potential supplier of rare earth metals such as titanium, lithium, beryllium, manganese, gallium, uranium, zirconium, graphite, apatite, fluorite, and nickel…” (l’Ucraina è un potenziale importante fornitore di metalli di terre rare quali titanio, litio, berillio, manganese, gallio, uranio zirconio grafite fluorite e nickel..). Peccato che 1) nessuno dei metalli elencati appartenga al gruppo delle terre rare e 2) non si tratta di un ente della NATO (come il logo della NATO potrebbe lasciar intendere) bensì di una organizzazione militare che fornisce servizi di consulenza sulla sicurezza energetica e supporta la NATO con valutazioni tecnico-scientifiche. L’Ucraina avrà pure giacimenti di terre rare, ma la stima di 500 miliardi potrebbe risultare un pochino fantasiosa. E chi c’è dietro la NATO-COE? Latvia, Estonia, Lituania, Georgia, Ucraina oltre a Francia, Germania, Polonia, Finlandia, Turchia, Gran Bretagna e USA. Casualmente tutti paesi con le mani sporche di terra. Rara. Un giorno sapremo se non sarà stata (anche)la scoperta dell’inganno a portare Trump ad accompagnare Zelensky alla porta.
(9 - continua)